J.P. Morgan è pessimista sulle prospettive della quotazione del dollaro. In una nota pubblicata venerdì scorso, la banca d’affari statunitense ha indicato di aver iniziato a vendere il biglietto verde contro lo yen e il franco svizzero. Il motivo? Le imprevedibili politiche di Donald Trump.
Il dollaro si è apprezzato significativamente dopo l’esito del voto presidenziale dell’8 novembre, ma la nuova amministrazione si è trasformata in un vento contrario e altre turbolenze sono in arrivo, avverte J.P. Morgan.
“Le erratiche decisioni politiche della Casa Bianca stanno erodendo la fiducia e le posizioni nel dollaro”, si legge nella nota.
Nonostante il dollaro abbia già ritracciato significativamente, J.P. Morgan ritiene che il rapporto rischio-rendimento possa favorire una battuta d’arresto ancora più profonda nei confronti di quelle valute che sono rimaste indietro, in particolare lo yen.
Il Dollar Index, l’indice che misura il valore del biglietto verde rispetto al paniere delle altre principali divise, è salito agli inizi di gennaio ai massimi da 14 anni sull’aspettativa che l’amministrazione Trump avrebbe stimolato la crescita dell’economia e spinto l’inflazione e i tassi di interesse verso l’alto. Tuttavia, il cosiddetto “rally di Trump” – che ha anche portato le azioni americane a nuovi massimi storici – ha frenato bruscamente nelle ultime settimane dopo che il mercato ha assorbito i primi provvedimenti del nuovo presidente.
Il dollaro ha registrato il peggior gennaio degli ultimi 30 anni, dopo che Trump lo ha descritto a metà dello scorso mese come “troppo forte” rispetto ai livelli su cui quotano attualmente yuan cinese e yen giapponese. La scorsa settimana il consigliere economico del nuovo presidente, Peter Navarro, ha dichiarato inoltre che l’euro è “esageratamente sottovalutato”, accusando la Germania di star sfruttando gli Stati Uniti e l’Europa attraverso il basso tasso di cambio.
Queste dichiarazioni suggeriscono che la nuova amministrazione è determinata a rompere con la politica del dollaro forte che dura ormai da due decenni e di voler spingere il biglietto verde verso il basso. Una valuta più debole rende i prodotti americani più competitivi all’estero e contribuisce ad incrementare le esportazioni delle compagnie statunitensi.
“Come tutto questo si evolverà resta da vedere, ma crediamo che sia una strategia ragionevole vendere il dollaro contro le valute: 1) il cui paese ha un ampio surplus commerciale bilaterale con gli Stati Uniti, 2) particolarmente sottovalutate, 3) il cui paese è apertamente impegnato in un controllo della propria divisa attraverso interventi su larga scala e permanenti sul forex”, ha spiegato J.P. Morgan.
Gli analisti osservano che soprattutto lo yen e il franco svizzero soddisfanno queste caratteristiche ed è probabile che muovano verso l’alto rispetto al dollaro. Lo yen perché il Giappone ha un ampio surplus bilaterale con gli Stati Uniti ed ha una valuta sottovalutata, il franco perché la Svizzera ha oltrepassato il limite di intervento sul forex che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti considera una manipolazione valutaria.
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