Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi debole. Il future sul Brent con scadenza marzo ha perso all’ICE lo 0,5% a 55,23 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza marzo è sceso al NYMEX dello 0,9% a 52,75 dollari al barile.
La crescita dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti ha accelerato significativamente, raggiungendo i più alti livelli dal novembre del 2015. La notizia ha incrementato lo scetticismo degli investitori relativo alla capacità dell’OPEC di riequilibrare il mercato petrolifero mondiale.
Baker Hughes (US0572241075) ha comunicato venerdì scorso che il numero di trivelle attive per estrarre greggio è aumentato negli Stati Uniti la scorsa settimana di 29 unità a 551 unità. Si è trattato del più forte aumento dall’aprile del 2013. Dai minimi da sette anni toccati lo scorso maggio 27, le trivelle sono aumentate in 30 delle ultime 34 settimane per complessive 235 unità.
Goldman Sachs ha indicato in una nota di attendersi che la produzione statunitense crescerà nei principali giacimenti di scisto tra il quarto trimestre del 2016 ed il quarto trimestre del 2017 di 350.000 barili al giorno se il numero delle trivelle resterà agli attuali livelli. La banca d’affari prevede ora che la produzione di petrolio degli Stati Uniti aumenterà quest’anno di 265.000 barili al giorno se gli impianti di trivellazione inattivi saranno riattivati tra il settembre del 2016 ed il prossimo giugno.
L’AIE, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, aveva già indicato la scorsa settimana, nel suo ultimo rapporto mensile, di prevedere per quest’anno una crescita della produzione statunitense da scisti di circa 170.000 barili al giorno, contro il calo di circa 300.000 barili al giorno registrato nel 2016.
Sui prezzi del petrolio hanno pesato oggi inoltre i crescenti timori legati alle politiche protezionistiche di Donald Trump. Il nuovo presidente degli Stati Uniti ha firmato un decreto far uscire il Paese dalla Tpp (Trans-Pacific Partnership) e ha dichiarato di voler presto avviare le discussioni con il Canada ed il Messico per rinegoziare l’accordo di libero scambio NAFTA (North American Free Trade). I mercati temono che il protezionismo possa avere un impatto negativo sull’economia globale e quindi sulla domanda di greggio.
A limitare il calo della quotazione del petrolio è stato il forte indebolimento del dollaro. Il Dollar Index è sceso oggi fino a 100,12 punti, dai 100,63 punti di venerdì. Un dollaro più debole sostiene abitualmente il petrolio, che è denominato nel biglietto verde, perché lo rende meno caro per chi possiede altre divise.
Il deprezzamento del petrolio ha penalizzato i titoli petroliferi a Wall Street. L’indice settoriale S&P 500 Energy ha perso l’1,1%, contro il -0,3% dell’S&P 500. Per quanto riguarda i grandi produttori statunitensi di oro nero, Exxon Mobil (US30231G1022) ha perso l’1,1%, Chevron (US1667641005) lo 0,2% e ConocoPhillips (US20825C1045) l’1,6%.
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