Quanto durerà il coronavirus in Italia? Ecco qualche ipotesi sulla durata delle misure restrittive

Gli ultimi dati sul numero dei contagi da coronavirus registrati in Italia non sono così rassicuranti. Il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, ha parlato di una “riduzione dell’aumento” delle persone positive, ma il picco deve ancora arrivare, e in più, all’ultimo conteggio dei casi mancano i dati della Puglia e della provincia autonoma di Trento.

E la domanda che tutti ci poniamo in Italia “quanto durerà l’emergenza coronavirus” resta senza una risposta. Ci sono però molti dati da prendere in considerazione, e questi ci aiutano a fare almeno delle previsioni, alcune più ottimistiche, altre decisamente meno.

Un dato senza dubbio positivo è quello relativo alla crescita del numero delle persone guarite da coronavirus. Il numero dei morti comunque è inevitabilmente in crescita ed il picco del contagio non è stato ancora raggiunto. Secondo le stime degli ‘addatti ai lavori’ dovrebbe essere domani, 18 marzo, ma le regioni del Sud restano per certi versi un’incognita per via di una serie di fattori.

Il decreto con le misure restrittive, che trasforma l’Italia in una sorta di ‘zona arancione’ al fine di contenere il diffondersi del contagio, non poteva certo produrre degli effetti immediati. Per capire se e quanto ha funzionato si devono attendere i 14 giorni dalla sua entrata in vigore. Perciò la domanda è: volendo riporre fiducia nell’efficacia di questo provvedimento che di fatto ci chiude tutti dentro casa (salvo che per le eccezioni previste) quando la situazione tornerà pienamente sotto controllo?

Come accennato, di ipotesi ne sono state formulate molte, alcune delle quali create al solo scopo di creare inutile allarmismo mentre altre vanno in direzione nettamente opposta, finendo per nutrire false speranze.

Le previsioni sulla diffusione del coronavirus

La previsione ufficiale sulla diffusione del coronavirus in Italia è il primo elemento da tenere in conto. La troviamo nella relazione tecnica del terzo decreto d’urgenza emanato dal Governo Conte nei giorni scorsi, ed è lì che troviamo la data del 18 marzo come picco previsto per la diffusione del contagio, dopodiché dovrebbe esserci una graduale riduzione dei casi.

Secondo le stime inserite nel dl dall’esecutivo si arriverà intorno ai 92 mila casi di contagio confermati, cifra che comprende un totale di circa 3.000 decessi.

Il contagio dovrebbe fermarsi intorno alla fine del mese di aprile, ma qui entra in ballo l’incognita delle regioni del centro-sud, dove il fenomeno della fuga dalle regioni del nord, verificatosi soprattutto prima che le misure restrittive venissero estese a tutto il Paese, potrebbe aver prodotto effetti sui quali abbiamo ancora troppo pochi dati.

Per fare una qualche stima, seppur approssimativa, si dovrebbe tener conto prima di tutto del tasso di riproduzione del virus, calcolato tra il 2.3 e il 3. Il che significa che ogni persona positiva contagia mediamente quasi 3 persone, con una crescita del numero dei casi che diventa quindi esponenziale.

Una catena che può essere interrotta laddove un certo numero di cittadini risulta immune al contagio, ad esempio per via del fatto di aver già contratto e sconfitto il virus.

Quanto dureranno le misure restrittive per il coronavirus

Ufficialmente le misure restrittive dovrebbero durare fino al 3 aprile. Perlomeno questo è quanto prevede il decreto emanato dal Governo il 9 marzo ed entrato in vigore a partire dal 10 marzo. Continueranno quindi ad essere valide tutte quelle limitazioni alle quali siamo sottoposti da oltre una settimana almeno fino all’inizio del mese di aprile, e basta?

Probabilmente no. Se si prendono in considerazione alcuni elementi non si può fare a meno di pensare che possano essere prolungate ulteriormente. La Chiesa cattolica per esempio ha già fatto sapere che, per via dell’emergenza coronavirus, le celebrazioni liturgiche per la Pasqua saranno trasmesse via streaming, e che quindi il 12 aprile saranno chiuse al pubblico.

Va anche peggio con il campionato di Serie A di calcio, che dovrebbe ripartire il 2 maggio, quindi un mese dopo la fine prevista dal decreto per le misure restrittive ora in vigore. Non si sa ancora se, una volta ripreso il campionato, le partite si svolgeranno a porte chiuse oppure no, ma si teme di sì.

Inoltre il presidente della Figc ha manifestato l’intenzione di protrarre lo stop fino al 30 giugno ed eventualmente anche oltre, facendo slittare al prossimo anno gli Europei di Calcio 2020.

Alla luce di tutto ciò, quando potrebbero finire le limitazioni per l’emergenza coronavirus? Probabilmente non il 3 aprile. Il rischio è che si finisca col restare a casa anche fino a Pasqua, con scuole chiuse e tutto il resto. E quel che è peggio è che potrebbe anche non essere ancora sufficiente, specie nelle regioni del Nord, in primis la Lombardia e le altre maggiormente colpite, per le quali il periodo potrebbe allungarsi fino a maggio.

A Wuhan milioni di residenti ancora chiusi in casa

Secondo quanto riportato dalla CNN, nella città di Wuhan, dove si è sviluppato il primo focolaio di coronavirus che ha portato nella sola regione dello Hubei oltre 3.000 morti, le misure restrittive imposte dal Governo sono tutt’ora attive.

Nonostante gli ottimi risultati conseguiti dalla Cina nella lotta alla propagazione del contagio da coronavirus, le misure restrittive restano in vigore e milioni di abitanti sono ancora chiusi nelle proprie abitazioni.

Quando l’epidemia in Cina era nel pieno della sua diffusione, molti contagiati affermavano di non essere in grado di accedere alle cure ospedaliere per via della mancanza di posti letto nelle strutture ospedaliere. Ora però il numero dei casi registrati è calato drasticamente in tutto il Paese, eppure milioni di cittadini sono ancora costretti a rimanere chiusi in casa.

I residenti che hanno parlato con la CNN hanno riferito che per la spesa e l’acquisto di altri beni di prima necessità si rivolgono agli appositi comitati di vicinato, trovandosi tra l’altro a pagare prezzi generalmente più elevati per gli stessi beni.

Inoltre, mentre i media di Stato tentano di far passare il messaggio di una ripresa positiva della vita nella città di Wuhan, ma i residenti cercando di far sentire la propria voce, e di sfogare una rabbia crescente per le condizioni in cui sono ancora costretti a vivere dietro questa facciata di propaganda.

Ed è quello che è accaduto durante una visita del vice premier Sun Chunlan per le strade di Wuhan, dove è stato bombardato da grida di cittadini che dall’alto degli appartamenti nei quali sono rinchiusi ripetevano: “È tutto finto! È tutto finto!”

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