Il trading ad alta frequenza è truffa? Questa domanda se la sono posta decine di volte tanti traders che operano con il trading online e attraverso gli strumenti del trading scelgono se investire in azioni o in indici azionari, in materie prime o sul forex o ancora sulle criptovalute. A chiedersi se il trading ad alta frequenza o high frequency trading sia o no una truffa è stato anche il noto programma Report che a questa questione ha dedicato una puntata speciale titolata Scatola Nera. Se vuoi capire o per meglio dire provare a capire se il trading ad alta frequenza è sicuro, è consigliabile leggere il reseconto di quello scoperto da Report.
Anzitutto è necesario partire dalla domanda cosa è e come funziona il trading ad alta frequenza. Con questa denominazione di fa riferimento alle procedure algoritmiche che consentono, in frazioni di secondo, di vendere e comprare asset sul mercato. In pratica oggi grazie allo sviluppo delle tecnologie, gli algoritmi eseguono gli ordini ancora prima che l’utente finale abbia il tempo per eseguire una valutazione. Logicamente, partendo da questo punto di vista, il trading ad alta frequenza non può che essere un prodotto tipico della moderna epoca tecnologica. Per farla breve è solo grazie allo sviluppo di internet che oggi si possono effettuare scambi praticamente automatici. Tutto questo è comunque legale e sicuro. E perchè allora il trading al alta frequenza sarebbe una truffa?
Secondo Report chi opera dietro le quinte del trading ad alta frequenza conosce anticipatamente quelli che sono gli ordini degli operatori sui mercati e conseguentemente è in grado di bruciarli sul tempo. Il trading ad alta frequenza non fa quindi altro che allargare alla base e ingigantire quello che è il vecchio problema dell’accesso alle informazioni in finanza. Ma magari fosse solo questo. La truffa sul trading ad alta frequenza funziona concretamente in questo modo: chi rira i fili compra le azioni che gli operatori intendono comprare pochi secondi prima che l’operazione sia finalizzata e poi le rivendono agli stessi soggetti interessati ad un costo più alto. Ora, bisogna ammettere che il costo in più (ossia quella che poi è la sostanza della truffa) è ben poca roba ma se si moltiplica questa parte in più per il numero di operazioni giornaliere (milioni) si ha un’idea di quello che può rendere la truffa del trading ad alta frequenza.
Durante la puntata Scatola Nera di report è stato intervistato Ronan Ryan, presidente di IEX. L’esperto ha affermato che ad un certo punto “quando un operatore vedeva sul suo terminale che c’erano un milione di azioni ad un prezzo che a lui andava bene, quando cliccava per comprarle riusciva a comprarne 100.000 e le altre 900.000 apparivano improvvisamente in vendita per qualche centesimo in più”. Dinanzi a tale situzione, ha proseguito Ryan, l’operatore “ricliccava per comprare anche quelle 900.000 al nuovo prezzo ma riusciva a comprarne soltanto 50.000 e le altre improvvisamente costavano di nuovo un po’ di più e così via”. Da queste parole traspare quella che è la natura stessa della truffa che si può nascondere dietro il trading ad alta frequenza ma traspare anche la difficoltà oggettiva a impedire simile comportamenti.
In effetti, come evidenzia la stessa Scatola Nera, alla luce dell’impressionate mole di dati che sono usati dagli algoritmi del trading ad alta frequenza, stabilire un controllo non è affatto semplice. Le speranze stanno allora alla normativa MiFID II sui mercati finanziari che sarà attiva dal 3 gennaio 2018 e che prevede che gli algoritmi stessi vengano depositati presso le autorità di controllo.
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