Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi in forte flessione. Il future sul Brent con scadenza marzo ha perso all’ICE il 2,8% a 53,92 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza febbraio è sceso al NYMEX del 2,7% ai 51,08 dollari al barile. Sia per il Brent che per il WTI si tratta del più basso livello dall’11 gennaio.
Gli investitori temono che l’aumento dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti possa mettere a rischio il riequilibrio del mercato petrolifero globale. Nel suo ultimo rapporto mensile l’OPEC ha avvertito che i più elevati prezzi del petrolio “possono condurre ad una rinascita della produzione statunitense nei giacimenti da scisto più prolifici”.
Ieri l’EIA (Energy Information Administration) aveva alzato le sue stime sulla produzione da scisti per gennaio da 4,54 a 4,71 milioni di barili al giorno. Gli esperti del Dipartimento dell’Energia si attendono inoltre per febbraio un ulteriore aumento a 4,75 milioni di barili al giorno. Commerzbank ha osservato in una nota che questi dati confermano che la produzione statunitense da scisti ha toccato il fondo. La banca tedesca ritiene che l’accelerazione dell’attività produttiva da scisto renderà più difficili gli sforzi dell’OPEC volti a stabilizzare il mercato petrolifero.
Sul prezzo del petrolio ha pesato oggi anche la ripresa del dollaro. Il Dollar Index è risalito a 101,29 punti, dai 100,30 punti di ieri. Un dollaro più forte è un fattore negativo per il greggio, che è denominato nel biglietto verde, perché lo rende più caro per chi possiede altre divise.
Il calo dei prezzi del petrolio ha penalizzato i titoli petroliferi a Wall Street. L’indice settoriale S&P Energy ha perso lo 0,3%, contro il +0,2% registrato dal benchmark S&P 500.
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