500 miliardi per la ripresa, la proposta franco-tedesca soddisfa Italia e Spagna ma non i Paesi del Nord

Nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue, Germania e Francia propongono di inserire un fondo per la ripresa dell’Unione Europea da 500 miliardi di euro. Il finanziamento di questo fondo dovrebbe arrivare direttamente dalla Commissione Ue, che potrà “indebitarsi sui mercati per conto dell’Ue, nel pieno rispetto del trattato Ue, del quadro di bilancio e dei diritti dei Parlamenti nazionali”.

In questo caso quindi si inizia a parlare di una prima apertura al concetto di debito comune, i fondi inoltre non verranno concessi a titolo di prestito ma a titolo di sovvenzioni che saranno a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalle conseguenze economiche del lockdown.

Ad illustrare il contenuto di questa iniziativa franco-tedesca è stata la cancelliera Angela Merkel, che dopo un vertice in videoconferenza con Emmanuel Macron, ha parlato del progetto che conferma una sorta di asse tra Berlino e Parigi, lo stesso asse che aveva giocato un ruolo chiave nella messa a punto del pacchetto formato da Mes, Bei e fondo Sure, adottato poi da tutti i Paesi membri.

Il valore della nuova proposta è tuttavia ampiamente inferiore a quanto auspicato dal Parlamento europeo, che auspicava almeno 2.000 miliardi, ed è inferiore anche alle aspettative della Commissione europea e dell’Italia, che speravano in una somma pari al doppio di quella prospettata.

Si tratta in definitiva di un compromesso tra quelle che erano le richieste dei Paesi più duramente colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia di coronavirus, in particolare quelli del Sud, e la linea dura adottata invece dai Paesi del nord, come Germania, Olanda, Finlandia, Austria.

Italia e Spagna hanno accolto con favore la nuova proposta, ma alcuni Paesi del nord non sono ancora convinti, e continuano ad opporre una certa resistenza.

Per la Bce “le proposte franco-tedesche” sono “ambiziose, mirate e benvenute”, o quantomeno così le ha definite la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che ritiene che il piano vada nella opportuna direzione del ripristino di una “simmetria tra Paesi” il che permetterebbe l’attribuzione di aiuti “a favore degli Stati membri più colpiti dalla crisi”.

Non solo, secondo Lagarde “la crisi del coronavirus è una buona opportunità per modernizzare” il Patto di stabilità e crescita, anche perché, viene da pensare, sarà impossibile rispettare i suoi parametri così com’erano prima della pandemia da ora in avanti.

A Palazzo Chigi la proposta franco-tedesca pare essere piaciuta, che la descrive come “il frutto del lavoro congiunto con altri partner europei, in primis l’Italia”. Dall’esecutivo sottolineano poi che la stessa “rappresenta un buon passo in avanti che va nella direzione sin dall’inizio auspicata dall’Italia per una risposta comune ambiziosa alla pandemia”.

Si tratta però non di un punto d’arrivo, ma di un punto di partenza, per quanto “buono”. 500 miliardi di euro “di soli trasferimenti è senz’altro un buon punto di partenza” dicono dal Governo “ed è comunque una dotazione di sussidi che si avvicina a quanto richiesto di recente dall’Italia e da altri partner”.

L’Italia ritiene poi che la proposta riveli “uno sforzo da parte tedesca che si confida possa essere ulteriormente migliorato nelle prossime settimane. Rappresenta un punto di partenza che non deve essere rivisto al ribasso, ma semmai ampliato” dalla stessa Commissione Ue.

Soddisfatti i Paesi del Sud, ma non il fronte rigorista dei Paesi del Nord

Soddisfazione è stata espressa, come accennato, anche dalla Spagna, con il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, che ha definito la proposta come “un passo positivo nella giusta direzione, in linea con le nostre richieste”.

Non sono i Paesi del Sud ad ostacolare la proposta franco-tedesca, questo appare chiaro, bensì il cosiddetto fronte rigorista, che per voce del cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, ha ribadito: “la nostra posizione rimane invariata. Siamo pronti ad aiutare i Paesi più colpiti con prestiti” ma non trasferimenti. Il cancelliere ha ricordato la sua posizione con un post su Twitter dopo quello che egli stesso ha definito “un buono scambio con i primi ministri di Danimarca, Paesi Bassi e Svezia”.

Secondo i leader di Francia e Germania, attraverso il fondo si potrà rafforzare “la resistenza, la convergenza e la competitività delle economie europee” inoltre “accrescerà gli investimenti, in particolare nelle transizioni ecologica e digitale, ricerca e innovazione”.

La proposta franco-tedesca stabilisce che i finanziamenti “saranno ponderati sulle difficoltà legate alla pandemia e le loro ripercussioni” inoltre “dovranno essere rimborsati” ma “non dai destinatari” del prestito, bensì “dagli Stati membri” ha spiegato ancora Emmanuel Macron.

“Il miglioramento del quadro europeo per raggiungere una fiscalità equa nell’Ue resta una priorità, in particolare con l’introduzione di una tassazione minima effettiva, e di una tassazione equa dell’economia digitale in seno all’Unione, appoggiandosi idealmente su conclusioni fruttuose dei lavori dell’Ocse, oltre che sull’applicazione di un quadro comune per la tassa sulle imprese” si legge nel testo della proposta.

Il presidente francese ha poi spiegato in merito alla direzione delle trattative all’interno dell’Unione, che quello raggiunto tra Berlino e Parigi, chiaramente “non è un accordo dei 27 Paesi dell’Unione europea, è un accordo franco-tedesco. Ma non c’è accordo fra i 27 se prima non c’è un accordo franco-tedesco”.

Macron: “la Commissione Ue dovrà costruire un’unanimità intorno all’accordo”

Il prossimo passo, ha spiegato Macron, dovrà essere la Commissione Ue a compierlo. È infatti suo compito, spiega il presidente francese “presentare la sua proposta. Dovrà costruire un’unanimità attorno a questo accordo. C’è ancora del lavoro da fare, ma è un passo avanti senza precedenti”.

Dal canto suo la Merkel ha confermato che si tratta di uno “sforzo colossale” ma ha anche ribadito che “Francia e Germania sono pronte a farlo”. Secondo la cancelliera tedesca, l’emergenza coronavirus “ci ha fatto rendere conto delle carenze dell’Europa”.

Quanto alla proposta franco-tedesca, questa sarebbe in grado di tener conto delle “diverse aspettative” dei vari Paesi membri. Era infatti necessario si trattasse di un “importo consistente”, e che al contempo “non pesasse sui debiti” degli Stati. C’era poi una terza condizione, ed era che il finanziamento “andasse in modo specifico a chi è stato più colpito dalla crisi”.

Per Von derl Leyen si tratta di una “proposta costruttiva”

È stato positivo anche il parere della Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che tra l’altro il 27 maggio dovrebbe presentare la proposta per il Recovery Fund.

La Von der Leyen ha fatto sapere di aver “accolto con favore” la proposta franco-tedesca, la quale a suo avviso “riconosce la portata e le dimensioni della sfida economica che l’Europa deve affrontare e giustamente pone l’accento sulla necessità di lavorare su una soluzione con il bilancio europeo al centro”.

C’è quindi una visione affine a quella dell’esecutivo comunitario, precisa la Von der Leyen, che sottolinea come si stia andando “nella direzione della proposta su cui sta lavorando la Commissione, che terrà conto anche delle opinioni di tutti gli Stati membri e del Parlamento europeo”.

Per Macron l’Europa ha bisogno di “autonomia strategica” e “sovranità tecnologica”

Se Angela Merkel ha messo l’accento sulla necessità di compiere “uno sforzo straordinario e unico” attraverso il quale raggiungere una maggiore “coesione dell’Europa”, Macron sottolinea l’importanza di una maggiore sovranità dell’Ue.

Il presidente francese ha parlato, nel corso della conferenza stampa congiunta, della necessitò di una forma di “sovranità europea” che permetterebbe all’Europa di ottenere una certa “autonomia strategica” che la avvantaggerebbe nell’affrontare le grandi potenze mondiali nelle sfide che le riserva il futuro.

In modo particolare, Macron ha evocato l’autonomia industriale dell’Europa, a partire proprio dal campo della salute e di quello farmaceutico, nei quali si è assistito ad una progressiva delocalizzazione fuori dal Vecchio Continente, ed ha anche evidenziato l’importanza di raggiungere una maggiore “sovranità tecnologica”.

Serve una “Europa della salute” secondo Macron, che la definisce una priorità. “Vogliamo dotare l’Europa di competenze concrete in materia di salute. Con stock comuni di mascherine e test, capacità di acquisto comuni e coordinate per cure e vaccini, piani di prevenzione delle epidemie condivisi, metodi comuni per registrare i casi. Questa Europa della salute non è mai esistita, deve diventare la priorità”.

La Commissione Ue prepara il Recovery Instrumental

È atteso per il 27 maggio il piano della Commissione Ue che riguarda il Recovery Fund, il fondo che dovrebbe avere un valore di almeno 1.000 miliardi di euro sul quale però si dibatte ancora. Si parla del modo in cui sarà strutturato, su quale sarà il bilanciamento tra prestiti e trasferimenti.

Sul tema è intervenuto lo stesso commissario Paolo Gentiloni, che ha sottolineato la complessità del progetto affermando che c’è un “intero inferno di diavoli nei dettagli”.

Ad illustrare la struttura che dovrebbe avere il Recovery Fund ci ha provato la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha spiegato che la Commissione raccoglierà fondi sui mercati dei capitali con la garanzia degli Stati membri.

“La totalità dei fondi del Recovery Instrumental sarà canalizzata attraverso il bilancio dell’Ue” ha annunciato la von der Leyen. La base giuridica sarà rappresentata dall’articolo 122 del Tfue, che autorizza la Commissione ad indebitarsi a patto che lo faccia per concedere prestiti agli Stati membri e non per finanziare il proprio bilancio.

“I soldi saranno spesi attraverso tre pilastri” ha spiegato la Von der Leyen “il primo si focalizzerà nel sostenere gli Stati membri perché si riprendano, riparino i danni e vengano fuori dalla crisi più forti di prima”.

Il secondo pilastro invece punta a rilanciare l’economia e ad aiutare gli investimenti privati “in settori e tecnologie chiave: 5G, intelligenza artificiale, idrogeno, energie rinnovabili” e così via. Mentre il terzo pilastro prevede il potenziamento dei programmi “che si sono rivelati preziosi nella crisi, come RescEu e come Horizon Europe”.

“Creeremo anche un programma Ue dedicato alla salute e ci assicureremo di sostenere i nostri alleati e partner rafforzando gli strumenti per il vicinato, per la cooperazione e l’assistenza pre-adesione” ha spiegato ancora Ursula von der Leyen.

Italia, spread in calo dopo proposta franco-tedesca

I primi iniziali effetti della proposta franco-tedesca di un fondo da 500 miliardi di euro per i Paesi più colpiti dall’emergenza, si sono visti sullo spread Btp-Bund, che è subito calato fino a quota 200.

Paolo Gentiloni, su Twitter ha commentato il raggiungimento dell’accordo sul fondo tra Parigi e Berlino scrivendo: “la Commissione europea al lavoro per il piano e il fondo di Recovery. Una crisi senza precedenti impone risposte senza precedenti. Da Francia e Germania un contributo importante in questa direzione”.

Ma non ha mostrato lo stesso entusiasmo il reggente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, che ha invece definito “pochini” i 500 miliardi del fondo che verrebbe istituito con la proposta franco-tedesca. “Iniziamo dalla proposta che abbiamo e da qui costruiamo un vero e proprio intervento potente, perché 500 miliardi sono pochini per fare quello che serve realmente al nostro Paese”.

È arrivato anche il commento della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per la quale l’accordo “sicuramente è un primo passo per affrontare quello che stiamo vivendo in Italia e in Europa. Questo, insieme al programma Sure, che può essere un finanziamento di aiuto per la crisi che stiamo affrontando” e ha poi concluso: “sì, direi che possono essere considerati dei buoni primi passi”.

In una intervista rilasciata a La Stampa, il ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, ha parlato anche lui di un “passo avanti” e ha spiegato che con “la proposta franco tedesca per il Recovery fund su sono superate alcune differenze presenti a inizio trattative”.

“Si parla finalmente di miliardi da raccogliere sui mercati, destinati ai settori e alle aree geografiche più colpite” dice poi il ministro Amendola “siamo passati dall’ipotesi di un mix di prestiti e sussidi che ad aprile era di 300 miliardi, ai 500 miliardi di soli sussidi di ieri”.

La proposta che verrà presentata il 27 maggio dalla Commissione Ue aprirà di fatto il negoziato in vista del Consiglio europeo di giugno in occasione del quale dovrebbe essere approvato il bilancio dell’Ue, e con esso il Recovery fund appunto.

Ma, sottolinea ancora il ministro, “c’è ancora da lavorare e non escludo imprevisti. Noi crediamo che ai miliardi proposti sui sussidi se ne debbano aggiungere altri per investimenti e coesione sociale, utilizzando le idee dell’agenda strategica europea, a partire dal Green New Deal e da un nuovo impulso tecnologico per il tessuto industriale”.

Invita a tenere i piedi per terra invece l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, il quale ha tenuto a precisare che “quella di Merkel e Macron è una proposta agli altri 25, non è una decisione. Va nella giusta direzione come contenuti” ma il valore della proposta sta anche nel suo significato politico, in quanto “stacca la Germania dai Paesi del No e isola l’Olanda” ed è per questo che Letta la definisce “un’operazione per noi fondamentale”.

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