La Russia paga 117 milioni di dollari di cedole dei bond in scadenza a JP Morgan, nessun default

Negli ultimi giorni si sono susseguite con insistenza voci sul possibile default economico della Russia ma, almeno per il momento, non c’è nessun rischio che uno scenario del genere si concretizzi. Mosca ha infatti regolarmente pagato le cedole in scadenza, pagando interessi per 117 milioni di dollari sulle obbligazioni straniere.

Il ministro delle finanze russo ha infatti confermato che “l’obbligo di pagamento del rendimento della cedola sui prestiti obbligazionari esterni della Federazione Russa dovuti nel 2023 per un importo totale di 117,2 milioni di dolari fino al 15 marzo 2022 presentato a una banca corrispondente estera il 14 marzo 2022, è stato risolto”.

Nessun rischio di default per la Russia dunque, o se non altro nessun rischio imminente, come dimostra il regolare pagamento delle cedole in scadenza. Dal Cremlino inoltre assicurano: “abbiamo tutti i mezzi per evitare il default del debito”.

Nei prossimi giorni il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, fornirà un aggiornamento sul credito dei fondi all’agente pagatore sugli Eurobond (Citibank, N.A. London Branch), stando a quanto egli stesso ha dichiarato. Inoltre lo stesso ministro ha affermato che Mosca fornirà un obbligo di pagamento in rubli per il pagamento del debito estero in caso di mancato pagamento in valuta estera.

JP Morgan conferma la ricezione del pagamento di 117,2 milioni di dollari

Bloomberg ha reso noto che il pagamento degli interessi sulle cedole in scadenza è stato anche confermato dalla stessa banca d’affari JP Morgan, la quale ha elaborato il pagamento e inviato quindi i fondi a Citigroup che ricopre il ruolo di agente di pagamento dei bond.

Questo fuga di colpo tutte le voci che negli ultimi giorni circolavano con sempre maggior insistenza, sul rischio di imminente default della Russia. Tra l’altro ciò non sarebbe in ogni caso avvenuto prima di ulteriori 30 giorni che rappresentano il “periodo di garanzia” che deve trascorrere prima che si possa dichiarare l’insolvenza.

Se il pagamento non fosse avvenuto infatti la Russia non sarebbe risultata subito insolvente, avrebbe invece avuto ancora tempo fino al 15 aprile per adempiere agli obblighi e scongiurare così la dichiarazione ufficiale di default.

Cremlino: “la Russia ha tutti i mezzi e le risorse per prevenire un default”

Mentre il pagamento degli interessi sulle cedole in scadenza per 117 milioni di dollari viene completato nei tempi previsti, smentendo le voci secondo cui la Russia sarebbe ormai a un passo dal default, dal Cremlino assicurano che questo non accadrà.

Mosca ha tutti i mezzi e le risorse per prevenire un default del proprio debito pubblico” ha infatti dichiarato il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov stando a quanto riportato dall’agenzia Tass.

“Fin dall’inizio abbiamo detto che la Russia ha tutti i fondi necessari e potenziali per evitare di arrivare ad una situazione di default. Attualmente non ci possono essere default perché la Russia ha i fondi necessari”.

Quali sarebbero le conseguenze di un eventuale default della Russia

Chi si aspettava un imminente default della Russia dovrà ricredersi, almeno per il momento, ma cosa succederebbe se questo scenario si concretizzasse? Sarebbe un vero e proprio disastro finanziario, farebbe scattare i contratti di assicurazione dal rischio-Paese, e scatterebbe una immediata raffida di rimborsi che difficilmente Mosca sarebbe in grado di pagare.

La Russia in questo caso si potrebbe ritrovare in condizioni economiche simili a quelle dell’Argentina, Paese che viene descritto come un pària del sistema finanziario. Il contesto delle sanzioni in cui il default si verificherebbe nel caso di Mosca non farebbe che peggiorare ulteriormente lo scenario, con un’inflazione già intorno al 10% (in Italia siamo intorno all’8% senza sanzioni) e i costi della guerra in Ucraina.

Le conseguenze però non si ripercuoterebbero non solo sulla Russia ma anche sull’intera economia globale. Bisogna tener conto del fatto che il solo debito che Mosca detiene in valuta estera ammonta a circa 150 miliardi di dollari, e che la Russia fino a prima della guerra aveva un rating con livello d’investimento non speculativo, quei bond sono in mano a fondi d’investimento sparsi in tutto il mondo.

Si tratta di fondi che si trovano non solo in hedge fund, ma anche in assicurazioni e fondi pensione. Stiamo parlando quindi di una vera e propria bomba ad orolegeria, che solo per 40 miliardi è debito pubblico, ma per il resto si tratta di aziende russe popolari tra gli investitori stranieri.

Tra queste possiamo citare prima di tutto Gazprom per oltre 28 miliardi di dollari di quel debito, poi abbiamo Russian Railways (5 miliardi), Rosneft e Lukoil per rispettivamente 2,5 e 2,3 miliardi, le banche Vtb e Alfa Bank, rispettivamente per 2,3 e 2,1 miliardi, Vnesheconombank (3,8 miliardi) e Sberbank (3 miliardi).

L’importanza delle esportazioni di gas per la Russia

Per continuare a far fronte agli impegni economici ed evitare il default la Russia conta moltissimo sulle esportazioni di gas. Basti pensare che grazie alla vendita di gas naturale alla sola Europa la Russia si finanzia per circa mezzo miliardo di dollari al giorno. E non dimentichiamo che il gas viene esportato anche ad altri Paesi del mondo come Cina e India. 

Inoltre Mosca può contare anche su 17 miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo all’FMI, somme che nonostante le pressioni di Usa e Ue non sono stati ancora bloccati.

Nella peggiore delle ipotesi comunque dal Cremlino hanno già avvertito che, qualora non dovesse essere possibile effettuare i pagamenti degli interessi sulle cedole in scadenza in valuta estera, allora saranno effettuati in rubli.

Si tratta però di una soluzione non particolarmente gradita alle élite finanziarie occidentali. Sulla questione si è espressa infatti l’agenzia dei rating Fitch, che ha avvertito che il pagamento in rubli “costituirebbe un evento di default”.

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