La quotazione dell’oro ha registrato un balzo nel finale di seduta e chiuso ai massimi da sette settimane dopo che le indicazioni arrivate dalla conferenza stampa di Donald Trump hanno fatto aumentare l’incertezza sui mercati finanziari. Il future sul metallo giallo con scadenza febbraio ha guadagnato al Comex lo 0,9% a 1.196,60 dollari l’oncia. Si tratta del più alto livello dallo scorso 22 novembre.
Nella sua prima uscita ufficiale dopo il voto dell’8 novembre, il presidente eletto degli Stati Uniti non ha potuto impressionare e su alcuni “temi caldi” è sembrato insicuro. Incalzato dalle domande dei giornalisti ha alla fine ammesso, per la prima volta pubblicamente, che le incursioni degli hacker nel server del partito democratico furono ordinate da Mosca. Trump ha tuttavia cercato di relativizzare l’attacco informatico indicando di essere certo che in futuro “la Russia rispetterà molto di più il nostro Paese di quanto sia accaduto prima”.
Per quanto riguarda le presunte informazioni sensibili che lo riguardano, in mano ai russi e che lo renderebbero ricattabile, Trump ha detto che sono false, adombrando un complotto degli stessi servizi segreti degli Stati Uniti e dei suoi oppositori interni. Il tycoon newyorkese ha inoltre fornito solo pochi dettagli sulle sue politiche economiche, mentre gli investitori avevano sperato di ricevere informazioni più concrete sui suoi piani di stimoli.
Il dollaro si è di conseguenza indebolito significativamente e sui Treasury si è scatenata una pioggia di acquisti. Il Dollar Index, che nel corso della seduta era salito fino a 102,95 punti, è precipitato fino a 101,28 punti. Un dollaro più debole rende gli asset che sono quotati nel biglietto verde, come l’oro, meno cari per chi possiede altre divise. Tra l’oro ed il dollaro sussiste perciò solitamente una relazione inversa. Il rendimento del Treasury a dieci anni è sceso fino al 2,33%, dal 2,38% della chiusura di ieri. Visto che l’oro non paga interessi, un calo dei rendimenti aumenta la sua appetibilità presso gli investitori.
MKS ha osservato in una nota che gennaio ha confermato di essere un mese “dorato” per il prezzo dell’oro. Il metallo giallo si è apprezzato finora, dall’inizio dell’anno, di più del 3%. MKS ha indicato a proposito che negli ultimi dieci anni gennaio è stato il miglior mese per l’oro con un ritorno medio del 4,4% e con soli tre gennai negativi nel periodo. Secondo la casa d’investimento il trend positivo potrebbe continuare nelle prossime settimane grazie all’incertezza legata all’inizio della presidenza di Trump, all’aumento stagionale della domanda in Cina, al rallentamento del rally delle azioni e al sell-off sui bond.
Mentre l’oro ha chiuso ancora in rialzo, gli altri principali metalli hanno finito la seduta in rosso, l’argento ha perso lo 0,1% a $16,83 l’oncia, il platino lo 0,7% a $976,40 l’oncia, il palladio l’1,5% a $753,90 l’oncia e il rame lo 0,1% a $2,611 per libra.
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