Prezzo petrolio: previsioni a 80 o 60 dollari per il 2018. Conviene puntare sul rialzo?

L’andamento positivo che il prezzo del petrolio registra negli ultimi mesi, determina un incremento dell’interesse degli operatori per quello che potrebbe avvenire il prossimo anno. Con il vertice Opec di fine novembre che è praticamente alle porte, i traders sono ora a caccia delle previsioni sulla quotazione petrolio 2018. Le stime e i report in circolazione sono tantissimi e molto spesso non convergenti tra di loro. E’ ovvio che in un contesto incerto come questo, ad essere maggiormente prese in considerazione siano quelle analisti che provengono dalle più importanti banche d’affari o che sono firmate da prestigiosi economisti. Non che esse siano da intendersi come la verità in terra ma è comunque logico che il peso di queste previsioni sulla quotazione petrolio sia maggiore rispetto a quelle delle stime elaborate dai broker meno conosciuti. 

E appunto per questo motivo che il report di Jim O’Neill sulle previsioni del prezzo del petrolio per il prossimo anno riscuote molto successo. Secondo il noto economista, il prezzo del petrolio potrebbe arrivare a 80 dollari al barile da qui ad un anno. Questo traguardo dovrebbe essere raggiunto, quindi, entro novembre 2018. La stima degli 80 dollari al barile elaborata da O’Neill non convince comunque tutti gli economisti esperti di greggio. Basti pensare che nel corso della Abu Dhabi Petroleum Exhibition and Conference (ADIPEC), la maggior parte degli economisti intervenuti hanno invece puntata su una previsione del prezzo del petrolio non oltre i 60 dollari per il prossimo anno. Chi ha ragione? Logicamente a questa domanda non può essere data una risposta e molto dipenderà da quelle che saranno le prossime decisioni dell’Opec in merito alla proroga del taglio della produzione. 

O’Neill, comunque, appare molto convinto della sua previsione, fermo restando, come ha affermato egli stesso, che quando si parla di prezzo del petrolio, non si può essere mai sicuri. 

Secondo l’economista, comunque, poichè negli ultimi anni si è assistito alla diminuzione della volatilità di molti altri asset, si può pensare che prima o poi anche il petrolio e altri prezzi delle materie prime facciano lo stesso decorso. Questa correlazione, afferma Jin O’Neill, è vera tuttavia non è da escludere che “il calo della volatilità dei mercati valutari, obbligazionari e azionari rifletta in gran parte la bassa inflazione in molte parti del mondo e la mancanza di significativi aggiustamenti di politica monetaria da parte delle principali banche centrali negli ultimi anni”. Per l’analista non è detto che “questi fattori si applichino allo stesso modo al petrolio”. Un fatto però è certo, evidenzia lo studioso, l’economia mondiale ha acquisito slancio e nel 2018 il prezzo del greggio arriverà a 80 dollari al barile perchè anche se molti “paesi cercano di liberarsi del petrolio, la transizione non avverrà dall’oggi al domani”. In pratica O’Neill ritiene che “i mercati petroliferi si stanno adeguando alla domanda più forte”. Appunto da tali osservazioni nasce la previsione di una quotazione petrolio a 80 dollari al barile entro un anno.

Le stime dell’ex Goldman Sachs sul prezzo del petrolio potrebbero addirittura trovare un loro supporo in quello che è il prezzo attuale dle greggio che è molto incoraggiante. Come si evinca dal grafico sulla quotazione petrolio, infatti, il WTI è oggi salito a 58,2 dollari al barile mentre il Brent si muove in area 63,2 dollari. La curva forward che rappresenta i prezzi dei contratti futures sulle diverse scadenza con sottostante il WTI è entrata in backwardation, non accadeva da almeno 3 anni.

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