La notizia era nell’aria, ma l’ufficializzazione è arrivata solo di recente: il cofondatore di Uber, Travis Kalanick, ha scelto di lasciare definitivamente la guida della compagnia, dimettendosi dalla carica di chief executive officer dell’azienda, dopo le numerosi e crescenti pressioni da parte degli analisti. Anticipata dal New York Times, la notizia è poi stata confermata direttamente dalla società, un cui portavoce ha comunque precisato che Kalanick rimarrà a far parte del consiglio di amministrazione.
“Amo Uber più di qualsiasi cosa al mondo – ha scritto Kalanick in un comunicato – e in questo difficile momento della mia vita personale ho accettato la richiesta degli investitori di mettermi da parte in modo che Uber possa continuerà ad andare avanti a costruire piuttosto essere distratta da un’altra lotto”.
Il consiglio di amministrazione dell’app ha accolto le dimissioni facendo riferimento al valore del manager e a quanto recentemente accaduto alla madre di Kalanick, morta durante un recente incidente in barca, e al suo impatto emotivo sul co-fondatore della società. “Travis ha sempre messo Uber prima di ogni cosa. Questa è una decisione coraggiosa e prova della dedizione e del suo amore per Uber” – è il testo di un comunicato del board Uber – “Facendo un passo indietro, potrà avere il tempo di riprendersi dalla tragedia personale che lo ha colpito, dando alla società spazio per vivere pienamente un nuovo capitolo della sua storia. Attendiamo con impazienza di riprendere a lavorare con lui nel board”.
Non sembra dunque esserci pace per Uber, travolta da una serie di scandali nel corso degli ultimi mesi, anche a causa di una brutta vicenda di alcune presunte molestie sessuali che – tra gli altri – hanno provocato la perdita del posto di Emil Michael, numero 2 del gruppo e persona fidata del CEO.
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