Jeff Bezos è diventato l’uomo più ricco del mondo, ma proprio nelle ore in cui il patrimonio del numero 1 di Amazon veniva certificato quale quello più florido, arrivavano anche le notizie non troppo positive sul fronte della trimestrale della propria società, terminata al di sotto delle stime dei principali analisti.
E così, i numeri prodotti dal più grosso retailer mondiale hanno finito con il trascinare in una fase di correzione i titoli tecnologici e, di qui, i principali listini internazionali. D’altronde, che la delusione sia stata forte è sotto gli occhi di tutti: fino a quel momento le trimestrali Usa erano state ampiamente al di sopra delle aspettative degli analisti, con tre quarti dei risultati pubblicati che erano stati in grado di superare gli auspici degli osservatori.
È tuttavia bastato ben poco per poter rovinare il clima, e indurre gli analisti a dover rivedere qualcosa delle proprie stime. Non è nemmeno un caso che nella notte conseguente alla pubblicazione della trimestrale Amazon il c.d. “indice della paura” (il Vix) ha messo a segno un picco, e anche lo Skew (un indicatore che misura la possibilità di correzioni superiori alla media) abbia subito un’impennata non certo irrilevante.
Ad ogni modo, quanto sopra non deve nemmeno condurre a giudizi troppo frettolosi sui fondamentali a stelle e strisce, industriali o meno. A dimostrazione di ciò, l’economia americana viene confermata in buona salute, con un Pil + 1,4% nei primi tre mesi dell’anno e un’accelerazione al + 2,6% nel corso del secondo trimestre. Un dato positivo, anche se lievemente al di sotto delle attese degli analisti, che puntavano su un + 2,7%.
Il tutto, peraltro, in un contesto in cui l’amministrazione Trump si deve scontrare con l’ennesima bocciatura della propria revisione dell’Obamacare. E questa volta tutto lascia pensare che il presidente Usa si terrà alla larga, per un po’ di tempo, dal proporre nuove iniziative…
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