Un aggiornamento sul previsioni petrolio 2023 si è reso necessario a metà agosto dell’arrivo delle nuove stime AIE. In precedenza c’era stata una prima revisione profonda operata tra aprile e maggio a causa dell’inattesa decisione dell’OPEC+ di tagliare la produzione per inglobare le conseguenze negative della recessione e soprattutto della crisi bancaria.
La mossa dell’OPEC+ ha fatto subito scattare una revisione delle stime 2023 da parte delle maggiori banche d’affari. In questo contesto Goldman Sachs ha portato le previsioni per il prezzo del petrolio Brent a 95 dollari al barile entro fine anno e a 100 dollari entro il 2024. Secondo gli esperti della banca Usa, il taglio a sorpresa deciso dall’OPEC+ il 2 aprile è in linea con quella che è la nuova politica dell’OPEC+ che punta ad agire in modo preventivo per evitare che ci possano essere perdite significative di quote di mercato. Nella loro nota gli analisti americani hanno affermato che “nonostante sia stata una sorpresa, questo taglio riflette importanti considerazioni economiche e probabilmente politiche”.
La stessa Goldman Sachs ha poi rivisto anche le previsioni petrolio 2024 e per questo motivo abbiamo pensato di inserire in questo post anche in riferimento all’anno prossimo. Sempre più trader, infatti, adottano come orizzonte di investimento in lungo termine.
Prezzo petrolio previsioni 2023: il contesto di riferimento
Cosa attendersi dal prezzo del petrolio nel 2023? Nonostante manchi ancora qualche giorno alla fine dell’anno, l’attenzione degli investitori è già rivolta a quello che succederà l’anno prossimo. Questo, oltre che per ovvie ragioni motivate dalla curiosità, per un motivo molto più pratico che si può dedurre semplicemente guardando il grafico della quotazione petrolio sotto riportato. Come si può vedere dalla curva, i prezzi del greggio da un pò di tempo sembra essere schiacciati. Il petrolio WTI scambia a 81 dollari al barile mentre il Brent è attestato in area 87 dollari al barile.
Nulla di eccezionale soprattutto se si tiene conto che fino a pochi mesi fa si parlava apertamente di quotazioni petrolifere anche a 100 dollari al barile a causa della decisione dell’OPEC+ (paesi produttori + la Russia) di effettuare un taglio monstre della produzione.
Ciò premesso, vediamo quindi quali sono le previsioni sul prezzo del petrolio per il 2023.
Prima di scendere nel dettaglio, una nota di tipo tecnico. Operando sui mercati da molto tempo siamo consapevoli che i vari analisti nel mese di dicembre tendono a pubblicare i vari report previsionali. Per questo abbiamo pensato ad un articolo che sintetizza tutte le stime. Man mano che i vari broker e banche d’affari renderanno note le loro previsioni petrolifere 2023, effettueremo un editing del post.
Ricordiamo inoltre che tutte le previsioni segnalate in questo articolo possono essere usate per investire sul prezzo del petrolio. Ovviamente per speculare sulle quotazioni petrolifere non serve acquistare barili fisici di greggio ma si può investire attraverso strumenti di tipo derivato come i CFD. I Contratti per Differenza non implicano il possesso del sottostante e permettono di speculare in entrambe le direzioni: sia al rialzo (long trading) che al ribasso (short trading). Un broker che consente di fare trading con i CFD sul petrolio e offre anche la demo gratuita per fare pratica senza rischi è eToro.
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Prezzo petrolio previsioni 2023: analisi di Morgan Stanley
Gli analisti di Morgan Stanley sono stati tra i primi a pubblicare un report dedicato alle previsioni petrolio 2023. Secondo gli esperti il prezzo del greggio potrebbe essere condizionato da ben 7 incertezze nel corso del 2023 tra le quali gli esperti includono anche un leggero eccesso di offerta che potrebbe durare almeno fino alla fine del primo trimestre. Successivamente, a partire dal secondo trimestre, ci potrebbe essere un maggiore equilibrio ma tale situazione potrebbe poi essere superata nel secondo semestre dell’anno a causa di un deficit.
Le 7 incertezze che secondo Morgan Stanley potrebbero condizionare il prezzo del petrolio nel 2023 sono:
- ripresa del settore aviazione
- riaperture in Cina
- embargo europeo sul petrolio della Russia
- scarsità di gasolio
- l’evoluzione dello scisto statunitense
- le spese capitali
- la fine del rilascio di SPR
Nella loro nota gli analisti di Morgan Stanley, hanno affermato che nel caso in cui le loro aspettative di base si dovessero realizzare, allora ci potrebbero essere effetti positivi sui prezzi. Nel caso opposto, ossia se le previsioni di MS si dovessero rivelare inesatte, allora il mercato resterebbe in una situazione neutrale. Secondo gli analisti, attualmente il mercato petrolifero deve fare i conti con spinte macro contrarie. Nonostante questa situazione, però, se si guarda al 2023 i fattori sottostanti potrebbero influenzare in modo positivo i rischi.
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Per quello che riguarda il primo dei punti citati, quello della ripresa del settore aereo, gli analisti della banca d’affari Usa hanno messo in evidenza come l’attuale consumo globale di jet fuel sia ancora più basso di circa 2 milioni di barili al giorno rispetto a quello del 2019 (pre covid). Secondo gli esperti è plausibile che nei prossimi anni ci possa essere un recupero e quindi un ritorno ai livelli precedenti alla pandemia.
Altro fattore di rischio per il prezzo del petrolio nel 2023 è rappresentato dalla questione Cina. Gli analisti hanno evidenziato come l’attuale domanda di petrolio della Cina sia attualmente più bassa di circa 1 milione di barili al giorno rispetto ai livelli del 2020/21. A determinare questo andamento contratto sono i vari lockdown periodici che le autorità cinesi hanno imposto negli ultimi mesi (restrizioni alla mobilità, chiusura di industrie in aree alle prese con alti tassi di contagio). Ad ogni modo secondo Morgan Stanley è molto probabile che dopo il primo trimestre 2023, la domanda di petrolio da parte del colosso asiatico possa riprendersi.
Per quello che riguarda le importazioni dalla Russia all’Europa, ad ottobre l’UE importava ancora circa 2,4 milioni di barili al giorno di petrolio russo. Con il nuovo anno la Russia dovrà trovare altri acquirenti e l’UE avrà la necessità di trovare altri fornitori. Questo è ciò che inevitabilmente accadrà, tuttavia gli analisti non escludono che ciò possa avvenire “non in modo completo, fluido, veloce e senza impatto sui prezzi”.
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Prezzo petrolio 2023: le stime dell’AIE aggiornate ad agosto 2023
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha emesso un alert riguardo alla prospettiva delle scorte globali di petrolio nel corso del 2023. Questa stima sottolinea la possibilità di una drastica diminuzione delle riserve che potrebbe innalzare ulteriormente i prezzi del petrolio. Nonostante ciò, l’AIE prevede che la crescita della domanda mostrerà un rallentamento, stabilizzandosi a un incremento di 1 milione di barili al giorno (bpd) nel 2024, rappresentando una riduzione di 150.000 bpd rispetto alle stime precedenti.
Il fattore critico in questa equazione è la restrizione dell’offerta, innescata sia dai tagli alla produzione adottati dall’OPEC+ sia dall’incremento della richiesta globale. Questi elementi hanno dato impulso a un notevole aumento dei prezzi del petrolio, con il greggio Brent che ha toccato quota oltre $88 al barile il 10 agosto, segnando il livello più elevato dal gennaio precedente.
L’AIE ha dichiarato che nel caso in cui l’OPEC+ mantenga i livelli attuali di produzione, le scorte di petrolio potrebbero subire una riduzione di 2,2 milioni di barili al giorno nel terzo trimestre e di ulteriori 1,2 milioni di barili nel quarto trimestre. Questo scenario comporterebbe il rischio di un ulteriore incremento dei prezzi petroliferi.
Il disequilibrio tra l’offerta e la domanda risulta evidente. L’AIE ha evidenziato che la domanda globale di carburanti ha raggiunto una media di 103 milioni di barili al giorno per la prima volta nel mese di giugno, con ulteriori incrementi previsti per il mese di agosto. Questo aumento è alimentato da vari fattori, tra cui il notevole traffico aereo estivo, l’aumento dell’utilizzo del petrolio nella generazione di energia e l’espansione delle attività petrolchimiche in Cina.
Prezzo petrolio previsioni 2023: le altre opinioni
Gli analisti di Bank of America hanno una posizione differente sulle previsioni petrolio 2023 rispetto a quella di Morgan Stanley. Secondo gli analisti non è da escludere che il Brent possa rimbalzare anche ad oltre i 90 dollari al barile nel caso in cui ci dovesse essere una svolta accomodante da parte della FED e una riapertura della Cina.
Ancora più ottimisti gli esperti di UBS Global Wealth Management secondo i quali il prezzo del petrolio potrebbe anche salire fino a 100 dollari al barile se si dovessero verificare queste tre condizioni: riduzione della produzione di greggio da parte della Russia, incremento della domanda da parte della Cina e ritorno della normalità pre-covid19 a Pechino.
Secondo Giovanni Staunovo il prossimo anno la Russia potrebbe avere più difficoltà a trovare un mercato per tutti i barili di petrolio da lei prodotti e da qui un’inevitabile taglio ai livelli produttivi del Cremlino.
Nelle scorse settimane è entrato in vigore l’embargo UE sul petrolio prodotto da russi e commercializzato via mare. A febbraio scatterà poi l’embargo sul carburante. Se a ciò si aggiunge il fatto che una norma del G7 prevede che i carichi di petrolio russo che vengono consegnati in parte del mondo non possano accedere ai servizi di assicurazione e spedizione dell’Ue, si deduce che Mosca potrebbe avere grandi difficoltà a vendere il suo petrolio in altre pari. E del resto è stato lo stesso presidente Vladimir Putin ad affermare che Mosca potrebbe decidere di tagliare la produzione dopo la decisione UE di fissare il prezzo massimo a 60 dollari al barile. Non è da escludere che la Russia possa quindi avere problemi a trovare acquirenti per colmare la perdita dell’Europa. Se la domanda dovesse essere inferiore allora anche la produzione non può che essere inferiore e ciò avrà come conseguenza un rialzo del prezzo del petrolio. Secondo Staunovo se la Cina dovesse abbandonare la politica zero-covid, ci sarebbe un rialzo della domanda e quindi anche dei prezzi del petrolio.
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Previsioni petrolio 2023: fattori rialzisti e fattori ribassisti
Dopo aver analizzato le principali opinioni sull’andamento del prezzo del petrolio nel 2023, facciamo adesso il punto su quali potrebbero essere i catalizzatori rialzisti e quali quelli ribassisti.
Iniziamo dai primi ossia dagli elementi che potrebbero far salire il prezzo del greggio:
- fine della politica zero covid19 da parte della Cina: Pechino, negli ultimi mesi, ha già eliminato molte delle restrizioni più dure contro il covid ma ci sono evidenti difficoltà nel ripristino della vita economica normale. Non è da escludere che la domanda di greggio da parte della Cina possa salire entro il secondo semestre di conseguenza ci possa essere un trascinamento verso l’alto i prezzi del petrolio.
- calo della produzione petrolifera Usa: stando alle previsioni dell’EIA non è da escludere che la produzione petrolifera Usa possa raggiungere i 12,34 miliardi di bpd nel 2023. Attenzione però perchè molte compagnie petrolifere hanno già detto che è molto difficile che possano produrre più petrolio di quello che già fanno adesso.
- gli Usa incrementano le loro riserve strategiche: negli ultimi mesi la Casa Bianca ha venduto quantità record di riserve petrolifere strategiche (SPR). Ebbene adesso la stessa Casa Bianca punta a ripristinare queste riserve.
- le sanzioni sui prodotti petroliferi russi trasportati via mare: le nuove sanzioni entrano in vigore a febbraio 2023 e causeranno un aumento a breve termine dei prezzi della benzina in Europa. Tuttavia va considerato che Mosca invierà più petrolio ad altri paesi per compensare (Cina, India e Turchia)
- le politiche dell’OPEC: l’organizzazione dei paesi produttori più la Russia potrebbe tentare di alzare i prezzi tagliando le quote di produzione nel 2023
- la risalita dell’inflazione e la svalutazione del dollaro Usa: il greggio viene prezzato in dollari e quindi se dovesse esserci un deprezzamento del biglietto verde contro le valute estere, i paesi produttori dovrebbero venderlo a prezzi più alti in modo tale da vedersi comunque garantire le stesse entrate nella loro valuta.
- eventuali calamità naturali: il settimo potenziale catalizzatore per il prezzo del greggio è in realtà una presenza fissa di tutti gli anni. Eventuali calamità o lo scoppio di altre guerre potrebbero far schizzare la valutazione dell’oil (si tratta comunque di eventi imprevedibili)
Ed ecco invece i fattori che potrebbero spingere al ribasso il prezzo del petrolio nel 2023:
- lo scoppio di una recessione globale: se ne parla oramai da mesi e sarebbe il principale fattore in grado di deprimere le quotazioni petrolifere. Da sempre il prezzo del petrolio scende nel momento in cui scoppia una recessione con l’intensità del calo che dipende dalla flessione dell’economia
- l’aumento della produzione da parte dell’OPEC+: scenario opposto a quello citato nel precedente elenco, è ovvio che un incremento della produzione avrebbe come effetto un calo dei valori del greggio. Vero è che tutto può accadere ma ad oggi i paesi produttori che potrebbero incrementare la produzione sono pochissimi (Arabia Saudita, Iraq ed EAU)
- una domanda cinese più bassa rispetto alle stime: sarebbe questo lo scenario inevitabile se la politica di riapertura da parte della Cina dovesse essere più lenta del previsto
- la ripresa dei commerci energetici tra Russia e Europa: un’ipotesi simile presupporrebbe, in qualche modo, la fine della tensione e quindi almeno una tregua in Ucraina. Non è però detto che debba essere la Russia a fare la prima mossa….in fin dei conti è l’Europa che sta pagando un prezzo economico alto
- un accordo nucleare tra Usa e Iran: in questo caso a parlare è la storia, nei precedenti storici le intese sul nucleare iraniano hanno sempre raffreddato il prezzo del greggio.
Ora non è detto che nel 2023 si debbano verificare solo fattori negativi o solo fattori positivi. Ci potrebbero essere alcuni elementi positivi e altri negativi. Dal loro equilibrio dipenderà l’andamento del prezzo del greggio.
Previsioni petrolio 2024: cosa pensa Goldman Sachs
A fine luglio gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto le loro stime sul prezzo del petrolio dopo che lo scorso mese la domanda globale di greggio era arrivata massimo storico di 102,8 milioni di b/g.
Nel loro report gli analisti della banca d’affari hanno evidenziato come il rally registrato dalla domanda di greggio a luglio possa essere l’antifona di buoni livelli per tutto l’anno corrente. Tale andamento determinerà ad un deficit di 1,8 milioni di barili al giorno superiore al previsto e nel prossimo anno condurrà da un deficit di 0,6 milioni di barili al giorno.
Nella loro nota gli analisti di Goldman Sacha hanno citato come fattori alla base della loro decisione la revisione al ribasso del rischio di recessione e lo sforzo molto forte dell’OPEC finalizzato ad incrementare i prezzi. Anche la più bassa volatilità dovrebbe consentire all’oro nero di assumere una tendenza positiva per l’anno prossimo.
In particolare, per quello che riguarda nello specifico i tagli, la banca Usa ha valutato molto positivamente la mossa dell’Arabia Saudita che, grazie alla sua politica, ha riportato i deficit. Tra l’altro molto importante è stata la decisione di far durare fino a settembre il taglio alla produzione di 1 milione di barili al giorno in più. A ottobre si passerà poi a 500 milioni.
Nel documento Goldman Sachs ha fornito anche un aggiornamento sulla sua proiezione sulla richiesta di petrolio, indicando un incremento di circa 550.000 barili al giorno. Di conseguenza gli esperti Usa hanno previsto un aumento dell’offerta di circa 175.000 barili al giorno entro il 2023. Pur in presenza di queste previsioni, la banca ha però deciso di tenere ferma la sua stima di 86 dollari al barile per il Brent entro dicembre 2023, prevedendo, invece, un ulteriore aumento dei prezzi a 93 dollari al barile nel secondo trimestre del 2024 proprio perchè i deficit di offerta continueranno a persistere.
Tuttavia, secondo Goldman Sachs, ci sono fattori che potrebbero limitare l’aumento dei prezzi del petrolio. Tra questi, il notevole aumento della capacità inutilizzata dell’OPEC nel corso dell’ultimo anno, il ritorno alla crescita dei progetti offshore internazionali e la flessione registrata dai costi di produzione del petrolio negli Stati Uniti. Questi elementi potrebbero esercitare una pressione al ribasso sui prezzi del petrolio nonostante le proiezioni di deficit di offerta.
Prezzo petrolio 2024: le indicazioni dell’AIE
I venti economici contrari stanno emergendo come un fattore limitante per la crescita della domanda globale di petrolio greggio, con effetti che si faranno sentire particolarmente nel corso del 2024.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) prospetta che la transizione verso fonti energetiche più sostenibili inizierà a incidere significativamente già nel prossimo anno. Questa transizione si tradurrà in una notevole riduzione della pressione sul consumo di petrolio, grazie al miglioramento dell’efficienza dei veicoli e all’ampia adozione di auto elettriche.
Più specificamente, nel corso del 2024, ci si aspetta un brusco rallentamento nella crescita della domanda, stimata a 1 milione di barili al giorno. Questo rallentamento è attribuibile a una serie di condizioni macroeconomiche poco favorevoli, alla conclusione dell’effetto di ripresa post-pandemia e all’aumento dell’utilizzo di veicoli elettrici.
All’interno di questo quadro, ci si attende che i prezzi del petrolio subiscano una diminuzione. Questo sarà in parte un riflesso dell’arresto nella crescita della domanda, nonché dell’evoluzione delle dinamiche di mercato legate alla crescente transizione verso fonti energetiche più pulite.
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