La quotazione del petrolio oggi è nuovamente sotto pressione. ll prezzo del greggio, infatti, registra un ribasso molto consistente e conferma l’attraversamento di una fase estremamente delicata. L’andamento della quotazione del petrolio nelle ultime settimane, pur non registrando ribassi eccessivi, ha comunque lasciato trasparire un certo allentamento del trend rialzista rispetto a quelli che erano i corsi di fine 2017 e inizio 2018. mentre scriviamo il petrolio Brent e il petrolio WTI sono entrambi in difficoltà. Il Brent è in ribasso dell’1,26% a quota 64 dollari al barile mentre il petrolio WTI è in calo dell’1,3% a quota 60,99 dollari al barile. 

L’andamento ribassista del prezzo del petrolio oggi poteva essere facilmente ipotizzato alla luce di una serie di indicazioni molto chiare sul deterioramento del contesto di riferimento. Ci sono infatti almeno tre motivi che spiegano il crollo del prezzo del petrolio oggi. Analizzare i fattori che supportano il forte calo delle quotazioni del greggio significa avere anche degli elementi utili per capire quando il prezzo dell’oil aumenterà di nuovo.

Il crollo del petrolio oggi è dovuto (prima causa che ha scatenato le vendite sui futures) all’andamento del cambio Euro Dollaro. Il recupero del biglietto verde, con conseguente indebolimento delle altre divise, ha inevitabimente portato a un calo del prezzo del petrolio. Nelle ultime sessioni l’indice del dollaro ha registrato un aumento da quota 88,21 registrata nella seduta del 16 febbraio scorso a quota 89,80 registrata nella sessione del 20 febbraio. Conseguentemente il cross EUR/USD si è sgonfiato passando da quota 1,25 a una più sostenibile quota 1,23.  

Alla base del crollo della quotazione del petrolio oggi non c’è però solo l’andamento delle valute. La seconda causa che ha scatenato le vendite sui futures del greggio riguarda i rendimenti obbligazionari. Il titolo decennale è salito nelle ultime sedute a ridosso del 3% e, secondo molti analisti, non è lontano il momento in cui questo livello potrà essere raggiunto. In poche sedute il rendimento decennale è passato dal 2,82% del 14 febbraio al 2,88% del 20 febbraio.

Per finire (terza causa che ha scatenato il crollo dei futures), bisogna poi considerare anche l’impatto della produzione oil Usa sul corso dei prezzi. Non è un mistero che gli alti livelli produttivi americani hanno sempre messo a dura prova la politica dell’Opec tesa a ridurre la produzione di petrolio con l’obiettivo di equlibrare domanda e offerta. Il crollo delle quotazioni del petrolio oggi potrebbe essere ispirato da un cambiamento di percezione circa le probabilità che i tagli alla produzione Opec possano neutralizzare il dinamismo americano. Fino alle scorse settimane era opinione diffusa che la produzione americana non avrebbe impattato sulle politiche dell’Opec. Oggi, però, qualcosa sembra essersi spezzato in questo equilibrio. Del resto la rassicurazioni arrivate dai paesi Opec circa la possibilità che i tagli alla produzione di petrolio possano essere prorogati anche nel futuro, in questa circostanza, non hanno avuto alcun impatto positivo sull’andamento delle quotazioni del greggio. 

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