Quanto guadagnano le Ong? Ecco lo stipendio da favola dei volontari

Quando sentiamo parlare di volontariato pensiamo automaticamente a qualcosa che si fa per senso di responsabilità, a costo di rimetterci di tasca propria. Non è sicuramente il caso di chi decide di imbarcarsi su una nave delle Ong che si occupano del rastrellamento e del trasporto dei migranti dalle coste al largo della Libia fino all’Italia.

In questi giorni si è parlato molto della Sea Watch 3, tutt’ora in acque internazionali con un carico di 56 migranti che non intende riportare indietro. Ma di navi che fanno questo stesso lavoro ce ne sono molte, come ad esempio la Vos Hestia, appartenente all’Ong americana Save the Children, il cui presidente percepisce uno stipendio di 365.000 dollari l’anno.

Non se la passa tanto male neppure il più alto dirigente della Ong Care, che si mette in tasca una paga da 250.000 dollari l’anno. Naturalmente non è sempre così, perché sulle navi delle Ong si può iniziare a lavorare anche con meno di 2mila euro al mese, ma non mancano le prospettive di carriera. Purtroppo di cifre esatte riguardanti gli stipendi dei volontari spesso si fa fatica a parlare, quindi i dati scarseggiano.

“Per caso qualcuno pretende che i vigili del fuoco non vengano pagati? O i dottori? Qui siamo tutti professionisti. Non ci si può improvvisare soccorritori. Quindi le persone sono pagate. Certo non si arricchiscono: fanno questo lavoro non per soldi ma per altre ragioni.” Questa la risposta data ad un giornalista, da uno dei marinai dell’Acquarius, la nave che salì alla ribalta della cronaca qualche mese fa.

Ma tornando alla Sea Watch, in questi giorni sui social network circolava un volantino che denunciava lo stipendio della sua portavoce italiana: Giorgia Linardi. Pare che la volontaria che ha parlato della sua vocazione in un’intervista con Elle, percepisca intorno ai 60mila euro l’anno. Insomma intorno ai 5mila euro al mese, che di questi tempi forse non ti fanno arricchire, ma qualche bolletta riesci a pagarla.

Da dove arrivano e dove finiscono i soldi delle Ong?

Quando si parla della Sea Watch 3, parliamo di una delle navi di una Ong di Berlino, nata e sostenuta grazie a donazioni di privati. Nel solo 2018, tra una campagna e l’altra contro la Lega, questa Ong tedesca ha raccolto qualcosa come 1 milione e 800mila euro in donazioni. Una somma che grazie alla pubblicità che si sta facendo polemizzando con il Viminale sulla pelle dei migranti, potrebbe anche crescere notevolmente quest’anno.

Ma poi queste cifre esorbitanti dove vanno a finire? Qualcuno potrebbe auspicare che vadano a finire concretamente nelle tasche di chi scappa da guerra e miseria, ma non è esattamente così. Il 30% circa delle donazioni serve per pagare gli stipendi dei volontari, la maggior parte dei quali resta comodamente sulla terraferma a dare battaglia alle leggi italiane.

Una parte del denaro serve anche a sostenere e incrementare la flotta. La nave Sea Watch 3 ad esempio è stata comprata un paio d’anni fa, pagata circa 456mila euro. 328mila euro sarebbero invece costate le sue operazioni in mare. Ma quella che è salita alla ribalta della cronaca in questi giorni, come facilmente intuibile, non è l’unica della flotta. La Sea Watch 2 è costata 421mila euro, mentre la Sea Watch 1 70mila euro.

Altre spese sono state sostenute per comperare l’aereo ricognitore che ha la funzione di avvistare i barconi e comunicarne la posizione alle navi. Il suddetto aereo è costato 196mila euro, il team e gli uffici 304mila euro, il cosiddetto camp Malta altri 55mila euro, e il team italiano 62mila euro.

Sia ben chiaro, tutto alla luce del sole e perfettamente legale, ma il punto non è questo. I numeri citati servono solo per avere un’idea di quanto denaro giri intorno alle ong ed in modo particolare intorno alla Sea Watch, ferma da ormai una settimana in acque internazionali con un carico di 42 disperati.

Quanto guadagnano i dipendenti delle ONG

Il mondo delle organizzazioni non governative, o ONG, offre numerose opportunità per coloro che desiderano lavorare per una causa in cui credono e impegnarsi in un campo oggi molto controverso, tra chi alimenta e chi contrasta povertà, guerre e altre emergenze globali. In ogni caso, il guadagno dei dipendenti delle ONG in genere non è particolarmente alto.

Secondo un’indagine, la retribuzione annua più bassa per i dipendenti delle ONG è di circa 10.000 euro, ma per la metà delle organizzazioni analizzate, la retribuzione più bassa è compresa tra circa 17.800 e 24.100 euro lordi all’anno. Ci sono anche opportunità di volontariato, sia in Italia che all’estero, che offrono una retribuzione mensile di circa 433,80 euro, ma queste sono riservate ai giovani dai 18 ai 28 anni di età.

Per i volontari del servizio civile, invece, il compenso mensile è di 433,80 euro se svolgono il servizio civile in Italia, mentre se svolgono il servizio civile all’estero, ricevono un’indennità di 15 euro al giorno per i giorni di effettiva permanenza, oltre al vitto e all’alloggio.

Tuttavia, va detto che una parte significativa delle donazioni ricevute dalle ONG viene utilizzata per pagare gli stipendi dei volontari. In particolare, circa il 30% delle donazioni serve a questo scopo, anche se non tutti i volontari sono impegnati in attività sul campo. In ogni caso, non è possibile essere “volontari lavoratori”, poiché i volontari non possono essere pagati dalle organizzazioni. L’unica forma di compensazione possibile per i volontari sono i rimborsi spese.

In sintesi, lavorare per un’ONG può anche rappresentare un’opportunità di grande valore umano, ma non necessariamente garantisce alti guadagni. Tuttavia, per coloro che credono nella missione delle organizzazioni no-profit, il lavoro in una ONG può essere una scelta gratificante e significativa.

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