Rinnovabili essenziali per la ripresa dell’economia: le occupazioni nel mondo superano gli 11,5 milioni

I dati registrati nel 2019 dimostrano che nel corso dell’anno le aziende che si occupano del settore delle energie rinnovabili hanno offerto lavoro ad oltre mezzo milione di persone. Nonostante la crisi (economica e sociale) dovuta alla pandemia da Coronavirus, infatti, questo settore non sembra intento ad arrestarsi.

L’occupazione in questo campo continua a crescere, così come la richiesta di personale specializzato nel campo delle rinnovabili, tanto che pare imminente il raggiungimento di 11,5 milioni di lavori nel mondo. In sostanza è la formula perfetta per creare più posti di lavoro e per salvare l’ambiente e l’economia dei vari Paesi.

La necessità di utilizzare fonti naturali e rinnovabili, che non vadano a causare ulteriori danni all’ambiente, ha portato alla nascita di numerose start-up e di conseguenza anche all’aumento dell’occupazione (soprattutto a tempo indeterminato).

Investimenti nel settore della green economy

Nel 2020 sono già stati registrati investimenti per un totale di 1 milione di dollari nel settore della green economy. Ciò consente di creare il 7,5% di posti di lavoro in più rispetto al settore delle fonti fossili. Tutto ciò non fa altro che aumentare il reddito locale, infatti in questo modo ogni Paese può produrre la propria energia e potenziare le industrie a seconda delle proprie esigenze.

Attualmente l’Asia possiede il primato nell’impiego di lavoro specializzato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico e biocarburanti, con il 63% di tutti gli occupati nell’energia pulita. Alla Cina in particolare spetta da sola il 38% di questo mercato.

In Africa, invece, è maggiormente diffuso il settore dell’Off-grid ed è questo a rappresentare una delle principali fonti di lavoro e possibilità di specializzazione nel settore. Di conseguenza, ciò si traduce in un miglioramento della qualità della vita, della sanità, dell’alimentazione, del commercio locale e delle comunicazioni.

IRENA, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, ha pubblicato la settima edizione della “Renewable Energy and Jobs – Annual Review“, che rivela come il fotovoltaico sia il principale “datore di lavoro”, con 3,8 milioni di lavoratori sugli 11,5 occupati totali.

Dopo il fotovoltaico poi vi sono:

  • i biocarburanti liquidi, con 2,4 milioni di lavoratori;
  • l’idroelettrico, con 1,9 milioni di lavoratori;
  • l’eolico, con 1,1 milioni di lavoratori;
  • il solare termico, con 823mila lavoratori.

Inoltre dal report è emerso che il settore delle rinnovabili presenta una maggiore inclusione e un migliore equilibrio di genere rispetto ai dati rilevati in quello dei combustibili fossili.

Francesco La Camera, direttore generale di IRENA, ha affermato: “L’energia rinnovabile, ora predominante nella nuova capacità elettrica, si è dimostrata particolarmente flessibile, conveniente e resiliente di fronte alla crisi sanitaria ed economica del 2020.”

Rinnovabili per creare nuovi posti di lavoro e risollevare l’economia

IRENA, ha poi pubblicato un secondo documento intitolato “Post Covid Recovery” dove vengono evidenziate le potenzialità degli investimenti ottenuti e quanto sia importante investirli in parte nel settore delle rinnovabili per poter rilanciare l’economia del Paese.

Queste fonti naturali sono infatti essenziali per prevenire il peggioramento delle condizioni ambientali, dei livelli di smog e del declino dell’economia legata alle fonti fossili. Oltre 5 milioni e mezzo di persone potrebbero trovare occupazione nel settore delle rinnovabili entro i prossimi 3 anni, ed il numero è destinato addirittura a salire.

I governi infatti stanno lavorando a pieni ritmi per cercare un piano che consenta la presa dei vari Paesi, e puntano sempre più a stanziare una parte dei fondi per il settore delle rinnovabili e dell’economia sostenibile. Molti hanno criticato questa scelta definendola azzardata, ma è stato dimostrato su più fronti che questo potrebbe essere il passaggio chiave per la risoluzione di diversi problemi, dall’economia all’ambiente.

La Camera ha infatti aggiunto: “Se i Paesi si concentreranno ora sulla sovralimentazione della transizione energetica, sarà possibile ottenere molti altri vantaggi di questo tipo. L’agenda post-Covid proposta dell’Agenzia creerebbe circa 5,5 milioni di posti di lavoro legati alla transizione nei prossimi 3 anni, portando il totale a quasi 30 milioni a livello globale entro il 2030 e aprendo la strada alla resilienza a lungo termine, allo sviluppo e all’uguaglianza”.

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