Venerdì avevamo dato uno sguardo a un dollaro in iniziale indebolimento, sull’ISM non-manifatturiero, che è sceso più del previsto da 57,4 punti contro 53,9 punti, e contro le stime pari a 56,9 punti. Ad ogni modo, era già evidente come la flessione fosse rimasta contenuta entro i minimi del giorno precedente, a indicare virtualmente che la fase correttiva potrebbe essere in via di esaurimento se il quadro domestico non peggiora.
Una conferma di tale evoluzione è poi stata data dalla successiva pubblicazione dell’employment report, che ha permesso di celebrare una creazione più corposa del previsto nei nuovi posti di lavoro a stelle e strisce, ribadendo così una conferma positiva della dinamica occupazionale.
A questo punto, dati occupazionali alla mano, è possibile stimare che la Federal Reserve possa tirare un sospiro di sollievo in vista della riunione di settembre (quando dovrebbe annunciare la propria normalizzazione nella politica di bilancio), ma soprattutto porre le basi per un percorso che – salvo clamorose inversioni di tendenza nei prossimi mesi – condurrebbe al rialzo dei tassi nella riunione di dicembre.
Alla luce delle cose, infatti, un’accelerazione dei salari nei prossimi aggiornamenti, unitamente a indicazioni favorevoli sulla crescita degli occupati, non potranno che rendere quasi certo un rialzo dei tassi fed funds (il terzo) nel meeting conclusivo dell’anno e, in tal senso, un possibile recupero del dollaro sul breve termine.
Tornando ai dati occupazionali USA, sottolineiamo brevemente come le buone notizie erano emerse già prima dell’employment report, con le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana chiusasi il 29 luglio risultate in diminuzione di 5 mila unità rispetto alla precedente settimana e registrando una variazione di 240 mila unità contro attese di 243 mila unità. I rinnovi di sussidi di disoccupazione nella settimana che si è conclusa il 22 luglio hanno invece visto un aumento da 1 milione e 965 mila unità a 1 milione e 968 mila unità contro attese di 1 milione e 958 mila.
Passando invece all’employment report, viene sancita una variazione degli occupati nei settori non agricoli che registra in incremento di 209 mila unità nel mese rispetto alle 231 mila del mese precedente (riviste al rialzo da 222 mila) e oltre le attese di 180 mila unità. Il dettaglio dei settori mostra un incremento sostenuto per le buste paga nel manifatturiero, con un aumento che è di oltre tre volte superiore alle attese di 5 mila e si attesta a quota 16 mila rispetto al dato precedente rivisto da mille unità a 12 mila. Bene anche le assunzioni nel settore dell’intrattenimento e dell’ospitalità, così come per l’educazione e per i servizi sanitari.
Il tasso di disoccupazione è intanto in calo, come da attese, al 4,3% in luglio dopo che il mese di giugno aveva visto un temporaneo aumento a 4,4%. Il dato torna così sui minimi dal 2007 e si accompagna a un incoraggiante aumento della partecipazione alla forza lavoro che, in termini di tasso, registra un miglioramento dal 62,8% precedente a 62,9% in luglio.
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