
Janet Yellen ha inviato la lettera di dimissioni da membro del Board della Fed.
Yellen ha inviato una lettera al presidente dell’amministrazione statunitense Donald Trump, in cui – come era prevedibile - rassegna le proprie dimissioni da membro del Board a partire dal momento in cui Powell, nominato presidente della Fed, si sarà insediato nella sua nuova posizione.

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Ricordiamo – ne abbiamo parlato più volte nel corso degli ultimi mesi – che il mandato di Yellen come presidente della Federal Reserve scade a febbraio 2018 e quello di membro del Board arriva fino al 2024. Tuttavia, difficilmente Yellen avrebbe accettato di essere sostituita rimanendo come membro del Board, e le dimissioni sono dunque un gesto facilmente immaginabile, e conseguente.
Si tenga ora conto che la nomina ufficiale di Powell richiede un voto in Senato, che potrebbe venire con l’anno nuovo, dato che l’agenda congressuale al momento è completamente bloccata dal faticoso dibattito sulla riforma tributaria, e che i lavori chiuderanno per l’interruzione natalizia il 15 dicembre.
Abbiamo altresi già rammentato a suo tempo che con le dimissioni di Yellen, sale a 4 il numero di posti vacanti nel Board. Entro breve Trump avrà nominato al Board 5 membri su 7 (Quarles, vice-presidente per la regolamentazione, si è infatti già insediato questo mese).
Rimanendo sempre all’interno del recinto delle banche centrali, segnaliamo che come da attese Draghi è intervenuto a Bruxelles dichiarando che la BCE non ha ancora raggiunto il target di inflazione e che l’estensione dello stimolo monetario decisa a ottobre si rivela essere ancora necessario.
Draghi ha poi aggiunto che l’APP è da intendersi come sufficientemente flessibile, e che dunque potrebbe essere adattato nel prossimo futuro qualora si renda necessario farlo. Ad ogni modo, la
BCE – ha specificato il numero 1 dell’Eurotower - intende attenersi alla regola degli acquisti in base alle quote capitale il più possibile. Draghi ha altresì discusso sull’assicurazione comune dei depositi indicando che questa è legata ad una riduzione dei portafogli di crediti deteriorati.
Draghi si è poi dichiarato favorevole all’introduzione di limiti, temporanei, al ritiro dei depositi nel caso in cui un istituto di credito è soggetto a risoluzione bancaria.