Campagna vaccinazione Covid, in Italia somministrata una dose su dieci

Nonostante il virus stia continuando ad avanzare, le vaccinazioni ancora arrancano. Nella giornata di sabato il tasso di contagio in Italia è stato del 17,6%, mentre le dosi somministrate sono solo 63mila. E nonostante il commissario Domenico Arcuri continui ad affermare che attualmente l’Italia è seconda in Europa per numero di vaccinazioni, si tratta comunque di appena il 13% delle dosi consegnate per la settimana da Pfizer, e di poco più dello 0,1% della popolazione.

Quindi i dati raccolti nei primi giorni dell’anno delineano un quadro poco rassicurante e che purtroppo accomuna diversi Paesi. Infatti chi fino ad ora ha fatto meglio, ossia il Regno Unito, si trova però a fronteggiare una nuova variante del virus (la B.1.1.7.) che ha portato i contagi ad una quota record, circa 58mila, costringendo così il governo ad ordinare nuovamente la chiusura delle scuole e ad ideare un nuovo piano vaccinale, che potrebbe persino prevedere una sola somministrazione, senza richiamo, o addirittura un cocktail di vaccini.

Anche la Germania ha registrato un notevole numero di contagi, ma il Paese è principalmente scosso per la questione delle lotterie dei vaccini nelle Rsa, con il ministro della Salute Spahn finito sotto accusa. Poi c’è anche chi è riuscito a “fare peggio”, come ad esempio la Francia che registra un numero bassissimo di vaccinazioni effettuate, attirando così diverse polemiche sulle scelte fatte dal Governo.

Anche gli Stati Uniti non sono in una posizione ottimale perché, prevedendo altri 115mila morti nel prossimo mese, hanno deciso di iniziare in anticipo la campagna di vaccinazione rispetto all’Europa, ma nonostante ciò hanno comunque vaccinato solo un decimo della popolazione prevista.

In Europa, Stella Kyriakides, commissaria per la Salute, ha risposto alle critiche affermando: “tutti ora guardano al ritmo delle vaccinazioni ma il collo della bottiglia al momento non è il volume degli ordini ma la carenza mondiale di capacità produttiva, e questo vale anche per BioNTech”. La commissaria poi, cercando di rassicurare la popolazione, ha aggiunto che nonostante ciò la situazione presto migliorerà.

L’effetto di Capodanno sui dati

Sabato, secondo i dati riportati sul portale online del commissario straordinario per l’emergenza, le persone vaccinate in Italia sono state poco più di 63mila. In altre parole sono state utilizzate, in proporzione, poco iù di una dose su dieci delle 469.950 dosi fornite da Pfizer-BioNTech dal 30 dicembre al 1 gennaio.

Le regioni che hanno registrato un maggior numero di dosi somministrate sono Lazio, Umbria e Trentino, mentre quelle con indice più basso sono Calabria, Basilicata, Molise, Sardegna, Lombardia e Valle d’Aosta.

Secondo quanto riferito dalle stesse Regioni, questo ritardo è dovuto a una carenza di siringhe e personale sanitario. Quindi sono proprio questi due motivi che stanno rallentando fin dai primi giorni l’andamento della campagna vaccinale.

Su tutto il territorio nazionale si riscontrano difficoltà nel reclutamento di medici e infermieri, e mentre in alcune zone il personale, coinvolto anche in altre attività legate ai tamponi, è ben disposto a fare i doppi turni, in altre invece si stanno addirittura richiamando operatori specializzati ormai in pensione e volontari.

Le maggiori difficoltà si stano riscontrando in quelle aree in cui già prima scrseggiava il personale per le normali vaccinazioni. Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, ha sottolineato che “occorre una poderosa accelerazione. Le regioni devono mettersi a correre: nessuna dose utilizzabile deve attendere di essere utilizzata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali, ma corriamo, Presto arriverà anche Moderna”.

Un’altra questione da risolvere è quella legata all’elenco dei centri vaccinali a livello territoriale. Questa infatti è “ancora in divenire“, usando la stessa espressione utilizzata dal commissario Domenico Arcuri in risposta all’istanza di accesso civico generalizzato (Foia) inoltrata al Ministero della Salute e agli uffici per l’Emergenza Covid proprio per richiedere l’elenco ultimato dei centri in cui verrà distribuito il vaccino contro il Covid-19.

Le rassicurazioni degli esperti

Nonostante il quadro generale, gli esperti invitano la popolazione a non leggere questi dati con allarmismo, bensì a guardarli considerando anche il contesto, e cioè il fatto che siamo solo all’inizio della campagna e per giunta in un periodo di festa.

Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, durante un’intervista a HuffPost ha affermato: “sicuramente bisogna migliorare la nostra capacità, come Paese, di avere più dosi e aumentare il ritmo di somministrazioni, così da raggiungere il maggior numero possibile di vaccinati, dando la priorità alle categorie più esposte e più vulnerabili”.

“Siamo in una primissima fase organizzativa, mi auguro che tutto questo nei prossimi giorni posa migliorare oggettivamente. Scontiamo due elementi: le difficoltà tipiche di tutti gli inizi e il fatto che l’avvio della campagna vaccinale abbia coinciso con questi giorni festivi. Sono convinto che a gennaio miglioreremo la performance. Siamo di fronte a un’operazione che è stata definita la più grande vaccinazione di massa della storia, è comprensibile che l’inizio presenti sfide inedite”.

Anche Antonio Clavenna, responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, si è detto dello stesso avviso ed ha affermato sempre ad HuffPost: “personalmente non sono preoccupato per la lentezza di questi primissimi giorni di campagna vaccinale. Siamo all’inizio, è comprensibile che ci voglia un minimo di tempo per prendere un ritmo più adeguato”.

“Veniamo da un periodo in cui il servizio sanitario è stato fortemente impegnato per la cura di Covid-19, è comprensibile che molti operatori sanitari siano in ferie e la macchina vada un po’ a rilento. Aspetterò di vedere cosa succederà entro la fine di gennaio per avere un’idea più decisa di come sta andando. A fine mese si dovrebbe aver raggiunto gran parte dell’obiettivo iniziale, che è quello di coprire con la vaccinazione gli operatori sanitari, per lo meno quelli più esposti al rischio, e il personale e gli ospiti delle Rsa“.

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