Investire nel petrolio a Piazza Affari

Il recente forte aumento del prezzo del petrolio ha attirato l’attenzione anche dei piccoli risparmiatori. Rispetto a qualche anno fa per un investitore italiano è più semplice scommettere oggi sul trend del greggio, perché può evitare di dover aprire una posizione sul mercato dei futures a Londra oppure negli USA.

A Piazza Affari sono quotati strumenti finanziari sul petrolio che si acquistano come una qualsiasi azione e che permettono di puntare sul trend dell’oro nero con importi a partire da poche decine di euro.

Le caratteristiche del greggio

Prima di analizzare dettagliatamente le possibilità offerte da tali strumenti, è utile approfondire le caratteristiche dei futures sul petrolio, perché i titoli scambiati a Piazza Affari hanno come riferimento proprio questi speciali contrattati a termine.
Non tutto il petrolio estratto nel mondo ha la stessa qualità ed i differenti tipi di prodotto vengono classificati a seconda della loro provenienza.

I due più diffusi sono il WTI ed il Brent. Il primo viene estratto negli USA, in particolare nel Texas (da cui il nome, West Texas Intermediate), il secondo soprattutto dal Mare del Nord.
Il livello di produzione mondiale, in numero di barili estratti al giorno, ne influenza naturalmente il prezzo. L’OPEC, l’organizzazione dei 12 maggiori esportatori di petrolio, stabilisce attraverso regolari incontri il livello di quote di produzione, al fine di mantenere stabile il valore sul mercato.

I futures sul petrolio

Sono due i futures negoziabili sul greggio maggiormente contrattati nel mondo: il future West Texas Intermediate e il future Brent Crude Oil.

Il primo è rappresentativo del greggio degli USA ed è il punto di riferimento per tutti i tipi di petrolio. In genere le fonti di informazione fanno riferimento alle quotazioni di questo derivato, nonostante il valore di un barile di Brent sia utilizzato per determinare il prezzo del 65% del petrolio estratto in tutto il mondo.
Il WTI è quotato al NYMEX, la Borsa merci di New York. Ogni contratto rappresenta 1000 barili e il prezzo è in dollari al barile.

Il future sul Brent Crude è scambiato all’ICE di Londra e anche in questo caso un contratto rappresenta 1000 barili e la quotazione è in dollari al barile.
In genere il WTI ha un prezzo leggermente superiore al Brent, perché la sua qualità viene considerata superiore.

Fattori che influenzano i prezzi

Sono vari i fattori che influenzano l’andamento delle quotazioni del greggio. La domanda mondiale è, forse, quello principale. Non a caso il forte sviluppo dei Paesi emergenti, Cina e India in testa, ha spinto in alto la domanda del petrolio a fronte di un’offerta (altro fattore determinante di influenza del prezzo) stabile o comunque non in grado si assecondare la richiesta. La crescita delle economie emergenti, appunto, viene considerata la principale causa della recente impennata delle quotazioni.

Le condizioni meteorologiche sono un altro elemento che spesso influenza le quotazioni del petrolio. Se, per esempio, un uragano minaccia oppure mette realmente in crisi le piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico, allora si assisterà ad un aumento dei prezzi.
Anche la stagionalità può essere una variabile che incide sulle quotazioni. Per esempio, in estate l’arrivo della stagione delle vacanze favorisce l’uso più intenso dell’auto, incrementando la domanda di benzina e quindi di petrolio, da cui questa si ricava.

Le crisi geopolitiche influenzano infine, di norma, notevolmente l’andamento dei futures sul petrolio. La guerra in Iraq, per esempio, ha avuto un forte impatto sia sull’estrazione che sull’esportazione del greggio, e quindi sul suo prezzo.

Attraverso la Borsa Italiana si può puntare sull’andamento dei prezzi del petrolio principalmente con tre strumenti: i titoli legati al settore petrolifero, gli strumenti finanziari ad hoc e gli ETC (Exchange Trade Commodities).

I titoli azionari

I titoli azionari legati al settore petrolifero, come per esempio Eni, Enel, Erg, solo per citarne alcuni, hanno il difetto di non seguire esattamente il prezzo del greggio ma di essere condizionati nel loro valore anche dalle dinamiche interne all’azienda (variabili intrinseche).

I covered warrants

Gli strumenti finanziari ad hoc sono invece più fedeli al trend dei prezzi del petrolio. Questi sono quotati sul segmento SeDeX e appartengono alla grande famiglia dei “certificates” o dei “covered warrants”.
Un covered warrant è un derivato che in genere segue l’andamento del sottostante, amplificandone il movimento del prezzo con un effetto leva (significa che se la quotazione del petrolio si muove dell’1% il covered può avere una variazione dal 2-3% al 10% o maggiore, a seconda dell’effetto leva). A Piazza Affari ve ne sono sul Brent Crude Oil e sul WTI, con varie scadenze e vari emittenti.
I cosiddetti call permettono di scommettere sul rialzo del sottostante, i put sul ribasso. Per esempio, se un investitore volesse puntare sull’apprezzamento del petrolio, potrebbe acquistare un covered warrant call sul WTI. In genere sono quotate più scadenze, ma è preferibile scegliere il covered con almeno 6 mesi di vita residua.
Unicredit è l’emittente più importante di covered warrants sul WTI e il quantitativo minimo è di 100. Significa che per puntare sul petrolio possono bastare anche poche decine di euro se si acquistano i derivati con la quotazione più bassa. E le performance posso arrivare fino a 10 volte la variazione delle quotazioni del petrolio. D’altra parte i rischi sono anche molto elevati. A causa dell’effetto leva tali strumenti non hanno infatti solo la capacità di amplificare i guadagni ma anche le perdite (per ulteriori dettagli vedi il paragrafo: Il rapporto/rischio rendimento).

I certificates

Nella famiglia dei certificates, non solo c’è l’imbarazzo della scelta ma si rischia anche di perdersi nell’immensa offerta delle varie tipologie di strumenti. L’importante è avere ben chiaro che i Leverage Certificates sono derivati con leva, ovvero che la variazione dei prezzi può essere alcune volte maggiore di quella del sottostante. Invece gli Investment Certificates replicano linearmente l’andamento del sottostante: se il prezzo del petrolio guadagna l’1% l’Investment Certificate fa altrettanto. Con i Leverage Certificates si può puntare sul rialzo o il ribasso del sottostante, con gli Investment Certificates solo sul rialzo.

Ci sono Leverage Certificates sia per il WTI che per il Brent. I più scambiati sono i Mini Futures di ABN Amro, attraverso i quali si può scommettere sul rialzo (bull) o sul ribasso (bear) del greggio di entrambi i tipi, anche se sul Brent l’offerta è più ampia.
Anche i Mini Futures hanno un effetto leva come i Covered Warrants. Per esempio, se il prezzo del petrolio passasse da 100 a 110 dollari, con una performance quindi del 10%, il guadagno del Mini Bull potrebbe variare dal 30% fino al 100% ed oltre, a seconda della leva, che cambia da strumento a strumento.

Il taglio minimo è di 10 Mini Futures il che significa che si può scommettere sull’andamento del petrolio con un investimento minimo a partire da poche decine di euro
Una delle differenze sostanziali tra il Covered Warrant e il Mini Future sta in fattori che influiscono, spesso penalizzando, il valore del Covered Warrant (tempo, volatilità, ecc.), indipendentemente dall’andamento dei prezzi del sottostante (in questo caso il petrolio) e che non sono di facile interpretazione. Inconvenienti che invece sono assenti nel Mini Future.

Non hanno invece di questi problemi gli Investment Certificates. Al momento ci sono solo strumenti con sottostante il future sul WTI. Tra questi c’è il Commodity Certificate con scadenza il 18 giugno 2010, sempre emesso da ABN Amro, che a Piazza Affari è il più importante emittente di derivati. Lo strumento non ha leva, significa che se il sottostante si apprezza del 10%, lo stesso faranno le quotazioni del certificato. Contrariamente ai Leverage, per questo strumento il lotto minimo è di 1, per un controvalore pari a meno di 10 euro.
Non bisogna però dimenticare le commissioni bancarie, che vengono applicate dalla società di intermediazione, banca o SIM. In genere si va dallo 0,2% per operazioni fatte attraverso Internet al massimo dello 0,5% se la compravendita è allo sportello. Con una commissione minima che varia tra 2,5 a 5 euro.

Gli ETC (Exchange Trade Commodities)

Infine, a Piazza Affari si può investire nel petrolio con gli ETF (Exchange Traded Funds), o meglio gli ETC, Exchange Trade Commodities, prodotti che permettono anche ai piccoli risparmiatori di scommettere sull’andamento delle materie prime.
Sono molto simili ai Certificates, infatti il loro prezzo replica linearmente quello del sottostante e si acquistano in Borsa come un qualsiasi titolo quotato o come un Certificate. Ma gli ETC sono dei fondi di investimento mentre i Certificates sono assimilabili a tutti gli effetti a veri e propri titoli. Inoltre un ETC comporta dei costi di gestione annui, che vanno da un minimo di 0,15% a un massimo di 1,5%, e che vengono scalati dal prezzo quotidianamente.

C’è un ETC sul future del Brent e uno sul future del WTI. Per entrambi le commissioni di gestione sono al momento dello 0,49 % e il lotto minimo è di 1 titolo, per un controvalore attorno ai 50 euro.

Naturalmente esistono differenze di rischio tra l’investimento in uno strumento con leva, come un Covered Warrant o un Mini Future e in uno senza leva, come un Investment Certificate o un ETF/ETC.

Il rischio di questi strumenti è legato, come su tutto il mercato finanziario, al rendimento. Minore è il rapporto rischio-rendimento, cioè maggiore è il secondo rispetto al primo, e più interessante è il possibile guadagno dell’investimento.

Se il rendimento “tout court” ha una univocità di misura, altrettanto non si può dire per il rischio. è possibile semplificare la sua misura estremizzando al massimo il rischio.

Il rischio maggiore a cui si va incontro investendo è l’azzeramento del capitale, ovvero la perdita totale dell’investimento, a fronte, però, di un rendimento illimitato. Partendo da questo presupposto proviamo a confrontare rischi e rendimenti di un Mini Future e di un ETC sul petrolio.

Supponiamo di puntare sul rialzo del greggio acquistando un ETC per un controvalore di 100 euro. Se il petrolio salisse del 10% L’ETC, che non ha effetto leva, guadagnerebbe esattamente il 10% e l’investimento diventerebbe di 110 euro. Supponiamo invece che la previsione sia sbagliata e il prezzo del petrolio cada del 50%. Col barile a 50 dollari, il nostro ETC scenderebbe a una quotazione di 50 euro e il valore dell’investimento della medesima cifra.

Adesso supponiamo invece di scegliere di investire sempre 100 euro non sull’ETC bensì su un Mini Future call con leva 5. A fronte di un rialzo del 10% del sottostante il derivato balzerà del 50% e il nostro capitale salirà a 150 euro. Ma in caso di flessione dei prezzi del greggio a 50 dollari (cedimento del 50%), probabilmente il valore del derivato tenderà a zero.

In conclusione gli strumenti con leva come i Covered Warrants hanno un rischio maggiore di perdita ma anche potenzialità di rendimenti molto superiori. L’ETC, come gli Investiment Certificate, sono invece degli strumenti molto più “conservativi”, sia nei guadagni che nelle perdite.

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