Sicurezza vaccini anti-Covid, i rischi potrebbero essere più alti di quanto affermato finora

Un aspetto decisamente bizzarro legato alla pandemia da Covid-19 è quanto spesso idee scientifiche impopolari, come ad esempio la possibilità della fuga del virus da un laboratorio di Wuhan o dell’efficacia delle mascherine, siano state inizialmente respinte e addirittura derise, per poi entrare a far parte del pensiero tradizionale solo in un secondo momento.

Ora una nuova inversione di marcia sembra essere imminente. Diversi scienziati hanno infatti espresso la propria preoccupazione in merito ai rischi per la sicurezza dei vaccini contro il Covid-19, sostenendo che questi siano stati sottovalutati. A causa della politica di vaccinazione di massa, però, la loro preoccupazione è stata subito accantonata, relegata alla periferia del pensiero scientifico, ma non per molto ancora.

Come è noto da tempo, la sicurezza di tutti i farmaci, compresi i nuovi vaccini, non può essere pienamente valutata fino a quando questi non vengono distribuiti su larga scala. La lista di farmaci che hanno dimostato di aggravare il quadro clinico dei pazienti non è breve e include:

  • rofecoxib (Vioxx), un antidolorifico che si è visto aumenti il rischio di infarto e di ictus;
  • antidepressivi che sembrano addirittura aumentare i tentativi di suicidio tra giovani e adulti;
  • un vaccino antinfluenzale, utilizzato per combattere l’epidemia di influenza suina nel 2009-2010 e che si sospetti provocasse convulsioni febbrili e narcolessia nei più piccoli.

I dati che vengono raccolti “nel mondo reale” sono molto importanti perché molto spesso i soggetti arruolati per condurre i primi studi clinici non sono rappresentativi della popolazione generale. Sarebbe dunque opportuno imparare di più sulla sicurezza dei farmaci basandoci sui dati raccolti nel mondo reale e regolare così tutte le eventuali raccomandazioni cliniche per bilanciare rischi e benefici.

Il Vaers, Vaccine Adverse Event Reporting System, amministrato dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e dalla FDA (Food and Drugs Administration), è un database utilizzato dalla popolazione americana per documentare tutti gli eventi avversi che si verificano in seguito alla vaccinazione.

La FDA e il CDC hanno però affermato che il database non è stato progettato per stabilire se vi sia o meno una possibile correlazione con il vaccino, questo è vero, quindi possiamo dire che il Vaers funge da semplice registro. Tuttavia i dati possono comunque essere elaborati in un secondo momento ed è proprio quello che FDA e CDC cercano di fare.

Osservando i dati inseriti nel Vaers in merito alle vaccinazioni contro il Covid-19 si può delineare un modello interessante. Tra gli oltre 310 milioni di vaccini somministrati, numerosi eventi avversi sono stati segnalati in tassi elevati nei giorni successivi all’inoculazione, per poi diminuire via via in seguito. Questo schema può però essere attribuito a una maggiore tendenza a segnalare gli eventi che si verificano subito dopo la vaccinazione, rispetto a quelli che si verificano dopo.

Il Vaers non è in grado di stabilire quale sarebbe stato l’andamento della pandemia in assenza di vaccini. Tuttavia la forte clusterizzazione di alcuni eventi avversi, verificatisi subito dopo la vaccinazione, fa aumentare la preoccupazione nei confronti dei vaccini ed il silenzio creato attorno a questi segnali di danni riflette anche la politica che circonda l’intera campagna vaccinale.

Cercare di allontanare queste preoccupazioni non fa altro che minare l’integrità scientifica e potrebbe danneggiare seriamente i pazienti. Analizzando i dati raccolti dal Vaers è emerso che sono 4 i principali eventi avversi gravi che sembrano essere maggiormente ricorrenti:

  • piastrine basse (trombocitopenia);
  • miocardite non infettiva, detta anche infiammazione del cuore, soprattutto nei soggetti di età inferiore ai 30 anni;
  • trombosi venosa profonda;
  • morte.

Il database americano ha registrato 321 casi di miocardite entro cinque giorni successivi alla vaccinazione, mentre il numero scende a quasi 0 entro i dieci giorni. Inoltre, bisogna anche considerare che delle ricerche recenti hanno dimostrato come solo una parte di questi eventi avversi vengano inseriti all’interno del Vaers, quindi bisogna tener conto del fatto che i numeri sono indubbiamente più alti.

Le analisi necessarie per confermare o respingere questi dati dovrebbero essere svolte utilizando una grande quantità di dati in possesso delle compagnie di assicurazione sanitaria e delle organizzazioni sanitarie. Sia FDA che CDC sono certamente consapevoli di questo schema di dati, ma hanno rifiutato entrambe di riconoscere quella tendenza.

Ora il rischio concreto è che i rischi della vaccinazione superino i benefici, soprattutto per quelle fasce della popolazione a basso rischio, come i bambini, i giovani adulti e tutti coloro che sono già guariti dal Covid-19. Questo concetto si rafforza nelle regioni che presentano bassi livelli di diffusione dei contagi all’interno della comunità, poiché è naturale che la probabilità di contrarre la amlattia è legata anche al rischio di esposizione.

Anche se non è mai stato detto da alcun funzionario della sanità pubblica, non esiste un solo studio che testimoni che i pazienti già guariti dal Covid-19 traggano un particolare beneficio dalla vaccinazione. Il fatto che lo stesso CDC non abbia ancora riconosciuto questo dettaglio fa pensare a quanto la politica pandemica si sia ormai mischiata e quasi del tutto sostituita alla scienza.

L’onestà scientifica però non è del tutto sparita. A maggio, infatti, l’Agenzia Norvegese per i Medicinali ha analizzato i fascicoli dei primi cento decessi segnalati riguardanti anziani residenti nelle case di riposo e che avevano già ricevuto il vaccino contro il Covid-19 prodotto da Pfizer-BioNTech.

L’Agenzia ha poi stabilito che “probabilmente” il vaccino ha contribuito alla morte di 10 di questi anziani attraverso effetti collaterali come febbre e diarrea, e che “forse” ha contribuito anche alla morte di altri 26 residenti. Al giorno d’oggi, questo tipo di onestà scientifica è abbastanza rara. Inoltre, molto raro è anche il collegamento tra un qualsiasi vaccino e dei decessi, per questo motivo questo sviluppo insolito dato dai vaccini a mRNA merita un’analisi più approfondita.

Negli Stati Uniti in particolare, quella della riconquista dell’onestà scientifica sarà una corsa tutta in salita. La politica anti-Trump nella primavera del 2020 è infatti sfociata in una totale censura dei social media. Molto spesso le notizie riportate mancano di curiosità intellettuale sull’adeguatezza dele linee guida per la tutela della salute pubblica, oppure non spiegano come mai una minoranza abbastanza rumorosa di scienziati sia fortemente in disaccordo con quanto espresso dai più.

Ci sono infatti scienziati che vanno a favore o contro le terapie per combattere il Covid-19 che al tempo stesso mantengono rapporti finanziari con le case farmaceutiche o con i loro benefattori delle fondazioni. Le autorità sanitarie pubbliche stanno commettendo un errore imperdonabile e stanno mettendo a rischio la fiducia della popolazione decidendo di non ammettere la possibilità di danni derivanti da alcuni effetti collaterali dei vaccini.

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