il simbolo della Apple sulla vetrata di un edificio
Apple - BorsaInside.com

Apple sta vivendo una fase di cambiamento profondo nella sua leadership, con l’uscita di alcuni dei nomi più importanti del management. Tra questi il COO Jeff Williams, considerato fino a poco fa il possibile successore di Tim Cook; John Giannandrea, responsabile dell’intelligenza artificiale; Lisa Jackson, che guidava i rapporti istituzionali; Alan Dye, vicepresidente del design ora diretto verso Meta; e la general counsel Kate Adams.

Presi singolarmente, questi movimenti potrebbero sembrare normali avvicendamenti in una multinazionale. Ma la vicinanza temporale delle dimissioni ha alimentato interrogativi sulla stabilità interna dell’azienda.

Fondamentali solidi, ma un punto debole

Se si osservano i numeri, Apple non appare in crisi: il titolo sfiora i massimi storici, la capitalizzazione supera i quattro trilioni di dollari, e l’ultimo trimestre ha registrato vendite record di iPhone, con previsioni ancora più ottimistiche per il prossimo.

Il comparto Services continua a crescere e secondo l’analista Ming-Chi Kuo l’azienda sarebbe pronta a lanciare un MacBook economico, rivolto alle scuole e ai consumatori più attenti al prezzo.

Eppure, un problema inizia a farsi evidente: Apple è in ritardo nella corsa mondiale all’intelligenza artificiale.

Una corsa persa (per ora) sull’AI

Apple non ha ammesso che le dimissioni siano legate alle difficoltà nell’AI, ma diversi analisti ritengono che almeno due di queste — Giannandrea e Dye — siano segnali di una cambio di strategia deciso da Tim Cook.

“Cook vuole scuotere le cose per essere leader nell’AI e non inseguitore,” ha spiegato Gene Munster, storico osservatore dell’ecosistema Apple.

Giannandrea, responsabile della strategia AI, ha lasciato un reparto che ha faticato a recuperare terreno rispetto a Google e Microsoft. Al suo posto subentra Amar Subramanya, ricercatore AI, ora sotto la supervisione di Craig Federighi.

La nuova Siri annunciata nel 2024 è stata rimandata al 2026, e secondo Bloomberg Apple avrebbe incontrato difficoltà con i suoi modelli AI, tanto da pagare Google circa un miliardo di dollari l’anno per utilizzare Gemini a supporto dell’assistente vocale, in attesa che i modelli interni siano pronti.

Alan Dye, mente dietro gran parte dell’interfaccia grafica Apple, ha invece deciso di passare a Meta, guidando il design hardware dei dispositivi AI di Reality Labs.

Perché Apple non perde utenti nonostante il ritardo

Secondo gli esperti, nonostante Siri deluda da anni, Apple non corre rischi immediati: la forza dell’ecosistema e la fedeltà degli utenti mantengono saldo il mercato.

“Apple può anche essere indietro tecnologicamente perché esiste un fandom e un ecosistema che trattengono gli utenti,” ha affermato Zeus Kerravala.

Il messaggio dietro il rimpasto

Per Kerravala, la spinta attuale è chiara: accelerare sull’AI per evitare che il gap si trasformi in perdita di quote di mercato.

Se Apple riuscirà a trasformare questa fase di rinnovo in un salto avanti dipenderà dalla rapidità con cui riuscirà a implementare una strategia AI credibile, ripensando Siri e integrando capacità agentiche nella sua piattaforma.

Una cosa è certa: Tim Cook sta ridisegnando la parte alta dell’azienda per una nuova era in cui l’intelligenza artificiale sarà la prossima grande battaglia di Cupertino.

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