Non è certamente una sorpresa ma – caso mai servissero ulteriori conferme – nel corso degli ultimi giorni ne abbiamo avuto chiara evidenza: tra dollaro USA e oro c’è una forte correlazione inversa, tanto che nel momento in cui le quotazioni del dollaro scendono, l’oro tende a guadagnare posizioni, e quando le quotazioni del dollaro salgono, generalmente è l’oro a perdere terreno.
Quanto accaduto la scorsa settimana è ancora più palese: il dollaro statunitense ha messo a segno il più forte rialzo settimanale del 2017 (sulle ragioni di tale movimento abbiamo detto più volte nel recente passato), mentre l’oro ha fatto segnare il più grave ribasso settimanale del 2017.
Insomma, a scanso di equivoci, non è certo una sorpresa osservare l’oro indebolirsi quando il dollaro sale, e viceversa: l’oro viene d’altronde scambiato su scala internazionale in dollari e, dunque, è “normale” (il virgolettato è d’obbligo!) che un asset influenzi l’altro in maniera non troppo distante.
Quello che invece rappresenta uno spunto di interesse è il fatto che nel 2017 il dollaro statunitense (e non erano molti gli analisti a pensarla così) si è indebolito contro le principali controparti valutarie, mentre l’oro non si è rafforzato nella stessa misura. In altre parole ancora, a stupire non è la correlazione che stiamo toccando con mano in questi giorni, quanto il fatto che in un ambito di maggiore respiro tale relazione inversa non si sia manifestata in maniera così stringente come da attese. Anzi, il prezzo in oro è di fatti rimasto fermo, schiacciato da pressioni contestuali relative all’incremento del costo del denaro (un elemento che penalizza le quotazioni del lingotto) e il buon momento delle Borse, che va a ridurre il valore di tale asset come safe haven.
Ma che cosa avverrà ora ai due asset?
A nostro giudizio, come più volte abbiamo rammentato nel corso delle ultime settimane, il 2018 dovrebbe rappresentare un periodo di graduale rafforzamento dell’euro, e di contestuale decremento delle quotazioni del dollaro. Il mercato sta infatti gradualmente digerendo le mosse di policy monetaria della Fed, e si sta posizionando per accogliere 2-3 rialzi dei tassi da 25 punti base nel 2018. L’euro dovrebbe invece contestualmente beneficiare del lento percorso di normalizzazione di cui sta diventando protagonista, e salvo shock non prevedibili (politici e finanziari) dovrebbe proseguire sulla stessa strada.
Contestualmente, riteniamo che sull’oro possano essere assunte posizioni long, anche se non ci attendiamo, per il 2018, degli apprezzamenti troppo significativi.
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