il simbolo della Apple sulla vetrata di un edificio
Apple - BorsaInside.com

Un’altra settimana porta con sé un nuovo grattacapo antitrust per Apple, questa volta nei Paesi Bassi, dove una causa potenzialmente da centinaia di milioni di euro potrà finalmente andare avanti dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJEU). La corte ha infatti stabilito che il tribunale olandese ha piena competenza territoriale e internazionale per giudicare il caso, respingendo l’obiezione centrale di Apple sulla giurisdizione.

La controversia, nata nel 2022, vede due fondazioni olandesi accusare Apple di abuso di posizione dominante per aver imposto agli sviluppatori tariffe eccessive, ritenute responsabili dell’aumento dei prezzi di app e acquisti in-app.

Il caso olandese: 637 milioni di euro potenziali e una competenza finalmente definita

Le fondazioni Right to Consumer Justice e App Store Claims sostengono che Apple abbia sfruttato la sua posizione dominante imponendo la commissione standard del 30 percento agli sviluppatori, con ricadute dirette sui consumatori olandesi. Secondo i promotori della causa, 14 milioni di utenti iPhone e iPad avrebbero pagato prezzi gonfiati per anni.

Apple ha provato a far spostare il processo in Irlanda, dove si trova il quartier generale europeo dell’App Store, sostenendo che permettere procedimenti nazionali in vari stati membri avrebbe portato a una frammentazione incontrollabile. La Corte di Amsterdam ha quindi richiesto il parere della CJEU, che ha stabilito che la piattaforma esaminata era specificamente destinata agli utenti con Apple ID olandese e offriva app rivolte al mercato locale. Da qui la piena giurisdizione olandese.

Ora il caso può finalmente proseguire ad Amsterdam, dove Apple rischia un risarcimento stimato in circa 637 milioni di euro.

Apple contro il Digital Markets Act: la questione delle commissioni e dei prezzi finali

Mentre la battaglia nei Paesi Bassi avanza, Apple è coinvolta in un altro fronte legale legato al Digital Markets Act (DMA). Nel tentativo di contestare il suo status di “gatekeeper” presso la Corte Generale dell’UE, l’azienda ha citato uno studio secondo il quale:

• le nuove condizioni imposte agli sviluppatori hanno ridotto in media del 10 percento le commissioni da loro pagate
• le economie generate, pari a 20,1 milioni di euro, sono state percepite per l’86 percento da sviluppatori non europei
• il 90 percento degli sviluppatori non ha ridotto il prezzo finale per gli utenti
• quando i prezzi sono diminuiti — solo nel 9 percento dei casi — il comportamento è risultato coerente con le dinamiche abituali dei mercati digitali

Lo studio conclude che gli sviluppatori tendono a non trasferire i risparmi sugli utenti finali, replicando quanto già osservato in precedenti iniziative di riduzione delle commissioni.

Gatekeeper DMA: altri servizi Apple raggiungono la soglia critica

Il DMA identifica come “gatekeeper” le aziende che detengono una posizione tale da poter limitare la concorrenza. Per essere designate come tali, devono rispettare criteri molto specifici:

• capitalizzazione di almeno 75 miliardi di euro o ricavi UE superiori a 7,5 miliardi annui negli ultimi tre esercizi
• almeno 45 milioni di utenti attivi mensili e 10.000 utenti business annuali per tre anni consecutivi
• obbligo di notifica immediata all’UE al raggiungimento delle soglie

Apple è già classificata come gatekeeper per App Store, iOS e iPadOS. Ora, secondo un nuovo report, l’azienda ha comunicato che anche Apple Maps e Apple Ads hanno superato la soglia minima richiesta, aprendo la strada a ulteriori obblighi antitrust. La Commissione Europea ha ora 45 giorni per decidere se imporre nuovi rimedi, cui Apple dovrebbe adeguarsi entro sei mesi.

Polonia, Germania, Italia e Romania: la nuova ondata di indagini sui sistemi pubblicitari Apple

In Polonia l’autorità antimonopolio UOKiK ha avviato una nuova indagine accusando Apple di applicare in modo asimmetrico il proprio sistema ATT (App Tracking Transparency). L’accusa sostiene che Apple richieda agli sviluppatori terzi l’autorizzazione degli utenti per il tracciamento, ma non applichi gli stessi vincoli alle proprie piattaforme, incluso l’App Store.

Poiché Apple assegna a ogni dispositivo un identificatore anonimo, la preoccupazione dell’UOKiK è che l’azienda possa utilizzare tale ID per pubblicare annunci personalizzati senza consenso esplicito, ottenendo così un vantaggio competitivo sui publisher indipendenti.

Apple nega categoricamente l’abuso del sistema, ma altri paesi — Germania, Italia e Romania — hanno comunque aperto indagini parallele.

Il fronte statunitense: il caso Epic e le prime sentenze che creano precedenti globali

Negli Stati Uniti, Apple è stata costretta a consentire pagamenti esterni e la reinstallazione di Fortnite dopo la sentenza favorevole a Epic Games. Tuttavia, Apple continua a voler applicare commissioni anche su queste transazioni esterne, una posizione che potrebbe portare a sanzioni severe, incluse accuse penali per mancato rispetto del giudice.

La situazione americana ha generato un precedente importante: altri paesi ora chiedono trattamenti equivalenti. In Australia, Epic vuole che le sue app possano essere installate liberamente sugli iPhone, senza commissioni. In Cina, 55 consumatori hanno depositato un reclamo antitrust formale sostenendo che Apple mantenga un monopolio nella distribuzione delle app nel Paese, pur consentendo maggiore apertura in altri mercati.

Un quadro globale sempre più complesso

Apple si trova dunque nel mezzo di una rete sempre più densa di procedimenti legali: cause miliardarie in Europa, indagini sulle pratiche pubblicitarie in diversi paesi, contestazioni sul modello dell’App Store e pressioni regolatorie che arrivano da Stati Uniti, Asia e Oceania.

Il 2025 si sta rivelando un anno cruciale per il futuro dell’ecosistema Apple: il suo modello chiuso e integrato è ora sotto attacco da più fronti e il modo in cui l’azienda risponderà determinerà non solo il suo ruolo nei mercati digitali, ma anche l’evoluzione della regolamentazione tecnologica globale.

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