Prezzo petrolio troppo alto non conviene alla Russia: segnale per pensare short sulle quotazioni?

La possibilità di trarre profitto dal trading deriva dalla capacità di riuscire a cogliere al volo determinati segnali. Così mentre il prezzo del petrolio continua a registrare forti progressioni in avanti rendendo sempre più a portata di mano il target a 100 dollari al barile, alcuni segnali sembrano prospettare una possibile inversione di tendenza. Quello che voglio affermare è che nelle ultime ore si sono manifestati alcuni indizi che potrebbero prospettare un rallentamento del prezzo del petrolio se non addirittura una vera e propria inversione di tendenza. La stragrande maggioranza degli investitori in questi ultimi giorni sembra guardare quasi con i paraocchi al rally delle quotazioni del greggio. Il principio che si è imposto è grossomodo in seguente: poichè l’Arabia Saudita, e tutto l’OPEC, non aumenteranno la produzione e quindi non ci sarà alcuna compensazione dell’annullamento dell’export dell’Iran (annullamento imposto dalle sanzioni degli Stati Uniti), allora la quotazione del petrolio sarà destinata a restare su livelli alti se non altissimi. 

Mentre è in corso la scrittura del post, la quotazione del petrolio WTI registra un ribasso dello 0,4 per cento a 74 dollari al barile mentre il greggio Brent è in ribasso dello 0,21 per cento a 84,8 dollari al barile. Nonostante il ripiegamento, quindi, la quotazione petrolio si mantiene su livelli alti e tutti i discorsi in merito a un prezzo del petrolio a 100 dollari (previsioni) restano validi. 

Indipendentemente dalle singole variazioni, quello che è evidente è che l’andamento del greggio sarà come sempre deciso dietro le quinte. E’ appunto da dietro le quinte che sono arrivati alcuni segnali che ti consiglio di tenere in considerazione. Il ministro dell’Energia della Federazione Russa Aleksandr Novak ha spiegato che per la Russia un alto prezzo del petrolio sul mercato internazionale non è affatto redditizio. L’importante politico, nel corso di una intervista rilasciata a Rossiya 24 ha dichiarato: “Qui bisogna discutere cosa fare in futuro. Perché in teoria è vero che più i prezzi del petrolio sono alti, meglio è per i paesi esportatori. Il budget di stato aumenta e i ricavi della compagnie anche. Ma le stesse compagnie russe oggi sul mercato dicono che il prezzo del petrolio potrebbe anche essere basso, ma che fondamentalmente la cosa più importante è che sia stabile. È il primo fattore“. 

Novak ha poi aggiunto che un effetto negativo delle alte quotazioni del petrolio è rappresentato dall’inevitabile spostamento dei consumatori verso altri tipi di energia. Ovviamente nel lungo termine questo rappresenta un danno ed è appunto per tale ragione che il prezzo del greggio va contenuto. “Bisogna sempre pensare ad un determinato prezzo che vada bene sia ai consumatori che agli esportatori“, ha concluso il ministro.

Le parole di Novak potrebbero essere il segnale di un imminente cambio di direzione oppure essere una nuova manifestazione dell’eterno gioco delle parti che da sempre la Russia conduce su tali diversi e solo apparentemente antitetici. E’ impossibile, però, non vedere in queste dichiarazioni un segnale anche all’Arabia Saudita. Che il fornte dell’intransigenza Mosca Riad sia pronto ad allentarsi spianando la strada ad un aumento della produzione?. 

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