Novità nella manovra economica: arriva il taglio dei bonus fiscali per redditi medio-alti

Nel Documento Programmatico di Bilancio che l’esecutivo ha inviato a Bruxelles il 16 ottobre e che come reso noto oggi dall’Huffington Post ha praticamente ottenuto il via libera dell’esecutivo comunitario, è stato inserito il progetto di revisione delle agevolazioni fiscali.

In sostanza si tratta di una serie di articoli che introducono alcune novità volte ad incrementare le entrate dello Stato. Particolarmente interessante la parte relativa alla revisione, che dovrebbe poi tradursi in una graduale eliminazione, delle detrazioni fiscali per quella categoria di contribuenti che dichiara redditi medio alti, a partire da determinate soglie.

Come funziona il taglio dei bonus fiscali inserito nel DPB

Si tratta di uno degli interventi previsti dal Documento Programmatico di Bilancio, che consisterebbe appunto nella graduale riduzione delle detrazioni Irpef per redditi che partono da una certa soglia.

Il meccanismo dovrebbe funzionare in modo tale che al crescere del reddito le detrazioni andrebbero ad azzerarsi, ma con alcune dovute eccezioni, come gli interessi passivi sui mutui, le spese mediche e le spese sanitarie, comprese tra queste ultime quelle relative all’acquisto di farmaci.

La revisione delle detrazioni fiscali scatterebbe per i redditi che partono da 120mila euro, con un abbassamento della detrazione che si attesta attualmente al 19%. Si andrebbe invece ad azzerare per chi dichiara un reddito da 240mila euro in su.

Una misura, quella della riduzione delle detrazioni fiscali inserita nel Dpb, che andrebbe ad interessare un numero piuttosto basso di contribuenti. Secondo i dati forniti dal Centro Studi Previdenziali, la misura interesserebbe meno del 2% dei contribuenti italiani, per l’esattezza la percentuale si aggirerebbe intorno all’1,35%, con introiti per lo Stato non particolarmente rilevanti.

La questione del rispetto del principio di progressività

Il fatto che le entrate per il fisco sarebbero di poco conto non è l’unico elemento di questa misura che non convince del tutto. Un altro neo sarebbe rappresentato dal possibile conflitto che il provvedimento potrebbe avere con il principio di progressività descritto dall’articolo 53 della nostra Costituzione.

Vediamo meglio di cosa si tratta. Eliminare le detrazioni Irpef per i contribuenti che dichiarano un reddito particolarmente alto potrebbe apparire in linea con il principio di progressività espresso dalla Costituzione, eppure a seguito di un’analisi più approfondita si potrebbe giungere alla conclusione opposta.

Secondo il principio di progressività tutti i contribuenti sono tenuti a contribuire alle spese pubbliche in misura proporzionale alla propria capacità contributiva, ma se si accentua ulteriormente il dislivello tra le fasce di contribuenti si rischia di esasperare il principio stesso. Quindi escludere una certa fascia dalle detrazioni fiscali potrebbe essere interpreato come un provvedimento iniquo, essendo il bonus fiscale una misura volta ad incentivare un comportamento responsabile da parte del contribuente.

Qualcosa di simile rischiava di accadere con la proposta leghista della Flat Tax. In quel caso si rischiava di minare le basi stesse del principio di progressività, e non erano mancate le critiche. L’idea di base della flat tax cui stava lavorando il governo giallo-verde era quella di sostituire i cinque scaglioni che abbiamo ancora oggi, e le relative aliquote, con un’unica aliquota che fosse uguale per tutti. Poi a partire del 2019 si è ipotizzato lo sviluppo di una flat tax che preveda almeno 2 aliquote, ma per il momento non è tra le priorità dell’esecutivo.

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