Arresti ‘ndrangheta, chi è Giancarlo Pittelli, già coinvolto nell’inchiesta Poseidone

Il nome di Giancarlo Pittelli era già stato fatto anni addietro, nel 2005 per l’esattezza, quando l’allora Pm di Catanzaro Luigi De Magistris lo aveva accusato di aver commesso illeciti nella gestione di fondi comunitari. Ma chi è Pittelli? Facciamo qualche passo indietro.

Giancarlo Pittelli, 66 anni, di professione avvocato con uno studio legale a Catanzaro nel quale collabora una dozzina di professionisti, che operano sia nel campo civile che in quello penale. Quella di Catanzaro non è l’unica sede, ve ne sono anche una a Roma ed una a Torino.

Pittelli è figlio d’arte, in campo professionale, infatti il padre Mario, morto nel 2014 a 104 anni, che è stato tra le altre cose consigliere censore della Banca d’Italia di Catanzaro, gestiva lo studio prima che lui gli subentrasse, ma fu il nonno materno a fondarlo, Francesco Caroleo.

I primi rudimenti del mestiere Giancarlo Pitteli li impara proprio da nonno Francesco, più che dal padre, poi già dagli anni ’70 inizia a ricoprire diversi incarichi nelle liquidazioni delle banche locali e diventa consigliere dell’Ordine forense di Catanzaro, ma anche consulente della Regione Calabria, e presidente della Sacal (che è la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme), nonché della società calcistica Catanzaro, in quegli anni in serie C.

Pittelli poi inizia a ricevere incarichi più che altro politici. Trova la sua giusta dimensione nella Democrazia Cristiana, ed è così che diventa prima consigliere comunale a Catanzaro, poi verso la fine degli anni ’80 assessore alla Cultura.

Arriva poi in Parlamento come deputato nel 2001 e nel 2006 viene eletto con Forza Italia in Senato, dove viene confermato anche nel 2008 con Il Popolo delle Libertà. Il PdL però inizia a stargli stretto e decide di lasciare Berlusconi per entrare nel gruppo misto.

Il 2011 è l’anno in cui cade il quarto governo Berlusconi. Lui, Pittelli, è tra i deputati della maggioranza che decidono di non votare il rendiconto generale dello Stato 2010, dando il suo contributo alla crisi del Berlusconi IV.

Insieme ad altri parlamentari poi, Pittelli forma il gruppo misto Liberali per l’Italia-Pli, ma quell’esperienza ha vita breve, e alla fine decide di sposare la causa di Gianfranco Micciché e aderisce a Forza del Sud. Nel corso della sua carriera politica con Forza Italia e Popolo delle Libertà, che gli ha fruttato tre mandati, è stato coordinatore di FI in Calabria, ma soprattutto ha sempre seduto nella Commissione permanente Giustizia.

Gli anni dell’inchiesta Poseidone

Gli investigatori di Catanzaro che si sono occupati delle indagini relative all’inchiesta “Rinascita-Scott” ritengono che Pittelli abbia “messo sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale”.

Ma ci sono stati altri episodi giudiziari nei quali si fa il nome di Giancarlo Pittelli, come quello del 2005, in cui l’allora Pm di Catanzaro Luigi De Magistris lo accusa di aver commesso illeciti nella gestione dei fondi comunitari nel settore della depurazione. Secondo De Magistris l’avvocato Pittelli si sarebbe reso colpevole di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.

L’inchiesta Poseidone però fu tolta a De Magistris e finì con l’essere archiviata per insussistenza dei fatti di reato in base alle conclusioni cui sono giunti altri Pm a seguito di ulteriori indagini.

Passano solo due anni, è il 2007, e De Magistris denuncia Pittelli a Salerno per corruzione in atti giudiziari, solo che l’avvocato viene assolto. Non solo perché Pittelli nel frattempo avvia anche un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato italiano e di alcuni magistrati.

“Negli arresti di oggi in Calabria leggo di fatti e persone che furono anche oggetto di alcune delicatissime inchieste in cui ero titolare quale Pm presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, negli stessi uffici oggi diretti dal procuratore Gratteri” racconta su Facebook De Magistris, ora sindaco di Napoli.

“Il mio procuratore della Repubblica nel 2007, Mariano Lombardi mi revocò l’inchiesta Poseidone quando notificai un’informazione di garanzia all’avvocato Pittelli, che all’epoca dei fatti era amico del procuratore, era stato il suo avvocato, e pochi mesi prima aveva assunto nella società a lui riconducibile, il figlio della moglie del procuratore”.

De Magistris spiega poi che “l’inchiesta Poseidone stava portando alla richiesta di misure cautelari per fatti gravissimi che riguardavano illeciti nella gestione di fiumi di denaro pubblico destinati, in particolare, alla depurazione delle acque ed al settore ambientale”.

L’ex Pm di Catanzaro racconta ancora: “nell’ottobre dello stesso anno, mentre mi accingevo a scrivere le misure cautelari, mi fu avocata illecitamente anche l’inchiesta Why Not, in cui erano indagati, tra i tanti, sia Pittelli che Nicola Adamo, all’epoca dei fatti segretario regionale dei Ds (Democratici di Sinistra ndr)”

Ricordiamo anche la vicenda del caso Furchì. Fu uno degli episodi giudiziari più dibattuti a Torino negli ultimi anni, e Pittelli ne fu protagonista in quanto avvocato difensore di Francesco Furchì, l’uomo che era accusato, e che in seguito fu anche condannato all’ergastolo con sentenza definitiva, di aver teso l’agguato in cui perse la vita il consigliere comunale Alberto Musy. L’episodio avvenne il 21 maggio del 2012, Musy morì dopo diciannove mesi di coma, e Pittelli ha sempre sostenuto l’innocenza di Furchì.

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