Covid: Rt scende ancora e ora solo 3 Regioni in zona rossa. Il piano per le riaperture dai bar alle spiagge

La situazione continua a migliorare in tutto il Paese, tuttavia gli allentamenti delle restrizioni arrivano con il contagocce o non arrivano affatto nonostante la drammatica crisi economica e sociale che questa gestione dell’emergenza ha causato sia giunta ormai a un punto oltremodo critico.

Il miglioramento c’è, ma non giustifica, secondo l’attuale esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, un allentamento delle restrizioni già dalla settimana entrante, magari cominciando con il ripristino della zona gialla per quelle Regioni che hanno tutte le ‘carte in regola’.

Calano i ricoveri ma non abbastanza

I contagi calano e la pressione sugli ospedali diminuisce, ma non abbastanza, “troppo lentamente per potersi permettere un allentamento delle restrizioni generale” dicono dall’Istituto superiore di Sanità.

Forse se si provasse a potenziare la sanità con un adeguato incremento del numero dei posti letto, probabilmente la situazione sarebbe molto più sostenibile già da tempo, ma sembra che su questa strada le cose procedano molto a rilento.

Ricordiamo infatti che a metà novembre i posti letto disponibili, erano sulla carta 11 mila, ma solo 7.500 erano disponibili sin da subito, mentre la restante parte erano “attivabili in condizioni critiche e non immediatamente, comprendendo letti in via di approntamento” come spiegava il segretario nazionale di Anao Assomed.

Adesso stando ai dati aggiornati al 15 aprile che attingiamo da Il Sole 24 Ore il numero di posti letto nelle terapie intensive è salito a 9.122, il che ha permesso di spostare la soglia critica a 2.739 ricoveri Covid invece che a 2.300 (dato di novembre).

Tuttavia resta molta strada da fare dopo anni di tagli alla sanità, per recuperare terreno e avere un sistema sanitario in grado di garantire le cure di cui i cittadini necessitano anche in tempi di pandemia.

La maggior disponibilità di posti letto pare debba essere necessariamente raggiunta soprattutto attraverso un calo dei ricoveri, e non con un consistente aumento dei posti letto disponibili. “È necessario ridurre rapidamente il numeri di casi anche con misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale” si legge infatti nel documento dell’ISS.

E sempre nello stesso documento viene evidenziato come “la ormai prevalente circolazione in Italia di una variante virale caratterizzata da una trasmissibilità notevolmente maggiore impone un approccio di particolare cautela e gradualità nella gestione dell’epidemia”.

Affermazioni che però non trovano riscontro nei numeri, che si mostrano decisamente migliori già da metà gennaio, rispetto a quelli che avevamo in autunno. A determinare un inasprimento delle misure restrittive infatti non è stato un peggioramento della curva epidemiologica ma il cambiamento dei criteri in base ai quali si stabilisce in quale zona di rischio inserire ogni Regione.

Situazione in netto miglioramento: solo tre Regioni in zona rossa

Una situazione che continua a migliorare in Italia, con un ulteriore calo dell’indice Rt che su base nazionale si attesta intorno a 0,85 mentre la settimana scorsa era a 0,92. In calo anche l’incidenza settimanale di nuovi casi, che in Italia si attesta sulla media di 160,5 casi per 100 mila abitanti in relazione al periodo che va dal 5 all’11 aprile, mentre nei 7 giorni precedenti era a 210,8. 

Diminuisce il numero dei ricoveri, diminuisce quindi la pressione sui reparti di terapia intensiva con un numero di ricoveri per Covid che scende al livello del 15 novembre, anzi persino leggermente al di sotto, 3.417 contro 3.422. Tra l’altro adesso abbiamo la stagione calda alle porte, che rappresenta chiaramente un vantaggio non da poco che a novembre non avevamo, senza contare gli oltre 1.500 posti letto in più disponibili sin da subito.

Eppure fino a metà gennaio per la zona gialla bastava un Rt inferiore a 1,25, e non si teneva conto del numero di nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti. Giusto per avere un’idea di qual è attualmente la situazione dal punto di vista dell’andamento del contagio, basti pensare che se si usassero ancora gli stessi criteri che si usavano fino a metà gennaio l’intero Paese sarebbe in zona gialla.

Attualmente invece abbiamo tutte le Regioni in zona arancione e persino tre Regioni in zona rossa almeno fino alla fine della prossima settimana, vale a dire Puglia, Valle d’Aosta e Sardegna.

Verso la riaperture di bar e ristoranti

Per procedere con la riapertura di bar e ristoranti le linee guida proposte dalle Regioni prevedono delle regole ben precise da rispettare. Per tutti quegli esercizi in cui si effettua la somministrazione di cibi e bevande quali appunto bar, ristoranti, trattorie, pizzerie, self service, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie potrebbero essere definite delle stringenti norme in chiave anti-contagio.

Le riaperture potrebbero non avvenire prima del mese di maggio ma nei giorni scorsi la ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, ha annunciato che il cronoprogramma delle riaperture verrà presto definito, lasciando intendere che le prime riaperture potrebbero arrivare anche già dal 26 aprile.

I ristoranti potrebbero aprire anche per cena, mentre per i bar “dopo le 14 consentire solamente la consumazione al tavolo”.

Quanto alle norme che gli avventori dovranno rispettare “per la consumazione al banco assicurare il mantenimento della distanza interpersonale di almeno 2 metri tra i clienti, ad eccezione delle persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggetti al distanziamento interpersonale”.

Nella bozza preparata dalle Regioni si legge inoltre: “laddove possibile privilegiare l’utilizzo degli spazi esterni (giardini, terrazze, plateatici, dehors), sempre nel rispetto del distanziamento di almeno 1 metro“.

Si pensa anche di consentire di nuovo l’utilizzo ad esempio delle carte da gioco nei bar. Infatti nella bozza si legge che “sono consentite le attività ludiche che prevedono l’utilizzo di materiali di cui non sia possibile garantire una puntuale e accurata disinfezione (quali ad esempio carte da gioco), purché siano rigorosamente rispettate le seguenti indicazioni: rispetto della distanza di sicurezza di almeno 1 metro sia tra giocatori dello stesso tavolo sia tra tavoli adiacenti. Nel caso di utilizzo di carte da gioco è consigliata inoltre una frequente sostituzione dei mazzi di carte usati con nuovi mazzi”.

Si precisa inoltre che queste misure “possono consentire il mantenimento del servizio anche in scenari epidemiologici definiti ad alto rischio purché integrate con strategie di screening periodico del personale non vaccinato”.

Come si andrà in spiaggia?

Su Repubblica leggiamo che per la stagione estiva, e quindi per quel che riguarda la gestione degli spazi del demanio con particolare riferimento ai lidi in spiaggia, si pensa alla prenotazione e a cercare di mantenere la distanza tra gli ombrelloni.

In sostanza non ci sono grandi novità rispetto alle idee che erano state messe in campo l’anno scorso in vista dell’arrivo della stagione calda. I protocolli proposti dal sindacato italiano balneari di Confcommercio si limitano infatti a ricalcare quelli del 2020, ma addirittura con qualche restrizione in più.

La prenotazione potrebbe essere obbligatoria o fortemente consigliata, mentre per quel che riguarda la gestione degli spazi tra un ombrellone e l’altro della stessa fila di dovranno essere almeno 4 metri e mezzo di distanza, e tra ombrelloni di file diverse 5 mtri. Le sdraio e i lettini devono essere sistemati a 2 metri l’uno dall’altro a meno che ad occuparli non siano componenti dello stesso nucleo familiare.

Usare la stessa cabina se non si è conviventi o facenti parte dello stesso nucleo familiare sarà vietato, e per quanto riguarda la doccia all’aperto è consentita ma si deve rispettare la distanza di due metri l’uno dall’altro, a meno che non siano presenti delle barriere divisorie.

E anche per quest’estate si pensa di vietare giochi di gruppo, feste, animazione, e di lasciare chiuse le piscine degli stabilimenti.

Regole per la riapertura di cinema e teatri

Si era pensato di imporre l’obbligo di esibire un test negativo effettuato nelle ultime 48 ore o il certificato che indica il completamento del ciclo vaccinale contro il Covid, per chi volesse accedere a cinema e teatri, ma questa geniale idea sembrerebbe essere stata accantonata alla fine.

La proposta era presente nella prima bozza elaborata dal gruppo tecnico ristretto ma qualcuno ha sollevato delle forti critiche anche tra gli addetti ai lavori, così alla fine si è pensato che forse era effettivamente il caso di evitare di introdurre nuove forme di aprtheid almeno per il momento.

Tuttavia l’idea non è stata del tutto messa da parte e nella nuova bozza si legge che sia per le palestre che per le piscine, per le strutture termali, per cinema, teatri e spettacoli dal vivo, si potrebbero mantenere aperte le attività anche in “scenari epidemiologici definiti ad alto rischio purché integrate con strategie di screening/testing”.

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