Secondo quanto afferma il ministro del petrolio di Kuwait, un prezzo del greggio tra 50 e 55 dollari al barile potrebbe creare importanti benefici ai produttori di petrolio. Dunque, rimane ancora uno sforzo da fare per poter ridurre lo stock di eccesso nella produzione di greggio, andando ad abbassare la media recente dei livelli di scorte.
Uno sforzo che Kuwait ritiene che possa essere realizzato già nel breve termine, e che pertanto alla fine del primo trimestre sia possibile cercare di compiere un primo riassunto di quel che è avvenuto nella prima parte dell’anno. Tuttavia, l’obiettivo di riequilibrare il mercato sarà raggiunto solo più in la e, probabilmente, solo nel terzo trimestre del 2017, a patto che i Paesi OPEC e quelli non OPEC raggiungano interamente i livelli di taglio attesi nella propria produzione.
Naturalmente, quanto sopra dovrà poi essere integrato con la possibile estensione dei tagli nel mese di aprile. Alcuni fattori, come una bassa domanda stagionale, la sospensione delle attività di alcune raffinerie per interventi di manutenzione, l’offerta eccessiva dei Paesi non OPEC, hanno per il momento rallentato il positivo impatto della riduzione dei livelli produttivi. Tuttavia, la strada sembra comunque essere tracciata, visto e considerate che la percentuale di tagli è pari al 94 per cento, frutto tuttavia di una sovra prestazione dei Paesi OPEC al 106 per cento (per merito principale dell’Arabia Saudita) e una sotto prestazione dei Paesi non-OPEC, fermi al 64 per cento.
In tale scenario, continua a incombere l’incertezza legata al business dello shale oil statunitense: il rialzo del prezzo del greggio ha infatti suscitato rinnovata attenzione nei confronti delle attività delle trivelle, che hanno ripreso in grande ritmo le proprie attività, complicando la strada del riequilibrio del comparto nel corso del prossimo medio breve termine.
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