L’employment report statunitense pubblicato in riferimento al mese di maggio si mostra – come ampiamente atteso – sempre in linea con uno scenario di piena occupazione. Di fatti, al di là di una pur non eccessiva volatilità delle diverse componenti, quel che appare dall’analisi dei dati è che il mercato del lavoro a stelle e strisce è probabilmente ormai entrato in una fase di eccesso di domanda.
Nel dettaglio, gli occupati non agricoli sono aumentati di 138 mila unità, dopo esser cresciuti di 174 mila unità già nel mese di aprile, con i dati dei due mesi precedenti che sono stati rivisti al ribasso di -66 mila unità, ribadendo un rallentamento del trend rispetto al 2016. Si tratta comunque di un fenomeno ben previsto e del tutto fisiologico, valutato lo stato avanzato del ciclo, la riduzione delle risorse inutilizzate e la difficoltà delle imprese di reperire manodopera.
Ancora, si noti come nel settore privato gli occupati siano aumentati di 147 mila unità, con moderati aumenti nelle costruzioni (11 mila unità) e nell’estrattivo (+6 mila unità), a fronte di un marginale calo nel manifatturiero (-1mila unità). Più consistente la variazione nei servizi privati, con crescita di 131 mila unità. A fronte di un calo marginale nel commercio al dettaglio (-6 mila unità), si rilevano incrementi soddisfacenti nei servizi alle imprese (+38 mila unità), nei servizi per sanità e istruzione (+ 49 mila unità) e nei servizi relativi al turismo (+31 mila unità).
Infine, rileviamo come a maggio si sia registrata una nuova correzione del tasso di disoccupazione, che ora passa al 4,3%, e dunque 5 decimi di punto al di sotto del livello di fine 2016, e sui minimi da maggio 2001.
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