Anche la giornata di ieri, per la sterlina, è stata una giornata di attese e di incertezze, con i mercati valutari che su contrapposte forze hanno cercato di orientare i principali cross, senza tuttavia avere la potenza necessaria per permettere ai cambi di potersi ergere in misura decisa verso l’una o l’altra direzione.
Insomma, a fronte dell’aleatorietà del momento, ispirata al caos Brexit, la sterlina non sembra averne risentito come da attese. Ma cosa accadrà in futuro?
Molto dipende ovviamente dallo sviluppo delle relazioni tra Londra e Bruxelles, con la premier Theresa May che ha domandato all’UE una breve estensione della Brexit. Una richiesta che, come da previsioni, è stata respinta in modo pronto dal presidente della Commissione, Jean–Claude Juncker, che ha sottolineato come, a meno che l’intesa di ritiro non sia approvata entro una settimana dai parlamentari britannici (la deadline è il 12 aprile), il Regno Unito sarà fuori dall’UE, o si dovrà preparare a vivere un periodo più ampio di estensione.
Dunque, se niente muterà, il 12 aprile sarà il giorno dell’addio, ovvero il giorno ultimo per poter approvare l’accordo di ritiro. Se Londra non riuscirà ad approvare l’accordo per allora, Bruxelles non sarà disposta a concedere un’ulteriore breve estensione.
In un’intervista Juncker ha infatti precisato che dopo il 12 aprile vi è il concreto rischio di mettere a rischio le elezioni del Parlamento europeo, minacciando così l’intero funzionamento dell’UE. A quel punto, ha poi precisato Juncker, il Regno Unito dovrà affrontare una Brexit no deal, senza accordo, anche se l’UE non ha alcun interesse – ha poi concluso – a “buttare fuori” un suo Stato membro. È per questo che, nell’ipotesi di approvazione entro la data succitata, l’UE potrebbe essere disponibile a estendere fino al 31 dicembre 2019 i termini originari, con data di uscita più probabile a fine marzo 2020.
Tornando alla sterlina, il cambio con le principali valute controparti ieri non è stato particolarmente vibrante. Il guadagno è stato di 25 punti base sul dollaro, mentre la chiusura è stata sostanzialmente stabile sul dollaro.
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