Qualche giorno fa l’Istat ha diffuso le nuove serie trimestrali dei conti economici coerenti con la revisione sui dati annuali diffusa lo scorso 22 settembre. La variazione congiunturale del PIL è rivista verso l’alto di un decimo a 0,5 per cento trimestre su trimestre per il primo trimestre e verso il basso della medesima misura a 0,3 per cento trimestre su trimestre per il secondo; la variazione tendenziale a metà anno è confermata a 1,5 per cento anno su anno.
Gli analisti sottolineano come il grosso della revisione abbia riguardato i dati su import ed export. Complessivamente, gli osservatori sono concordi nel ritenere che il nuovo contesto del prodotto interno lordo sia maggiormente coerente con le variazioni che sono state registrate tra inverno e primavera per la produzione industriale, mentre non cambia la crescita acquisita per il 2017 (1,2 per cento). Ne consegue che la revisione sopra anticipata non sembra avere effetti rilevanti sulle prospettive di crescita.
È sempre l’Istata a comunicare poi che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,2 per cento su trimestre nel secondo quarto dell’anno, dopo lo 0,5 per cento su trimestre di inizio anno, con la variazione tendenziale che è rallentata da 1,3 per cento a 0,9 per cento.
Ad ogni modo, emerge come il potere d’acquisto delle famiglie italiane sia rimasto fermo nel trimestre (come accaduto in sostanza nei tre trimestri precedenti), calando in territorio negativo su base annua (-0,3 per cento) per la prima volta da 4 anni. A calare è anche il tasso di risparmio, che risulta essere diminuito di due decimi nel trimestre, al 7,5 per cento.
Ulteriormente, la quota di profitto delle società non finanziarie è diminuita di un decimo nel trimestre, al 41,5 per cento, mentre il tasso di investimento è aumentato nello stesso periodo di due decimi, al 20,3 per cento.
Complessivamente, pertanto, i dati confermano il rallentamento in corso del reddito disponibile delle famiglie, che in questa fase stanno attingendo ai loro risparmi per sostenere i consumi, mentre inizia a ridursi il gap tra profitti e investimenti delle imprese, che dunque appaiono più ottimiste sulla sostenibilità della ripresa e perciò meno caute nelle loro decisioni sulla spesa in conto capitale.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato con guide e iniziative esclusive per gli iscritti!