Troppo pochi i sanitari con terza dose e il governo valuta obbligo anche per il richiamo

I contagi, anche tra chi ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino, stanno crescendo in maniera preoccupante, tanto che il governo dell’ex presidente della Bce Mario Draghi sta valutando di intervenire con l’obbligo per la terza dose.

Per chi lavora in ambito sanitario, dagli ospedali alle case di cura per anziani, è stato introdotto a suo tempo l’obbligo vaccinale. Tuttavia l’efficacia del vaccino, peraltro fin dai primi momenti dopo il completamento del ciclo vaccinale di per sé parziale, si riduce notevolmente con il trascorrere delle settimane e dei mesi.

Proprio per questo l’estensione della validità del Green Pass da 9 a 12 mesi per chi ha completato il ciclo vaccinale ha suscitato non poche perplessità. In altri Paesi infatti nello stesso periodo in cui in Italia si decideva di prorogare la validità del pass, si riscontrava un drastico calo della protezione offerta dai vaccini e si provvedeva ad avviare la campagna per la somministrazione della terza dose.

Alla terza dose alla fine siamo arrivati anche qui in Italia, pur conservando un Green Pass di validità 12 mesi che difficilmente si armonizza con le evidenze scientifiche.

E nel frattempo le evidenze si palesano con sempre maggior frequenza, ad esempio con l’impennata dei contagi tra personale sanitario. Le due dosi di vaccino, come è apparso evidente da mesi anche grazie ai molti dati arrivati da Israele, non bastano più, e non bastano quindi nemmeno per chi opera in ambito sanitario. 

Ad aver ricevuto la terza dose spontaneamente, tra i sanitari, è solo il 30%, il che la dice lunga sul grado di fiducia nel vaccino. Così per ‘convincere’ i ritardatari, gli indecisi e chi la terza dose non ha proprio nessuna intenzione di farla, il governo Draghi sta valutando la possibilità di introdurre per i sanitari, dopo l’obbligo vaccinale, anche l’obbligo di terza dose.

Per sanitari e personale che lavora nelle Rsa quindi il governo valuta di introdurre l’obbligo della terza dose. Ne ha parlato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, all’incontro con gli altri ministri durante l’ultima cabina di regia.

L’obbligo della terza dose per chi lavora in ambito sanitario potrebbe arrivare molto presto ed essere inserito in un provvedimento che dovrebbe anche estendere l’obbligo del Green Pass al 2022.

Aumentano i casi di contagio tra gli operatori sanitari

Gli operatori sanitari erano stati tra i primi a ricevere il vaccino a inizio 2021, ed ora che la protezione a distanza di quasi un anno si è ridotta così drasticamente, non resta che passare alla somministrazione della terza dose.

Tra il personale sanitario si registra un aumento dei casi di circa il 100% con i nuovi positivi che, stando ai dati diffusi dal bollettino di sorveglianza integrata dell’Istituto Superiore di Sanità sono passati dai 347 del 6 ottobre ai 641 del 4 novembre.

Nel giro di 30 giorni insomma i casi sono raddoppiati, ma per il momento la situazione resta sotto controllo in quanto la percentuale dei positivi tra i sanitari è solo del 3,6% del totale.

Tra i sanitari flop della terza dose

Sanitari e personale che lavora nelle Rsa sono obblgiate per legge a sottoporsi alla somministrazione del vaccino anti-Covid con ciclo completo. Ora che la protezione è ridotta ai minimi termini però occorre passare alla terza dose, peccato che i sanitari disposti a farla siano risultati in numero estremamente basso.

È solo una minoranza del 30% circa quella dei sanitari che hanno deciso di ricevere la terza dose, il restante 70% infatti non ha ancora ricevuto la nuova inoculazione. E pensare che le prime due dosi le hanno ricevute praticamente tutti coloro che lavorano in ambito sanitario, con una percentuale dell’1,84% soltanto a non aver ricevuto il vaccino.

Inutile dire che l’obbligo di sottoporsi alla sperimentazione del farmaco per conservare il posto di lavoro è stato determinante, motivo per cui è proprio questa la direzione che l’esecutivo guidato da Mario Draghi si appresta a seguire anche per la terza dose.

L’obbligo di ricevere la somministrazione completa del vaccino in capo agli operatori sanitari però vale solo per le prime due dosi. A risultare inadempienti davanti a questa norma sono stati infatti solo 2.178 camici bianchi, che sono stati quindi sospesi. 522 di loro poi hanno accettato di ricevere il siero per poter riprendere a lavorare.

La terza dose però, almeno fino ad oggi, non rientra nell’obbligo imposto, ed è stato lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, a chiarire questo punto. Ed ecco che ad offrire il braccio alla siringa, dopo che i 6 mesi di intervallo minimo sono trascorsi ormai da un pezzo, è solo il 30% dei sanitari, contro il 40% circa degli italiani vaccinabili con terza dose.

Si può introdurre l’obbligo della terza dose? La sentenza del Consiglio di Stato

Introdurre l’obbligo della terza dose per gli operatori sanitari è cosa assolutamente fattibile, e a stabilirlo è una sentenza del Consiglio di Stato che il 20 ottobre ha respinto una istanza di alcuni medici, paramedici, farmacisti, parafarmacisti e altri operatori sanitari non vaccinati.

L’obbligo vaccinale, quanto meno secondo i giudici del Consiglio di Stato, è imposto a tutela non solo del personale sanitario impegnato nella lotta contro la diffusione del sars-Cov-2, ma anche dei pazienti e delle persone fragili che sono ricoverate o che si recano nelle strutture sanitarie o socio-assistenziali.

L’obbligo vaccinale, secondo il Consiglio di Stato, “non si fonda solo sulla relazione di cura e fiducia tra paziente e personale sanitario” spiega Il Sole 24 Ore “ma anche sul più generale dovere di solidarietà (articolo 2 della Costituzione) che grava su tutti i cittadini, a cominciare dal personale sanitario, nei confronti dei soggetti più vulnerabili e che sarebbero più esposti alle conseguenze gravi o addirittura letali”.

Peccato che a trasmettere il virus possano essere sia i vaccinati che i non vaccinati, e che i vaccini contro il Covid-19 che vengono somministrati siano ancora dei farmaci sperimentali i cui effetti nel lungo termine sono sconosciuti, senza contare che si sa ancora troppo poco sia sugli effetti nel breve termine che sull’efficacia e sulla durata della protezione.

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