La scritta Oracle e la sagoma di una testa con la scritta AI all'interno. Sullo sfondo un grafico finanziario e in basso delle monetine disposte in piccole pile
Oracle - BorsaInside.com

Il 2025 di Oracle è diventato emblematico del conflitto che domina i mercati tecnologici: l’intelligenza artificiale è una opportunità generazionale o un rischio finanziario crescente. L’andamento del titolo ORCL ha mostrato entrambe le facce, passando dall’euforia all’incertezza nel giro di pochi mesi.

L’effetto Stargate e l’entusiasmo iniziale degli investitori

Oracle ha aperto l’anno in modo esplosivo annunciando la joint venture Stargate, realizzata insieme a OpenAI e SoftBank. Il progetto prevede 500 miliardi di dollari di investimenti nelle infrastrutture IA negli Stati Uniti. L’annuncio, fatto a gennaio nello Studio Ovale dal presidente Donald Trump, con al fianco figure di primo piano come Larry Ellison, ha fatto schizzare il titolo.

L’ottimismo sull’IA ha continuato a sostenere le azioni Oracle anche dopo le trimestrali di giugno e settembre, grazie alla prospettiva di accordi legati all’IA capaci di portare il fatturato cloud a 166 miliardi di dollari entro il 2030. A settembre, il rally del titolo ha reso per breve tempo Ellison la persona più ricca del mondo.

Dal sogno alla paura del debito

L’euforia si è però rapidamente trasformata in scetticismo. Gli investitori hanno iniziato a interrogarsi sull’uso massiccio del debito per finanziare la corsa all’IA, in un contesto in cui i ritorni economici restano incerti. A confermare il cambio di sentiment è l’aumento dell’interesse per i credit default swap, strumenti che permettono di assicurarsi contro il rischio di insolvenza.

Secondo S&P Global Market Intelligence, persino colossi con rating elevatissimi come Microsoft e Alphabet hanno visto iniziare la negoziazione dei CDS. Per Oracle, il segnale è stato ancora più forte.

Oracle al centro dei timori sull’AI bubble

Nel corso del 2025 Oracle ha emesso quasi 26 miliardi di dollari in obbligazioni. Gli spread dei suoi CDS si sono ampliati in modo significativo, raggiungendo i livelli più alti dal 2009. Non a caso, l’analista tecnologico Cory Johnson ha definito Oracle “il manifesto delle paure legate a una possibile bolla dell’intelligenza artificiale”.

Il titolo ha perso oltre il 40 percento dai massimi di settembre, pur restando in rialzo di circa il 15 percento su base annua.

Debito, flussi di cassa e impegni fuori bilancio

I numeri dell’ultima trimestrale hanno alimentato ulteriormente le preoccupazioni. Il debito totale è salito del 40 percento su base annua, raggiungendo 124 miliardi di dollari, mentre il deflusso di cassa è aumentato da 2,7 a 10 miliardi. A questo si aggiunge una rivelazione emersa solo tramite un deposito alla SEC: Oracle ha 248 miliardi di dollari di impegni di leasing futuri, soprattutto per data center, non contabilizzati nel bilancio.

Secondo l’analista Morningstar Luke Yang, questa situazione lascia a Oracle pochissimo margine di errore nell’esecuzione della strategia. A differenza di altri hyperscaler, il flusso di cassa libero dell’azienda risulta più limitato, rendendo la dipendenza dal debito ancora più delicata.

Il nodo OpenAI e i dubbi sui ricavi futuri

A complicare ulteriormente il quadro c’è il rapporto con OpenAI. La società di ChatGPT rappresenta almeno 300 miliardi di dollari delle rimanenti obbligazioni di performance di Oracle, ovvero ricavi futuri già contrattualizzati. Quando questo dato è diventato pubblico, il titolo ha iniziato a crollare, con Wall Street che ha iniziato a dubitare della capacità di OpenAI di raggiungere obiettivi di fatturato così ambiziosi, anche a causa della concorrenza di Google.

Le preoccupazioni sono aumentate dopo le stime secondo cui i costi di OpenAI potrebbero raggiungere 1,4 trilioni di dollari nei prossimi otto anni, considerando accordi infrastrutturali con aziende come Nvidia, AMD, Broadcom e la stessa Oracle.

Domanda IA incerta e possibili ritardi

Molti investitori restano scettici anche sul fatto che la domanda di servizi IA sarà realmente all’altezza delle proiezioni. Secondo l’analista Hedgeye Risk Management Andrew Freedman, il rischio è che gli investimenti necessari oggi non generino ritorni proporzionati.

A ciò si aggiungono voci su possibili ritardi nei data center. Secondo Bloomberg, Oracle avrebbe posticipato al 2028 il completamento di alcune strutture legate a OpenAI, anche se l’azienda ha smentito. Il Financial Times ha inoltre riportato che Blue Owl non finanzierà un grande progetto in Michigan, notizia a cui Oracle ha risposto affermando di aver già individuato un altro partner.

Cambiamento al vertice e fiducia nel management

Il tutto avviene mentre Oracle affronta un riassetto della leadership. A fine settembre, i co-CEO Clay Magouyrk e Mike Sicilia hanno sostituito la storica CEO Safra Catz, ora nel consiglio di amministrazione.

Nonostante le turbolenze, una parte degli investitori resta fiduciosa. Cory Johnson, tra i sostenitori del titolo, sottolinea come Oracle abbia storicamente mantenuto le promesse, riuscendo nel lungo periodo a superare i concorrenti. Una fiducia che, nel contesto attuale, si scontra però con una realtà fatta di debito elevato, ritorni incerti e un’industria IA ancora tutta da dimostrare.

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