Il prezzo del petrolio è destinato a salire e il movimento rialzista si verificherà già a partire dai prossimi mesi. E’ questo ciò che pensano alcuni traders che hanno deciso di andare controcorrente rispetto a quelle che sono che sono le previsioni prevalenti sull’andamento del prezzo del greggio.
Mentra la quotazione petrolio sembra essersi stabilizzata attorno ai 45 dollari al barile con movimenti al rialzo e al ribasso che di alternano senza soluzione di continuità, alcuni traders hanno posto l’accento su una serie di segnali che il mercato starebbe trascurando.
Specifichiamo subito che tali segnali, convertibili in strategie trading, non sono campati in aria ma si rifanno addirittura alle indicazioni fornite dall’amministrazione Usa per l’energia.
In base alle indicazioni che si evicono dal report di questa autorità americana, i prezzi del petrolio (Brent e Wti) dovrebbero registrare un aumento medio di 53 dollari al barile entro la fine dell’anno. La quotazione del greggio dovrebbe poi salire a 56 dollari al barile nel 2018.
Queste previsioni molto positive sono supportate da quello che è l’andamento del numero degli impianti petroliferi americani. Nel complesso tali impianti continuano ad aumentare ma è oramai assodato che il ritmo e l’intensità dell’espansione sono molto calati. La scorsa settimana, ad esempio, il numero di pozzi è aumentato di appena 2. Si tratta di un dato imparagonabile rispetto a quello di un anno fa. Il calo del ritmo di espansione non è stato un caso isolato visto che nelle ultime tre settimane, il numero degli impianti petroliferi è aumentato solo di 7. C’è quindi una tendenza in atto che è confermata dalla stessa Autorità per l’Energia Usa.
Secondo motivo alla base delle previsioni positive sull’andamento del prezzo del petrolio riguarda i dati Usa sulle scorte. Nelle ultime due settimane la IEA ha riportato inventari di 7,5 e 6,3 milioni di barili. Queste indicazioni arrivano dopo diverse settimane caratterizzate da dati quasi piatti. Fermo restando che nelle prossime settimane ci può essere una nuova inversione, non è da escludere che possa esserci invece una conferma del trend.
Se a questi due fattori si unisce poi il fatto che la presunta sovraproduzione della Libia o dalla Nigeria, è rimasta solo un’ipotesi, si può davvero lasciare aperta la porta ad un aumento del prezzo del petrolio.
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