Ilva: il tribunale di Taranto ordina la chiusura dell’Afo2 e Mittal mette 3.500 lavoratori in cigs

Una brutta notizia per i lavoratori dello stabilimento siderurgico dell’ex Ilva di Taranto, che per via della sentenza del Tribunale di Taranto con la quale si dispone la chiusura dell’Altoforno 2 finiranno in cassa integrazione straordinaria. Il Tribunale ha infatti stabilito che l’Afo2 deve essere spento per poter eseguire i lavori di messa in sicurezza.

La notizia della chiusura dell’Afo2 sarà la prima questione da affrontare al tavolo previsto nella giornata di oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, e con essa il destino dei 3.500 lavoratori dello stabilimento che, stando a quanto annunciato dall’ArcelorMittal, verranno messi in cassa integrazione straordinaria.

L’azienda franco-indiana infatti ha deciso di non aspettare nemmeno che i Commissari Straordinari valutassero la possibilità di un appello al Tribunale del Riesame. Anzi i sindacati fanno sapere che ArcelorMittal intende sostituire l’attuale cassa integrazione ordinaria per crisi congiunturale (di carattere temporaneo) con la cassa integrazione straordinaria, cioè permanente fino al licenziamento.

Dalla cassa integrazione ordinaria alla cassa integrazione straordinaria

Allo stato attuale i lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto che sono in cassa integrazione (ordinaria) sono 1.273. ArcelorMittal ha infatti optato per questa soluzione temporanea in seguito al calo della produzione, ma dopo la chiusura dell’Altoforno 2 disposta dal Tribunale di Taranto, il numero degli operai in cassa integrazione arriverà a 3.500 e non sarà più ordinaria ma straordinaria.

Si va quindi pericolosamente nella direzione indicata in passato dalla società, quando si parlava dei 4.700 esuberi previsti dall’ultimo piano che era stato presentato ai sindacati al Mise e poi rigettato dall’esecutivo.

Una decisione, quella del giudice di Taranto Francesco Maccagnano, che in parte è forse dipesa anche dai recenti richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sottolineato l’importanza della sicurezza sul lavoro, spesso messa in secondo piano a favore di logiche di mercato.

L’ennesima proroga quindi non è arrivata, e il tribunale ha così stabilito che non era possibile “proseguire ulteriormente” con quel “bilanciamento di interessi” che fino ad oggi ha sempre messo la questione sicurezza in secondo piano.

Dalla morte dell’operaio Alessandro Morricella, quattro anni di rinvii

Sono trascorsi 4 anni dall’incidente che ha causato la morte dell’operaio Alessandro Morricella, deceduto per ustioni gravissime che aveva riportato in seguito ad una improvvisa fiammata che lo ha investito mentre misurava la temperatura di una colata di ghisa.

Quattro anni e mezzo per l’esattezza, durante i quali si sono succeduti diversi Commissari Straordinari, ma ora la messa in sicurezza dell’Afo2 non può più aspettare. Il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli ha ricordato che “il tribunale aveva prima dato 3 mesi per ottemperare alle prescrizioni, il Governo di allora aveva chiesto giustamente più tempo, un anno”.

“Dopo 4 anni non è stato fatto nulla e si chiedono altri 16 mesi” spiega Bentivogli “ora sarebbe utile verificare perché i Commissari non hanno fatto nulla (neanche impugnato le ordinanze) e se il custode giudiziario ha segnalato le inadempienze”.

Il problema dell’Altoforno 2

la pericolosità dell’Altoforno 2 è rappresentata dal fatto che il suo campo di colata non dispone delle tecnologie di automazione necessarie per garantire che non possa esserci alcun contatto umano con la ghisa liquida, né nel corso delle operazioni di rimozione delle ostruzioni dei fori di colata, né in quelle di misurazione della temperatura della ghisa.

Un deficit di sicurezza che però non riguarda solo l’Afo2 ma anche l’Afo1 e l’Afo4. Ed è lo stesso Bentivogli a riferire che appena 20 giorni fa, dalla cassa dell’Amministrazione Straordinaria sarebbe partito il bonifico destinato alla Paul Wurth, a titolo di pagamento per i lavori da eseguire per la messa in sicurezza dell’impianto.

I sindacati intanto sono sul piede di guerra. “Mittal usa i lavoratori come scudi umani. Approfitta della decisione del giudice per ottenere i risultati che si era prefissata” ha dichiarato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella.

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