Gain of function, ecco cos’è e in che modo è legata al Covid-19

A seguito della diffusione del Sars-CoV-2 in tutto il mondo, molti termini tecnici mutuati dalla virologia sono entrati a far parte del nostro linguaggio quotidiano. Uno di questi è la gain of function, ossia il guadagno di funzione.

Si tratta di una tecnica utilizzata per produrre delle mutazioni sul genoma del patogeno, dette anche mutazioni attivanti, che portano appunto all’attivazione sul patogeno stesso di una nuova funzione o il potenziamento di una funzione che il microrganismo già possiede.

Ma mediamo di capire meglio come funziona nel dettaglio questa tecnica e in che modo è legata al Sars-CoV-2.

Che cos’è la gain of function?

La gain of function, o guadagno di funzione in italiano, permette di modificare parte del genoma di un microrganismo in modo che un dato effetto diventi più forte o che venga addirittura sostituito da una funzione diversa e “anormale“.

In altre parole gli scienziati utilizzano questa tecnica in modo da rendere più aggressivo il virus in maniera artificiale. Tuttò ciò ovviamente viene fatto per un motivo ben preciso, ossia scoprire come curare uno specifico ceppo mutato snel caso in cui il virus di partenza dovesse effettivamente mutare in quella data variante (più pericolosa dato che vengono amplificate di proposito delle funzioni del virus).

Inoltre la gain of function viene utilizzata dagli scienziati di tutto il mondo per studiare sia la composizione genica del virus, sia le modalità di interazione tra virus e ospite. Questi esperimenti vengono condotti per comprendere la biologia, l’ecologia e la patogenesi di diversi virus.

Il termine venne coniato nel 2012 durante una riunione del National Institutes oh Health (NIH). Un esempio di gain of function riguarda l’utilizzo di insulina per i soggetti affetti da diabete di tipo I o II. L’esperimento in questione venne svolto tra il 1978 e il 1979, e durante questo venne modificato appositamente un batterio affinché producesse insulina umana.

L’esperimento ebbe esito positivo e a partire dal 1982 si iniziò ad utilizzare l’insulina per il trattamento di pazienti affetti da diabete.

In che modo la gain of function è legata al Covid-19?

Sebbene alcuni scienziati ritengano che il Sars-CoV-2 sia di origine naturale, molti altri continuano a portare avanti la teoria della sua creazione in laboratorio. Soprattutto dopo le indagini richieste dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

L’ipotesi della creazione del virus in laboratorio si basa appunto sull’utilizzo della gain of function sul coronavirus, in modo da aumentarne l’aggressività e studiare una cura da utilizzare nel caso in cui il virus si fosse sviluppato. A ciò sarebbe seguito il salto di specie dai pipistrelli agli umani, portando così alla diffusione del virus in tutto il mondo.

In genere gli esperimenti di questo tipo, ossia di gain of function, avvengono in strutture con livello di biosicurezza (BSL-3+) o più alto. Infatti secondo quanto affermato dalle autorità del posto, il laboratorio di Wuhan sarebbe stato munito di un laboratorio BSL 4 di massima sicurezza.

Le critiche alla gain of function

In passato l’utilizzo del guadagno di funzione è stato enormemente criticato proprio a causa dei possibili sviluppi negativi che ne potevano derivare, mettendo a rischio la salute dell’intera razza umana. Infatti la ricerca sulla gain of function negli Usa venne ostacolata già dall’amministrazione Obama.

Nel 2014 il governo statunitense decise infatti di sospendere i finanziamenti per esperimenti di questo tipo. Nel 2017 però sono tornate le autorizzazioni, ma con l’ introduzione di regole e controlli stringenti. Ancora oggi, che la gain of function viene utilizzata da molti ricercatori in tutto il mondo, è ancora aperto il dibattito sul rapporto rischi/benefici legato a questa particolare tecnica.

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