Per la prima volta dall’inizio delle ostilità nel nord della Siria tra milizie curde ed esercito turco, lo scontro ha coinvolto anche le forze del regime di Assad con “violenti combattimenti” che sarebbero in atto, secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, vicino al confine con la Turchia.
Le forze di Ankara hanno attaccato ieri mattina, con colpi di artigleria e il supporto di droni da guerra, le truppe dell’esercito di Damasco posizionate alla periferia del villaggio di Al-Assadiya, nelle vicinanze del confine turco-siriano. Dopo i colpi di artigleria esplosi dai Turchi sono seguiti scontri a fuoco sul terreno, che secondo quanto riferito dall’Ong rappresenterebbero i “primi combattimenti” tra Siria e Turchia da quando il regime di Erdogan ha dato il via alla missione “fonte di pace”.
Altri scontri si stanno svolgendo anche tra le milizie curde delle Forze democratiche siriane a fianco di quelle di Assad da una parte contro le milizie filo-turche dall’altra. L’Osservatorio riporta un primo conteggio in vite umane che vedrebbe uccisi 7 combattenti lealisti e 4 miliziani ribelli.
Gli scontri sono iniziati poche ore prima che scadesse la tregua che era stata concordata da Turchia e Russia per il ritiro delle milizie curde dalla Safe Zone richiesta da Ankara. Vale a dire che i Curdi, in base ai termini dell’accordo, avrebbero dovuto retrocedere ad almeno 30 km dal confine con la Turchia.
La tregua che avrebbe dovuto permettere il completo ritiro delle milizie curde dell’Ypg, decisa tra Russia e Turchia, è scaduta nella giornata di ieri alle 16:00 ora italiana. Intanto, il presidente Recep Tayyip Erdogan, in occasione della celebrazione del 96esimo anniversario dalla fondazione della Repubblica turca ha diramato un comunicato col quale avvisa gli avversari di non sottovalutarlo.
Attualmente, in base ai termini dell’accordo raggiunto il 22 ottobre tra il presidente russo Vladimir Putin, e il presidente turco Erdogan, il compito della Russia è quello di supervisionare e garantire l’abbandono della cosiddetta safe zone da parte delle milizie curde. L’esercito russo dovrà in poche parole assicurare che venga portata a compimento l’operazione che l’esercito USA non era in grado di garantire.
Al termine delle 150 ore prestabilite, almeno in teoria, tutte le milizie curde dovrebbero aver abbandonato l’area interessata dall’accordo, e gli eserciti di Russia e Turchia dovranno dare il via ad operazioni congiunte di pattugliamento della safe zone, in un’area della profondità di circa 10 km lungo il confine tra Siria del nord e Turchia.
Secondo quanto riportato dal portale turco Bianet, nei giorni scorsi sono arrivati nella base militare russa di Hmeymim, mezzi corazzati Tayfun-U e Tigr, indispensabili per il pattugliamento del confine turco-siriano. Intanto su Twitter, gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani riferiscono che alcuni caccia russi hanno bombardato le città di Marat Harmah e Marzita, situate nella periferia meridionale di Idlib, nella Siria settentrionale, che secondo quanto riferito dal sito di Baladi Network rientra in una delle cosiddette “zone di de-escalation”.
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