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Azioni asiatiche in calo in vista dei dati occupazione Usa - BorsaInside.com

Il settore globale della litigation finance, che vale circa 20 miliardi di dollari, sta attraversando una fase di forte contrazione proprio dopo aver previsto una crescita esplosiva all’inizio del 2024. Hedge fund, private equity e investitori istituzionali stanno riducendo la loro esposizione, costringendo molte società del settore a sospendere raccolte fondi, rivedere modelli operativi o cercare nuove fonti di liquidità.

Secondo analisi riportate da Bloomberg, la combinazione di nuove regole, ritorni più bassi e processi sempre più lunghi sta indebolendo un settore che, fino a poco tempo fa, veniva considerato essenziale per permettere a consumatori e lavoratori di affrontare grandi aziende accusate di danni ambientali, sociali o economici.

Un mercato sotto pressione: meno capitali, più incertezze

Le difficoltà sono confermate da Ellora MacPherson, managing director e CIO di Harbour Litigation Funding, una delle più grandi società private del settore. Secondo MacPherson, la raccolta di capitali è diventata complessa in tutti i mercati e gli investitori chiedono ora maggiore prevedibilità, strutture più sicure e formule che riducano il rischio, come accordi assicurativi e modelli di ritorno meno volatili.

La richiesta di strumenti più stabili arriva in un momento in cui il settore è colpito da una serie di ostacoli normativi e operativi che stanno rallentandone l’espansione.

Gli ostacoli principali che frenano la litigation finance

Regole più rigide nel Regno Unito

  • Nel 2023 la Corte Suprema ha vietato ai finanziatori di richiedere una percentuale dei danni, imponendo profitti basati sul multiplo del capitale investito.
  • Nel 2024 la Civil Justice Council ha proposto ulteriori obblighi per i finanziatori, tra cui trasparenza sulle fonti di capitale e requisiti di solidità patrimoniale.
  • Le azioni collettive presso il Competition Appeal Tribunal sono in calo: solo 4 depositate nel 2025 contro 11 nel 2024 e 17 nel 2023.

Pressioni fiscali negli Stati Uniti

In Congresso si discute di ripristinare una proposta che imporrebbe una tassa del 41 percento sui profitti delle società di litigation finance, creando incertezza sull’attrattività del mercato statunitense.

Stretta normativa in Europa

L’Unione Europea ha recentemente ridotto l’ambito di applicazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive, limitando la responsabilità civile delle aziende accusate di violazioni ambientali o sociali. Questo riduce il potenziale valore delle cause finanziabili.

Le società reagiscono: tagli, nuovi modelli e partnership forzate

In questo scenario, vari operatori stanno cambiando approccio.

Therium Capital Management, pioniere del settore nel Regno Unito, ha affidato la gestione quotidiana di gran parte del suo portafoglio di cause a Fortress Investment Group, avviando parallelamente una nuova divisione di consulenza. Secondo il cofondatore Neil Purslow, l’outsourcing consente di ridurre costi e ottimizzare i rendimenti per gli investitori.

Litigation Capital Management ha sospeso la promozione di un nuovo fondo a giugno, citando incertezze legate alla situazione fiscale negli Stati Uniti.

Situazione più complessa per Pogust Goodhead, studio legale britannico sostenuto da Gramercy Funds Management, che ha licenziato un quinto dei suoi dipendenti nel 2024. Entrambi i fondatori hanno successivamente lasciato lo studio, che rimane coinvolto in un’ampia azione legale contro BHP Group per il crollo di una diga in Brasile.

Neppure i giganti sono immuni. Le azioni di Burford Capital, uno dei maggiori player mondiali, sono scese di oltre il 25 percento nel 2025. Pur avendo ottenuto nel 2023 una sentenza favorevole che la metterebbe sulla strada di un risarcimento da 16 miliardi di dollari contro il governo argentino per la nazionalizzazione di YPF SA, il pagamento è bloccato nelle corti statunitensi.

Quando i grandi casi rendono molto meno del previsto

Il settore è ancora scosso da casi recenti che hanno drasticamente ridotto le aspettative di profitto. Tra questi spicca la class action contro Mastercard, avviata nel 2016 e successivamente finanziata da Innsworth Capital, società legata a Elliott Investment Management. L’azione, inizialmente stimata in 14 miliardi di sterline, si è conclusa con un accordo da appena 200 milioni, una frazione minima del valore atteso.

Un risultato che secondo Ian Garrard, managing director di Innsworth, mette in discussione la sostenibilità del modello, pur mantenendo la convinzione che, con più precedenti giuridici e storia operativa, gli investimenti diventeranno più prevedibili.

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