Se ne parla tanto, ma non tutti gli investitori ne sono esattamente a conoscenza. Ci riferiamo oggi al concetto di benchmark, un importante parametro di riferimento che viene utilizzato correntemente come indicatore per poter confrontare le performance di portafoglio di un fondo, rispetto all’andamento del mercato.

A cosa serve il benchmark

Già da queste poche righe dovrebbe essere chiaro che l’obiettivo del benchmark è quello di offrire uno strumento utile che permetta a tutti (ma soprattutto agli investitori) di poter valutare il rischio tipico del mercato in cui il portafoglio del fondo investe.

In altri termini, il benchmark vuole sostenere l’investitore nella valutazione dei risultati ottenuti dalla gestione di un certo portafoglio titoli. Ovviamente, per poter raggiungere questo scopo, il benchmark non potrà che essere costituito in maniera tale da riflettere un determinato mercato che, a sua volta, il fondo vuole “interessare” attraverso le proprie scelte di impiego.

Quali sono le caratteristiche del benchmark

Come ricorda la stessa Bankitalia nella sua informativa, il benchmark dovrebbe essere caratterizzato da quattro elementi fondamentali:

  • trasparenza: gli indici non possono che essere calcolati con regole replicabili dall’investitore, permettendo così di anticipare i periodici cambiamenti della composizione degli indici stessi;
  • rappresentatività: il benchmark deve essere rappresentativo delle politiche di gestione del portafoglio;
  • replicabilità: il benchmark dovrebbe essere interamente replicabile con asset acquistabili direttamente sul mercato;
  • hedgeability: il benchmark dovrebbe essere anche sottostante di contratti derivati, in maniera tale da consentire una copertura tempestiva dei portafogli e l’abbassamento dei costi di transazione.

Benchmark e fondi di investimento

Come probabilmente noto agli investitori che hanno una pur minima esperienza in questo campo, l’utilizzo più comune del benchmark è certamente quello di valutazione della gestione di un fondo. Non è un caso che il Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria stabilisca per i gestori di un fono comune di investimento la necessità di indicare un benchmark per ogni fondo. La rendicontazione con l’andamento del fondo rispetto al benchmark deve inoltre apparire all’interno della documentazione da mostrare all’investitore in occasione della sottoscrizione del contratto, e periodicamente almeno su base semestrale.

A ognuno il suo benchmark

Nell’ipotesi di fondi comuni si parla correntemente di benchmark portfolio, considerato che si adopera un parametro di riferimento degli investimenti di quel fondo e non uno standard unico di mercato. Dunque, un gestore può scegliere come proprio benchmark un mix di indici di mercato, soprattutto se la composizione del suo fondo attiene diverse ponderazioni tra strumenti di asset class differenti, come le azioni e le obbligazioni.

Replicando qualche esempio, per i fondi azionari internazionali il benchmark di principale riferimento è l’Msci World Index che viene elaborato e curato da Morgan Stanley, o l’Msci Europe per i fondi azionari europei e l’Msci Far Fast per i fondi azionari Pacifico.

Nel caso in cui il fondo investa nei mercati azionari America il benchmark di riferimento è l’S&P500 oppure l’Msci North America. Per quanto concerne i fondi azionari Paesi emergenti il benchmark è l’Msci Emerging Markets. Sull’Italia, il benchmark di riferimento potrà essere il FTSE MIB, ad esempio.

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