Per le compagnie petrolifere nessuna recessione in vista ma avanti con gli investimenti. Ecco perché

Risulta sempre più difficile interpretare alcuni segnali e comprendere le dinamiche economico-finanziarie di questo particolare periodo caratterizzato, come appare di giorno in giorno più evidente, da una crisi energetica dagli sviluppi imprevedibili.

Gli investitori sono sempre più incerti per quel che riguarda le prospettive del mercato petrolifero, con una parte di essi che prevede un crollo della domanda energetica nel breve e medio periodo, con conseguente calo della domanda dei servizi petroliferi in uno scenario assolutamente ribassista. Ci sono però anche investitori rialzisti, secondo i quali il settore avrà un’esplosione pluriennale degli investimenti una volta superata questa fase critica.

Il mercato dei prodotti petroliferi sarà ribassista?

Ci sono, come accennato, investutori che prevedono scenari ribassisti, e più nello specifico in questo gruppo vediamo gli analisti di Motley Fool, che prevedono un periodo di recessione nel breve termine.

Le previsioni di una imminente recessione non sono, dal loro punto di vista, affatto infondate. Anzi trovano sostegno concreto e solido nei dati che arrivano settimana dopo settimana, e che mostrano un forte rallentamento dei consumi, oltre alle crescenti criticità in cui si stanno imbattendo le società che sono maggiormente esposte alla spesa dei consumatori.

Gli analisti di Motley Fool evidenziano infatti che “la domanda di petrolio diminuirà se ciò sfocierà in una prolungata recessione economica”. Lorenzo Simonelli, numero uno di Baker Hughes, un gigante delle apparecchiature e dei servizi petroliferi, ha fatto notare nel corso dell’ultima conference call sui conti, che vi è un evidente deterioramento delle prospettive.

Intanto accade che il mercato di diverse materie prime “economicamente sensibili” a cominciare dal rame, viene influenzato dalla performance deludente dell’economia cinese. I dati che descrivono lo stato di salute dell’economia cinese infatti hanno un peso rilevante sull’andamento dei prezzi delle materie prime economicamente sensibili.

A credere in un mercato ribassista sono tipicamente le società maggiormente esposte proprio alle performance dell’economia cinese, come Caterpillar, il cui management ha previsto un indebolimento del business del petrolio già a partire da secontro trimestre 2023.

Chi crede in uno scenario rialzista

Nel descrivere lo scenario rialzista Lorenzo Simonelli ha spiegato che “dopo anni di investimenti globali fiacchi e data l’urgenza di rimpiazzare i barili russi, vincoli di offerta più ampi possono realisticamente mantenere i prezzi della materia prima a livelli elevati, anche in uno scenario di moderata distruzione della domanda“.

Ma quali sono esattamente questi ‘investimenti fiacchi’? Gli analisti di Motley Fool precisano che si tratta di quella strategia di contenimento delle spese in conto capitale effettuate dalle principali compagnie petrolifere e di esplorazione che hanno seguito il calo del prezzo del petrolio che ha avuto inizio nel 2014.

Gli analisti di Motley Fool spiegano infatti che “dal momento che quelle del settore petrolifero sono attività di lungo ciclo, ora sarà probabilmente necessario un prolungato periodo di investimento per incrementare l’offerta, il che si traduce in una buona notizia per il business petrolifero”.

E non si tratta dell’unico scenario in cui vedremmo maggiori investimenti nel settore petrolifero. Si prevede infatti che le compagnie che operano in questo mercato si trovino costrette ad aumentare gli investimenti. In tal caso invece di cicli caratterizzati da ingenti spese per aumentare la capcità e l’offerta e poi far scendere il prezzo, potremmo vedere una crescita graduale, duratura e sostenuta degli investimenti.

Si trattrebbe in questo caso di “una buona notizia per le società di servizi petroliferi” spiegano ancora gli analisti di Motley Fool. E sebbene si continui a parlare di recessione, abbiamo un prezzo del petrolio che si aggira intorno ai 90 dollari al barile, e “gli investitori in azioni di società di servizi oil probabilmente avranno un’idea migliore delle condizioni del business osservando cosa stanno facendo le major petrolifere con la spesa in conto capitale piuttosto che cosa dicono sulle condizioni del mercato”.

Le linee guida delle grandi compagnie petrolifere sulla spesa in conto capitale

Non vi sono grandi variazioni per quel che riguarda la spesa in conto capitale nel caso di ConocoPhillips e EOG Resources, infatti sulla base delle recenti presentazioni dei conti vediamo che resta sui 7,8 miliardi di dollari per il 2022.

Exxon Mobil stima invece 4,6 miliardi di dollari per il secondo trimestre, oppure 9,6 miliardi per l’inizio dell’anno, in linea con l’intervallo per l’intero anno di 21-24 miliardi di dollari.

Pierre Breber, Cfo di Chevron, ha spiegato: “non vi è alcun cambiamento nella nostra guidance: siamo sulla buona strada, è probabile che il capitale investito finirà al di sotto delle nostre stime di budget di 15 miliardi di dollari” e nel frattempo “aumenteremo gli investimenti per il prossimo anno”.

Quanto a Shell, la previsione è quella di spese in conto capitale comprese tra i 23 ed i 27 miliardi di dollari, mentre il ceo di TotalEnergies, Patrick Pouyanne, ha spiegato che “il capex per il 2022 è stimato nel range 15-16 miliardi di dollari, probabilmente più verso i 16 miliardi”.

Quindi, considerato “l’attuale prezzo del petrolio, le prospettive sono ancora positive per il settore dei servizi petroliferi, almeno nel medio termine” concludono gli analisti di Motley Fool, “a meno che non si ritenga che una recessione distruggerà la domanda, il posizionamento rialzista sembra riflettere meglio le attuali condizioni”.

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