Reddito di Cittadinanza, flop dei navigator: a cosa sono serviti e cos’hanno fatto nei primi due anni. Ecco i dati

Il Reddito di Cittadinanza è una misura di sostegno al reddito che in molti fin dall’inizio hanno criticato aspramente. Una misura osteggiata anche fuori dal dibattito politico ad esempio da alcuni imprenditori che lamentano di non riuscire a trovare manodopera per colpa del Reddito di Cittadinanza.

In realtà l’introduzione del sussidio, che non doveva essere solo una misura di contrasto alla povertà, avrebbe dovuto essere accompagnata dal potenziamento dei centri per l’impiego e le figure dei cosiddetti navigator avrebbero dovuto avviare al mondo del lavoro quanti più beneficiari del sussidio possibile.

Ma come sono andate le cose alla fine? Su Repubblica qualcuno si è preso la briga di andare a dare un’occhiata ai dati riportati nella tabella elaborata dalla Corte dei Conti che riguardano proprio il lavoro svolto dai navigator nei primi 2 anni di attività.

In tutto nel periodo compreso tra il settembre 2019 e il febbraio 2021 sono stati 1.041.711 i beneficiari del reddito di cittadinanza che sono stati accolti dai navigator. Oltre un milione di persone che percepivano il sussidio sono state quindi invitati ai centri per l’impiego per un primo colloquio in presenza oppure a distanza.

Di questi però solo 489 mila, quindi meno della metà, sono stati effettivamente presi in carico, e il numero di coloro che hanno avuto piani personalizzati di accompagnamento al lavoro avviati è ancora la metà, 248 mila.

Solo per una su quattro delle persone contattate dai navigator è stato avviato un percorso di reinserimento, formazione, apprendistato, corsi di base su come fare un curriculum o sostenere un colloquio.

I numeri nella tabella della Corte dei Conti riferiti ai primi due anni di attività dei navigator ci dicono anche che sono state in tutto 588 mila le imprese contattate per rilevare i fabbisogni e per promuovere le opportunità del reddito di cittadinanza. Sono stati invece 477 mila i posti vacanti o le occasioni di formazione che sono state accolte nel giro di questi due anni.

Il lavoro svolto dai Navigator nei primi due anni: in alcune Regioni è andata meglio

Quello che hanno i navigator è un contratto di collaborazione con Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive) che scadrà il 31 dicembre 2021, e in questi primi due anni qualche risultato tutto sommato è stato raggiunto, ma in alcune zone è andata decisamente meglio che in altre.

Dalla tabella elaborata dalla Corte dei Conti si evincono i risultati conseguiti dalla figura del navigator nelle varie Regioni d’Italia. Un risultato interessante ad esempio è quello ottenuto in Sicilia, dove i navigator hanno riportato a scuola circa 2.500 beneficiari del reddito di cittadinanza per fare in modo che ottenessero almeno la licenza media.

In Campania però i navigator non hanno mai lavorato in presenza, in quanto dopo essere stati ostacolati a oltranza dal governatore del Pd Vincenzo De Luca, è subentrata l’emergenza Coronavirus e quindi lo smart working.

Persino in Lombardia è stato fatto ben poco, infatti sono stati accolti appena 55 mila beneficiari del Reddito di Cittadinanza dai navigator lombardi, e ad essere presi in carico sono stati solo 17 mila.

In Sardegna le cose sono andate meglio, così pure in Piemonte, ma resta impossibile stabilire quanti siano effettivamente i posti di lavoro ‘creati’ dai navigator. A tal proposito la Corte dei Conti ha citato un dato di Anpal che risale al 21 ottobre 2020 che indica su 1 milione di beneficiari tenuti al patto per il lavoro solo il 34 per cento di persone con almeno un contratto attivato. Il 65 per cento di questi a tempo e il 70 per cento di durata inferiore ai sei mesi.

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