Trend rialzista in atto sul prezzo del petrolio. Da ieri, infatti, la quotazione del greggio sembra avere consolidato la sua fase positiva e questa mattina il contratto WTI è prima salito dello 0,6% a 50,91 dollari al barile per poi allungare ancora di più a 51,5 dollari al barile. Movimento positivo anche per il Brent che ha abbattutto il muto dei 56 dollari al barile. Da qualsiasi punto di vista si osserva quello che sta avvenendo quindi, il dato saliente è uno solo: la quotazione del petrolio prosegue la corsa attivata questa estate e consolidatasi a inizio settembre.
Come si evince andando a guardare il grafico sulla quotazione petrolio di breve termine, il rialzo di ieri è stato quasi contestuale alla pubblicazione di due diversi dati macro. Da un lato, infatti, è innegabile che il prezzo del petrolio sia positivamente condizionato dai nuovi dati EIA sulle scorte di petrolio crude mentre dall’altro l’aumento delle quotazioni è anche frutto degli ultimi dati cinesi sulle importazioni di petrolio. Più nel dettaglio, l’EIA ha reso noto che le scorte di petrolio crude hanno registrato, nella settimana terminata a ottobre, una flessione di 2,7 milioni di barili attestandosi a quota 462,22 milioni di barili.
Secondo i dati cinesi, invece, le importazioni di petrolio dall’inizio dell’anno a settembre sono state in media di 8,5 milioni di barili al giorno con una impennata fino a 9 milioni di barili al giorno proprio a settembre. Da un’osservazione più attenta del trend si denota un incremento della tendenza proprio nelle ultime settimane. E’ logico che un aumento della domanda dalla Cina sia un fattore in grado di spingere al rialzo il prezzo del greggio.
Accanto a questi due fattori certamente importanti per spiegare l’attuale dinamica positiva della quotazione del petrolio, c’è poi un terzo elemento. L’Agenzia Internazionale dell’Energia, infatti, ritiene che il surplus sul mercato del petrolio sia finito. Potenzialmente questa è una notizia positiva in quanto potrebbe significare l’avvicinanento a un punto di equilibrio. Tuttavia, come ha messo in evidenza la stessa Agenzia, lo squilibrio potrebbe presto ricomparire se l’Opec dovesse abbandonare la sua politica di tagli alla produzione. Il messaggio dell’Agenzia è quindi chiaro: il prezzo del petrolio può andare incontro ad una fase di stabilizzazione ma è tutto legato a quelle che saranno le prossime mosse dell’Opec.
Laddove i paesi produttori di petrolio dovessero abbandonare la linea fin qui seguita in materia di produzione, l’equilibrio potrebbe presto saltare riavvolgendo quasi il nastro del tempo. Venendo ai conti, l’Agenzia internazionale dell’energia ritiene che il bilancio 2017 mostrerà che la domanda in media ha superato l’offerta di 300mila barili al giorno. Tale differenza ha deternminato un costante calo delle scorte. Non è quindi un caso se per la prima volta dal 2013 nessun trimestre ha mostrato un accumulo. Per la prima volta da tanto tempo c’è un quadro abbastanza chiaro all’inerno del quale collocare le previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio.
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