Il Green Pass non si può revocare. I vaccinati che hanno la malattia in corso hanno il pass valido

Abbiamo imparato a capire come funziona il Green Pass, come si può ottenere e a che cosa serve, cioè per quali attività e luoghi pubblici è obbligatorio, e tra le altre cose abbiamo capito che la sua funzione non è quella di rridurre il rischio di contagio nei contesti in cui è previsto il suo utilizzo, bensì quella di ‘complicare la vita’ ai cittadini che non ne sono in possesso per incentivarli a ricevere il vaccino.

Una scelta politica sicuramente discutibile, per usare un eufemismo, e proprio per questo non dovrebbe sorprendere che quanto previsto dalla normativa sul Green Pass, quanto affermato dai vari esponenti politici  e divulgato da tutti i mass media circa il fatto che il Green Pass viene sospeso in caso di positività al Covid del titolare del certificato è totalmente falso.

Il Green Pass non può essere revocato, ma non si sapeva già?

Il Green Pass non può essere revocato, non si può sospendere nel caso in cui il titolare del certificato risulti positivo al Sars-nCoV-2 e non può essere annullato nel caso in cui dovesse contrarre la malattia Covid-19.

Questo è quanto, insomma è la verità nuda e cruda. Eppure non sarebbe nemmeno una notizia se non fosse che a partire dal legislatore fino all’ultimo dei megafoni del Governo hanno affermato il contrario fin dall’inizio. Ma proviamo ad andare per gradi, iniziando da quello che dice proprio quella normativa che disciplina il Green Pass.

In Italia, perché va specificato che questo pasticcio riguarda specificamente l’Italia e non il “Digital Green Certificate” europeo, la normativa stabilisce che se il soggetto titolare del Green Pass dovesse contrarre il virus, quindi risultare positivo, il pass verrebbe automaticamente revocato fino alla fine del periodo di quarantena e alla negativizzazione del paziente.

A far notare che ciò invece non è affatto possibile è Matteo Flora, docente universitario e youtuber, il quale in un suo post su Twitter non solo ha evidenziato il ‘problema tecnico’ ma ha anche sottolineato che è decisamente improbabile che di questo il Governo non fosse già al corrente fin dal principio.

La prima notizia, per chi a questo non fosse ancora abituato, è che dal Governo hanno mentito (presumibilmente sapendo di mentire), e quando dicevano che nel momento in cui il vaccinato o il guarito in possesso del Green pass si fossero ammalati di Covid-19 o fossero risultati positivi al tampone, allora il Pass sarebbe stato automaticamente revocato, semplicemente affermavano il falso.

Matteo Flora ci spiega che le righe del codice sorgente dell’app VerificaC19 sono accessibili a tutti, e che quindi qualsiasi cittadino in possesso delle nozioni necessarie può verificare personalmente come stanno le cose.

Inoltre la ‘falla nel sistema’ è diventata di dominio pubblico nel momento in cui la Regione Toscana ha pubblicato il Qr Code di un pass verde perfettamente valido ed ora accessibile a tutti in quanto appunto, non può essere revocato fino alla sua naturale scadenza. In altre parole ha messo a disposizione di tutti un Green pass gratuito che supererebbe senza problemi la scansione tramite VerificaC19.

Il Green Pass non si può sospendere, ecco perché

Il motivo per cui il Green Pass non può essere sospeso è legato all’origine ad una questione di privacy, ma ora si pone un problema di natura tecnica che rende assolutamente impossibile revocare un green pass prima della sua naturale scadenza.

Diciamo subito che fin dall’inizio ci veniva spiegato che una volta effettuato un tampone con esito negativo, oppure con la guarigione dal Covid-19 o ricevendo il vaccino, si poteva scaricare la versione digitale o cartacea del Green Pass.

E fin dall’inizio leggevamo estratti di giornali come questo de Il Corriere della Sera: “Il certificato verde viene revocato in caso di infezione da Covid19. La positività al virus, infatti, verrà immediatamente registrata nella banca dati e questo comporterà l’annullamento del pass”. Peccato che nella realtà dei fatti tutto questo non sia fattibile.

Colpa del noto quotidiano dunque? Assolutamente no, perché non fa altro che riportare quanto stabilito dalla normativa sul Green Pass approvata dal “governo dei migliori”, la quale prevede che “le certificazioni verdi Covid19 possono essere revocate mediante l’inserimento del codice univoco della certificazione verde all’interno della ‘lista di revoca'”.

Questo è quanto leggiamo nell’allegato B per le “Funzioni e servizi della Piattaforma Nazionale-DGC” però in realtà questo non si può fare. I programmatori che hanno realizzato il sistema del Green Pass che prevede la verifica della sua validità attraverso la app VerificaC19, non hanno potuto seguire queste indicazioni per una questione di Privacy.

Infatti affinché fosse possibile ciò che la normativa italiana prevedeva per il Green Pass, bisognava che vi fosse una lista di revoca online contenente i codici corrispondenti ai titolari di green pass successivamente ammalatisi o risultati positivi, il che era del tutto inconciliabile con le attuali norme sulla privacy.

Di conseguenza la possibilità di intervenire con una revoca non è stata prevista nel codice, ed ora è materialmente impossibile revocare un Green pass anche nel caso in cui il suo titolare sia malato di Covid-19, o semplicemente positivo e quindi tenuto a rispettare il periodo di quarantena fiduciaria.

Il nodo della questione: la differenza tra pass e certificazione

In definitiva quindi se viene rilasciato un Green Pass per completamento del ciclo vaccinale questo avrà validità di 9 mesi, senza nessuna possibilità di sospensione o di revoca che dir si voglia. Non importa se il titolare del Pass si ammala o diventa positivo una o più volte, la validità del Green Pass non ne risentirà in alcun modo.

Questo mette anche in evidenza un aspetto che forse non è stato ribadito abbastanza: il fatto di avere il Green Pass non significa in alcun modo che il suo possessore non possa essere contagioso, che non possa essere positivo e che non possa quindi trasmettere ad altri il virus.

Tuttavia non di rado capita ancora di sentir dire: “mi sento più sicuro se so che si entra solo col Green pass”, ebbene questa affermazione non ha alcun senso, ed ulteriore prova ne è il fatto che anche una persona malata di Covid-19 può avere un Green Pass perfettamente valido.

Il punto è che il Green pass non indica in alcun modo lo stato di salute del possessore, ma è solo una certificazione che indica la sussistenza di una delle tre condizioni: tampone negativo, guarigione dal Covid, avvenuta vaccinazione.

La funzione del Green Pass infatti non doveva essere quella di un lasciapassare per accedere a luoghi ed esercizi pubblici, ma quella di agevolare gli spostamenti tra Paesi con leggi e misure anti-contagio differenti. Non doveva essere un pass ma un certificato che per maggior praticità viene reso disponibile e verificabile attraverso semplici app.

In parole povere il Green Pass dice che il suo possessore è vaccinato, e tale rimarrà infatti per tutta la durata della protezione offerta dal vaccino, indipendentemente dal fatto che in quei 9 mesi possa contrarre il virus o ammalarsi. Allo stesso modo la guarigione, il guarito rimane guarito anche se contrae nuovamente il virus o si ammala una seconda volta, perché il pass in questo caso certifica che quel soggetto ha sviluppato gli anticorpi.

Il Pass verde non può scadere: ripercussioni pratiche

La prima inevitabile conseguenza del fatto che il Green Pass non può essere revocato prima della sua naturale scadenza si ripercuote sulla percezione da parte del comune cittadino di ciò che questo lasciapassare effettivamente rappresenta. Cade inesorabilmente, o quanto meno subisce un duro colpo, il falso mito popolare in base al quale se in un determinato luogo o esercizio pubblico viene richiesto il Green pass allora ci sono meno probabilità di contrarre il virus.

Un altro effetto che quanto emerso sul Green Pass potrebbe produrre riguarda quei cittadini che non hanno intenzione di vaccinarsi e sono in cerca di qualche scappatoia. Ci viene in mente la recente notizia riguardante la vendita di Green Pass falsi, una truffa di cui sono stati vittima tanti cittadini desiderosi di appropriarsi del pass senza passare da vaccino né dalla condanna ad un costante e periodico esborso per continui tamponi.

Viene infatti da pensare che questa faccenda finirà per ispirare i ‘cercatori di scappatoie’ se ci è consentito così definirli. Chi insomma era disposto a pagare fino a 500 euro per un falso green pass, sarà certamente ben felice di scoprire che si può ottenere un Green pass perfettamente valido (fintanto che non viene effettuato il controllo incrociato con l’identità del portatore s’intende) anche in modo sostanzialmente gratuito, e che tale Green pass non potrà comunque essere revocato.

Alcuni osservatori, ben prima che tutta questa faccenda venisse fuori, e persino prima che l’obbligo del Green pass venisse così esteso, ne preannunciavano il flop rievocando il totale fallimento dell’app Immuni, presentata in pompa magna come una grande trovata e poi rapidamente mandata in soffitta a prendere polvere.

È sicuramente molto presto per dire che anche il Green pass sarà un flop, ma continuano ad emergere difficoltà circa la sua attuabilità pratica nella forma in cui lo si vuole utilizzare in Italia (si pensi, giusto per citarne uno, al problema dell’impossibilità di consumare i pasti nei locali mensa per il personale senza Green pass nelle forze dell’ordine) e questo non fa che alimentare dubbi e perplessità.

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