Titoli petroliferi sull’orlo della bancarotta: chi rischia di fallire nel 2020?

Il prezzo del petrolio sembra vivere una fase positiva anche grazie alla decisione dell’Opec+ di continuare a mantenere in vigore i tagli alla produzione. Se il peggio per la quotazione petrolio sembra essere alle spalle (a fine aprile il valore del contratto sul WTI era precipitato ai minimi storici) altrettanto non si può dire per alcune compagnie petrolifere. 

Dell’argomento si parla da alcune settimane ma è solo recentemente che gli analisti hanno deciso di analizzare con più attenzione la situazione chiedendosi se ci sono delle compagnie petrolifere che corrono il rischio di finire in bancarotta in un futuro neppure troppo lontano.

Attenzione perchè l’analisi non riguarda le compagnie che potrebbero avere dei problemi finanziari nei prossimi mesi (chi più e chi meno tutte le società del settore oil pagheranno crollo delle quotazioni petrolifere e lockdown) ma bensì quelle società che corrono il rischio di fallire

Il tema è interessante non solo da un punto di vista della cultura generale ma perchè può offrire interessanti spunti di investimento. A tal riguardo ricordo che è possibile investire nelle azioni delle compagnie petrolifere non solo comprando titoli ma anche attraverso il CFD Trading.

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Compagnie petrolifere a rischio fallimento: quali sono

Parlare di rischio bancarotta non è mai piacevole ma diventa un atto dovuto se si considera che il mercato del petrolio, a causa del coronavirus e della guerra dei prezzi, ha segnato un crollo della domanda del 20 per cento. E’ quindi quasi inevitabile che ci saranno dei players che non riusciranno a riprendersi dalla situazione. 

Secondo Travis Hoium, collaboratore di The Motley Fool, ci sono tre società che corrono il rischio di fallire entro l’anno: Occidental Petroleum, Chesapeake Energy e Transocean.

  • Occidental Petroleum potrebbe essrersi data il colpo di grazia con l’acquisizione di Anadarko Petroleum avvenuta nel 2019. L’operazione, a causa dello scoppio della pandemia di coronavirus, potrebbe aver stressato in modo sensibile le finanze del gruppo. Siamo dinanzi alla classica buona operazione avvenuta nel momento neno adatto in assoluto. Occidental Petroleum ha pagato 55 miliardi di dollari per acquisire il contorllo della società produttrice di gas e oil. Inoltre l’operazione ha generato oltre 30 miliardi di dollari di debito ulteriore. Con il crollo della domanda di petrolio e una simile esposizione sul groppone, per Occidental Petroleum i prossimi mesi potrebbero non essere affatto facili…a meno che la quotazione petrolio non dovessse registrare un aumento forte. 
  • Chesapeake Energy ha oggi un debito di 8,9 miliardi di dollari. Il coronavirus, per questa società è stato una aggravante. Già nei mesi precedenti all’epidemia, infatti, la compagnia, a causa dei basis prezzi del greggio, non era stata in grado di ottenere profitti interessanti. Un dato su tutti che può aiutare a capire perchè Chesapeake Energy corra il rischio di fallire: al 31 marzo 2020, la liquidità disponibile era pari ad appena 82 milioni di dollari. La società dovrebbe consolidare il suo bilancio e ripagare i 253 milioni di dollari di debito in scadenza quest’anno ma, considerando quello che è lo stato di salute dei mercati, non sarà certamente facile. Il rischio bancarotta, quindi, è significativamente alto. 

  • Transocean rischia di pagare molto cara la sua esposizione nel mercato della perforazione offshore. Frutto di scelte fatte nel momento in cui il prezzo del greggio viaggiava verso i 100 dollari al barile, la decisione di acquisire quei rig in massa potrebbe oggi rivelarsi fatale a seguito del cambio delle basi dell’economia. Ad aprile la società egiziana Burullus Gas Company ha rescisso il contratto con la Discoverer India al largo delle coste dell’Egitto e questo potrebbe essere un segnale gravissimo su quello che attende il settore nei prossimi mesi. Lo scenario è estremamente negativo per Transocean che ha sulle spalle un debito netto di 7,7 miliardi di dollari oltre ad aver perso tanti soldi per molti anni. Una ulteriore flessione della domanda di petrolio potrebbe essere devastante per la compagnia Transocean che da qui a un anno dovrà pagare debiti per complessivi 595 milioni di dollari. In cassa c’è denaro cash per 1,48 miliardi di dollari e questo potrebbe rassicurare la compagnia ma solo nel breve termine. Servono segnali chiari e questi possono arrivare solo da un aumento dei prezzi del petrolio. 

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