Recovery Fund, Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Finlandia: “non possiamo accettare la proposta”

L’incontro, seppur virtuale, sul Recovery Plan, si è concluso senza che si sia raggiunto un accordo, ed ora il tempo stringe. Il prossimo summit non sarà più in modalità videoconferenza, ma sarà in presenza e si terrà a metà luglio, a confermarlo lo stesso presidente del Consiglio europeo Charles Michel al termine dell’ultimo incontro.

Ricomincia quindi il negoziato sul Recovery Plan da 750 miliardi di euro che si aggancia al Bilancio settennale dell’Ue 2021-2027 da 1.100 miliardi, ma un accordo su cui far convergere i 27 Paesi membri, almeno per ora, sembra tutt’altro che vicino.

Il presidente del Consiglio Michel, ha spiegato che nelle prime tre settimane dalla presentazione della proposta della Commissione, ci sono state le consultazioni coi Governi dei singoli Paesi per i chiarimenti. A questo punto Charles Michel dovrà proporre il cosiddetto NegoBox, che sta per foglio negoziale, sul quale si toccano i punti cruciali per giungere ad un accordo tra le diverse posizioni esposte al momento.

L’incontro appena conclusosi non ha prodotto ancora alcun risultato tangibile, con i rappresentanti dei vari Paesi sostanzialmente fermi sulle posizioni già note. “Le differenze restano su quattro punti: le dimensioni, l’equilibrio trasferimenti e prestiti, la chiave di allocazione dei fondi, le nuove risorse proprie e il cosiddetto rebate” ha spiegato Ursula von der Leyen.

Il Rebate è il meccanismo di ‘correzioni’ ai contributi di bilancio Ue applicato ad alcuni Stati membri, tra cui i cosiddetti Paesi frugali.

L’unica cosa su cui sono tutti d’accordo è che il tempo stringe, e per questo “la Germania si impegna affinché si arrivi ad una intesa rapida” come ha garantito la stessa Angela Merkel. Ricordiamo inoltre che toccherà proprio alla Germania assumere, a partire dal 1° luglio, la presidenza di turno dell’Unione Europea.

Conte, per l’Italia la proposta della Commissione è “equa e ben bilanciata”

Nel corso del suo intervente, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha dichiarato che per l’Italia la proposta della Commissione Ue è “equa e ben bilanciata”. Il premier ritiene infatti che scendere al disotto delle risorse finanziarie già definite potrebbe essere un grave errore.

Il premier ha anche spiegato che anche “la combinazione tra prestiti e sussidi è ben costruita. Questa combinazione ci aiuterà a realizzare investimenti e riforme in modo da rafforzare la convergenza e la resilienza dell’intera Unione”.

Inoltre sui tempi ristretti anche Conte si è espresso sulla stessa linea degli altri rappresentanti dai Paesi membri, affermando che “i tempi sono molto importanti. Dobbiamo assolutamente chiudere l’accordo entro luglio. E dobbiamo assecondare gli sforzi della Commissione di rendere disponibili alcune risorse già per quest’anno”.

Ai Paesi cosiddetti “frugali” si aggiunge anche la Finlandia

Alcuni Paesi dell’Europa del nord hanno sin dall’inizio assunto posizioni piuttosto rigide in merito alle misure da adottare per sostenere le economie dei “Paesi del Sud” tra i quali ci sono naturalmente l’Italia, la Francia e la Spagna, che sono tra i più colpiti dall’emergenza coronavirus e dalle conseguenze economiche delle misure restrittive adottate nella fase di lockdown.

Ai cosiddetti Paesi frugali, vale a dire Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, si aggiunge ora anche la Finlandia, che comunque non è nuova a posizioni di questo tipo.

Il premier finlandese Sanna Marin ha quindi affermato: “non possiamo accettare la proposta della Commissione Ue” sul Recovery Fund, spiegando che “così com’è sono necessari cambiamenti sotto molti aspetti. La discussione non è realmente progredita”.

I toni sono stati comunque morbidi, con un parere positivo espresso nei confronti dell’operato del governo italiano. Il premier finlandese ha infatti dichiarato di “guardare con favore allo spirito che sta ispirando il governo sulle riforme” anche attraverso norme che mirano a spingere su “investimenti per crescita e produttività”.

Tuttavia non si tratta di un’apertura verso posizioni diverse da quelle del gruppo in cui la Finlandia rientra. Quanto ai Paesi del gruppo di Visgerad, vale a dire Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, c’è meno uniformità di posizioni, d’altra parte è la stessa Polonia ad essere terza beneficiaria del Recovery Fund dopo Italia e Spagna.

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