Li ha portati tutti quanti in Italia alla fine, proprio come aveva detto. La capitana della Sea Watch 3, nave di una Ong tedesca ma battente bandiera olandese, alla fine è entrata nelle acque territoriali italiane. Ha violato così il decreto legge sicurezza bis per portare in porto a Lampedusa i 42 migranti che sono rimasti sulla nave per 14 giorni.

“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo.” Con queste parole la capitana ha spezzato gli indugi e ha fatto rotta per il porto. Aveva già denunciato la situazione di panico che regnava a bordo della Sea Watch: “qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più. Si sentono in prigione.

L’Europa è stata sorda all’appello lanciato più volte dalla nave rimasta bloccata in mezzo al Mar Mediterraneo. “In 14 giorni nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile. L’Europa ci ha abbandonati” affermava Carola Rackete, riferendosi non solo al fatto che nessun Paese europeo avesse offerto un porto sicuro, ma anche alla decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa infatti non ha ritenuto ci fossero le condizioni per imporre all’Italia la sospensione del decreto sicurezza bis per permettere lo sbarco dei migranti.

Quanto all’idea di Salvini di fare rotta verso l’Olanda per portare lì i migranti visto che la nave è olandese, la Rackete ha risposto così: “E’ ridicolo. Bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora. Siamo circondati dall’indifferenza dei governi nazionali.”

Volontaria sulla Sea Watch dal 2016, Carola Rackete una veterana

Carola Rackete è imbarcata sulla Sea Watch dal 2016 e adesso è considerata una veterana. All’inizio però si occupava dei contatti con gli aerei di ricognizione della nave: Moonbird e Colibrì, che hanno la funzione di localizzare barconi e naufraghi in generale e segnalarli alla nave.

Ai giornalisti spiega di aver avuto una vita facile: laureata in conservazione ambientale alla Edge Hill University con una tesi sugli albatros, divenuta poi timoniere di una nave rompighiaccio nel Polo Nord, poi ufficiale di navigazione per l’Alfred Wegener Institute. Carola è approdata poi a Greenpeace a 25 anni dove ha iniziato a lavorare come secondo ufficiale navigando tra le isole Svalbard e il mar Glaciale Artico.

“Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto” spiega, e poi parla della decisione di lavorare per la Ong “ho sentito l’obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità.

Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento. Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati. Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta, causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.