Il petrolio è stato tra gli asset protagonisti del 2017. Dopo la tensioni di primavera, infatti, la quotazione del petrolio ha iniziato una rimonta fino ai livelli attuali di Brent e WTI. L’eredità del 2017 è quindi positva e sposta l’attenzione degli investitori al prossimo anno. Quale sarà il prezzo del petrolio nel 2018? Quali sono le previsioni sulla quotazione petrolio 2018 e ancora il prezzo del greggio nel prossimo anno diminuirà oppure aumenterà rispetto all’andamento di fine 2017? Queste domande, e tuti gli altri interrogativi simili, sono tipici delle ultime settimane di dicembre, quest’anno più che mai. Chi ha scelto di investire sul petrolio attraverso i futures ma anche attraverso il trading di CFD, se ha avuto il coraggio di restare su posizioni long, ha maturato un profitto molto interessante. E’ quindi quasi logico che i traders che hanno guadagnato con l’andamento del greggio nel 2017 siano portati a chiedersi quali sono le previsioni sul prezzo del petrolio per il 2018. Chi ha fatto affari con il greggio può continuare ad andare long o è meglio se cambia verso lo short?
Parlare di previsioni sulla quotazione petrolio significa entrare nel regno del possibile e non del certo. Per questo motivo è sempre consigliabile confrontare stime diverse e magari trarre da esse una tendenza di fondo. Sei spaventato che il prezzo del petrolio possa crollare nel 2018? Niente paura perchè stando alle stime, gli scenari possibili per il prezzo del greggio nel 2018 sono solo due: positivo e neutro. In pratica, stando alle previsioni, la quotazione del petrolio potrebbe salire in prossimo anno o, alla peggio, restare sui livelli attuali e quindi consolidarsi. Questi due ipotizzati trend, ai quali corrispondono ovviamente strategie trading diverse, hanno il loro punto di riferimento in quello che è l’andamento della quotazione petrolio negli ultimi mesi del 2017. Nelle ultime settimane, infatti, il prezzo del Brent si è sempre mosso tra i 62 e i 64 dollari al barile, in un range quindi definito. L’anno 2017, inoltre, ha lasciato in eredità una domanda in aumento dell’1,6% e, secondo le stime sul capitolo domanda nel 2018, anche per il prossimo anno ci dovrebbe essere un aumento stimato dell’1,3%. Si avrà quindi una prospettiva caratterizzata da un consolidamento della domanda a fronte di un’offerta che, grazie ai tagli alla produzione realizzati nell’anno ancora in corso con la regia dell’OPEC, resta contenuta.
Attenzione a non cullarsi sulle previsioni positive comunque. E’ vero, infatti, che nel 2018 il prezzo del petrolio aumenterà o al massimo resterà sui livelli di fine anno, ma c’è sempre un cert margine di rischio. Non investire quindi mai ad occhi chiusi andando long a priori sull’andamento della quotazione petrolio, ma presta sempre attenzione a quelli che sono i segnali. Il 2017, infatti, lascia in eredità un calo della produzione di greggio in tutti i paesi, ad eccezione degli Stati Uniti di Trump. Negli Usa la produzione di petrolio è in aumento e potrebbe salire nel 2018 a 10 milioni di barili al giorno, ben 200mila barili in più rispetto all’anno in corso. Il comportamento degli Stati Uniti potrebbe mettere dura prova la strategia di contenimento dei livelli produttivi tenacemente perseguità dall’OPEC. Come sempre quando si tratta di greggio, quindi, si verifica una convergenza tra elementi economici e elementi di tipo politico. Il passaggio da questi alla geopolitica è “cosa” breve e allora lo scenario da prendere in considerazione sarebbe invece opposto con un aumento fortissimo del prezzo del petrolio se le tensione tra Arabia Saudita e Iran, ora in guerra per interposte forze (Houti nello Yemen) non scivolassero verso un confronto diretto.
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