La stabilizzazione del rialzo del prezzo del petrolio è imminente? Da alcuni giorni, grazie anche ad un andamento positivo della dinamica dei prezzi del petrolio, si parla apertamente di una possibile ripartenza delle quotazioni del greggio. Le semplici indiscrezioni su questa possibilità stanno riportando molta fiducia tra gli investitori. In realtà a far cambiare vento al mercato non ci voleva oggettivamente tanto. Da alcuni mesi, infatti, il prezzo del petrolio è sottopressione ed è quindi davvero bastato poco a ridare l’ottimismo al mercato. Proprio per questo motivo, nell’ambito dell’elaborazione di una strategia trading, è consigliabile non farsi trascinare troppo da quelle che sono stati gli ultimi aggiornamenti in merito alle previsioni del prezzo del petrolio.
A determinare una certa fiducia sull’andamento del greggio (Wti e Brent) nei prossimi mesi è infatti unicamente le poco rosee stime sull’industria shale oil Usa.
Secondo l’analista di mercato Phil Flynn, gli investimenti mondiali per l’esplorazione e la produzione di shale oil dovrebbero segnare nel corso dei prossimi anni un calo del 22%. Si tratta di una contrazione abbondante della quale però, allo stato attuale dei fatti, ci sono solo deboli tracce. Quella di Flynn è quindi una previsione sul lungo termine. Indizi sulla reale possibilità che si vada incontro ad una riduzione della produzione di shale oil da parte degli Usa ci sono a partire da alcuni dati recentemente comunicati dall’Energy Information Administration (EIA). Secondo queste indicazioni, la produzione di petrolio per impianto tra i grandi colossi Usa dello shale oil dovrebbe registrare un aumento di appena 1 barile al giorno rispetto al mese precedente.
Ma non è solo questo l’unico aspetto interessante che emerge dai dati EIA. Secondo l’autorità, infatti, il numero di pozzi per l’estrazione di scisto non completati è aumentato a quota 5.946 unità. Cosa significano concretamente queste due indicazioni? La risposta è abbastanza intuitiva: l’industria dello shale oil Usa non è più dinamica come lo era fino ad alcuni mesi fa e quindi, le stime di Flynn potrebbe avere qualche possibilità di realizzazione.
Previsioni all’insegna dell’ottimismo quindi per il prezzo del petrolio? Francamente non è ancora il caso di sbilanciarsi sul lungo termine. Come mostrato dal grafico quotazione petrolio in queste ultime settimane, infatti, il calo del greggio è causato da una serie di fattori e non da un unico motivo determinante.
Certamente se l’accordo tra i paesi Opec sul calo della produzione di petrolio, dovesse essere confermato e se gli Usa dovessero davvero ridurre l’attività dello shale oil, allora si aprirebbe una porta verso l’aumento delle quotazioni del greggio. Ma questo quadro potenzialmente favorevole potrebbe non bastare se la crescita economica globale non dovesse stabilizzarsi.
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