Continua a farsi sempre più evidente l’attesa per il meeting OPEC in previsione per il prossimo 25 maggio 2017, e che potrebbe costituire il driver fondamentale per poter modificare le quotazioni tendenziali del greggio. Gli analisti continuano a confermare un approccio di cauto ottimismo – soprattutto, dopo le ultime dichiarazioni di Arabia Saudita e di Russia, che avrebbero raggiunto un accordo per poter allungare il taglio della produzione del greggio fino a marzo 2018, innescando così il recupero dei prezzi – ma è comunque opportuno procedere con attenzione e circospezione al fine di non subire ripercussioni turbolente da qualche ostacolo programmatico.
Ricordiamo comunque che le scelte dell’OPEC e della Russia, relative all’ultima riunione di fine 2016 (-1,8 milioni di barili al giorno di riduzione stimata), erano state in grado di trascinare il prezzo del Brent a un rialzo del 30 per cento, prima che il forte sell-off di marzo, a causa del prepotente ritorno dei produttori di shale-oil statunitensi, innescasse i dubbi sul prolungamento e sulla efficacia dei tagli.
Sulla scia di quanto sopra appare pertanto evidente come un meeting dagli esiti positivi, con un prolungamento degli attuali tagli di 1,8 milioni di barili al giorno, possa essere in grado di spingere ulteriormente al rialzo le quotazioni del greggio, o per lo meno stabilizzarle tra i 50 e i 55 dollari al barile.
Un taglio più significativo alle forniture (oltre cioè 1,8 milioni di barili al giorno) potrebbe pur essere stimato, ma dipenderà principalmente dalle forniture di greggio da parte dei non-OPEC e dalle stime sulla produzione futura di shale-oil, con gli USA in testa. Di contro, una decisione debole del Cartello (cioè, meno di 1,8 milioni di barili al giorno) potrebbe vedere il petrolio scendere di nuovo a 40 dollari al barile.
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