Il rialzo del prezzo del petrolio è solo all’inizio? Nonostante le buone indicazioni arrivate negli ultimi giorni, il peggio non è affatto passato. Ad esserne convinte sono molte banche di investimento che sulla quotazione del petrolio (Wti e Brent) continuano a restare molto fredde e dubbiose. La posizione di queste banche di investimento conferma la possibilità che il prezzo del greggio vado incontro ad una fase di alta volatilità. Fattori divergenti, infatti, potrebbero condizionare l’andamento del grafico relativo alla quotazione del petrolio nel medio termine. Insomma, a parte le posizioni estremiste di chi ritiene possibile una caduta del Wti e del Brent addirittura verso i 30 dollari al barile, il quadro relativo alla previsioni sull’andamento del greggio resta comunque molto complesso e incerto.
A riportare lo scetticismo delle banche di investimento è stata l’edizione odierna del Wall Street Journal. Secondo un sondaggio realizzato dal quatidiano tra 14 primarie banche d’affari, i prezzi del petrolio resteranno bassi con il Brent che, nell’anno in corso, si attesterà su una media di 55 dollari al barile e il Wti che sarà scambiato attorno ai 52 dollari al barile. Il peggioramento delle previsioni sulla quotazione del petrolio è evidente se si considerano quelle che erano le indicazioni fornite dalle stesse banche di investimento nel mese di maggio. Appena due mesi fa, infatti, le banche d’affari puntavano su un Brent in area 57 dollari nel 2017 e su un Wti a 54 dollari.
Ricordiamo che le banche citate dal WSJ avevano già tagliato le loro previsioni sul prezzo del petrolio nel sondaggio di giugno. Siamo quindi dinanzi ad un doppio taglio che non promette nulla di buono. Un analista di Commerzbank ha del resto affermato che c’è la concreta possibilità che la delusione per un ribilanciamento più lento del previsto del mercato continui a deprimere i prezzi del greggio.
La view negativa degli analisti riguarda anche il 2018. Le stesse banche, infatti, hanno portato le previsioni sul prezzo del petrolio per il prossimo anno a 57 dollari nel caso del Brent (contro i 59 dollari stimati a maggio) e 55 dollari nel caso del petrolio Wti (contro i 58 dollari stimati a maggio).
I motivi alla base della revisione al ribasso delle stime sull’andamento del petrolio sono sempre gli stessi a partire dall’eccesso di produzione in un contesto che continua ad essere caratterizzato da una crescita economia mondiale che resta molto debole. Secondo le banche di investimento citate dal Wall Street Journal, inoltre, il rischio che la produzione di greggio aumenti in Libia e in Nigeria, due paesi che non fanno neppue parte del cartello Opec, rappresenta un problema potenziale che può avere un impatto soprattutto nel medio termine.
Oggi il petrolio Brent è scambiato a 47,9 dollari al barile e il petrolio Wti a 45,2 dollari al barile.
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